RIVISTA ITALIANA DIFESA
Israele Iran, verso la guerra totale? 06/11/2024 | Pietro Batacchi

Da giorni ormai la leadership iraniana parla apertamente di risposta all’attacco israeliano del 25-26 ottobre. Dichiarazioni accompagnate da indiscrezioni circa i preparativi di questo presunto attacco e la sua “complessità”.

E che la situazione sia appesa al filo lo dimostrano i movimenti americani nella regione delle ultime ore. Sei bombardieri B-52H del 5th Bomb Wing della Minot Air Force Base (North Dakota) sono stati rischierati sulla base di Al Udeid in Qatar, mentre già da fine ottobre il 480th Fighter Squadron su F-16 CJ, specializzato in missioni SEAD (Suppression of Enemy Air Defence), è stato trasferito dalla Germania, Spangdahlem Air Base, in Medioriente. Annunciato anche il dispiegamento nella regione di un ulteriore squadrone di cacciabombardieri F-15E STRIKE EAGLE, il 492nd Fighter Squadron, basato a Lakenheath, Inghilterra.

Le manovre americane sono parallelamente accompagnate da prese di posizione, più o meno ufficiali, dirette verso Teheran per suggerirne “moderazione”. Il classico esercizio di diplomazia coercitiva teso a dissuadere Teheran dalla sua intenzione di attaccare nella consapevolezza che, sì, effettivamente, il regime degli Ayatollah ha questa intenzione. Ma ce l’ha veramente? Le ragioni che potrebbero portarlo ad attaccare Israele ci sono, a cominciare dalla necessità di ribadire agli occhi della clientela regionale il proprio ruolo centrale e la propria credibilità di patrono, duramente indebolita dalle iniziative militari israeliane degli ultimi mesi. E poi la sempre maggiore spinta delle giovani leve dei Pasdaran, “ansiose” di arrivare allo scontro finale con gli Israeliani, ponendo definitivamente fine alla politica della pazienza strategica attuata dai “vecchi” e dalla Guida Suprema in tutti questi anni. Khamenei, dunque, dovendo rincorrere “a destra” i Pasdaran, non avrebbe altra scelta.

Dall’altra parte, però, Teheran sa che la contro-risposta israeliana potrebbe essere ancor più dura di quella del 25-26 ottobre, interessando le infrastrutture economiche e i siti legati al programma nucleare. Anzi, come nella migliore tradizione della “casa”, Israele potrebbe anticipare l’Iran attaccando per prima (preemptive). In tal senso sono molti a considerare l'attacco del 25-26 ottobre come una sorta di avvertimento a Teheran e di “apripista”: le 4 batterie di S-300 e il deposito di petrolio vuoto della raffineria di Abadan distrutti, ecc. In realtà, come abbiamo documentato, della distruzione delle batterie di S-300 non c’è evidenza empirica o satellitare. Le uniche evidenze che abbiamo sono la distruzione di 2 radar di early warning GHADIR  – uno a 12 km a sudest di Ilam e l’altro a 15 km a nord di Ahwaz (entrambi i siti al confine con l’Iraq) – ed uno strike contro una batteria terra-aria HAWK a sudest di Teheran (anche se pure in questo caso non vi sono evidenze dalle immagini satellitari). Per il resto dobbiamo affidarci alle sole fonti israeliane e alle consuete veline passate alla stampa americana.

La sensazione è che, al di là della propaganda, l'atteggiamento di Teheran dipenderà esattamente dall'entità del danno subito nell'attacco israeliano del 25-26: se davvero gli Israeliani hanno distrutto tutto ciò che hanno rivendicato, l’Iran non reagirà. Se, invece, l’attacco israeliano è stato più o meno proporzionale a quello iraniano del 1° ottobre, beh, perché non farlo e rilanciare?

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