RIVISTA ITALIANA DIFESA
Potenziare UNIFIL, disarmare le milizie e salvare il Libano 31/10/2024 | Pietro Batacchi

Nei circoli diplomatici, occidentali e non, sembra ormai che vi sia accordo che una delle chiavi di volta per mettere termine alla Guerra tra Israele e il Libano sia il potenziamento della missione UNIFIL, immediatamente dopo un cessate il fuoco. Del resto UNIFIL è l’unico strumento credibile che abbiamo: per capirci, quali sarebbero le altre alternative? Le aspettiamo da tempo... Ma andiamo per gradi. Il cessate il fuoco, innanzitutto, conviene a entrambi. Hezbollah è sconfitto, ma non “sconfittissimo”: i colpi subiti sono stati durissimi, ma gli uomini del Partito di Dio stanno tenendo testa alle IDF nel sud del Paese, contendendo metro per metro e imponendo attrito e “fatica”. Una pausa, però, servirebbe per tirare il fiato e riorganizzarsi. Israele, dal canto suo, ha ottenuto il risultato di aver ridimensionato in maniera rilevante l'infrastruttura dell’avversario, ma non la può tirare ancora per le lunghe. I costi della guerra sono esorbitanti: l’impressionante consumo di bombe, missili, intercettori, oltre alla mobilitazione permanente di oltre 300.000 riservisti da più di un anno, hanno un impatto enorme sull’economia di un Paese delle dimensioni di Israele. Se non ci fossero gli USA dietro, sarebbe il disastro per Tel Aviv.

Il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe israeliane dai villaggi del sud, dunque, sarebbero un primo passo. Poi toccherebbe alla comunità internazionale - ONU e Unione Europea evidentemente - intervenire potenziando UNIFIL, a cominciare dal mandato. Un mandato che andrebbe rivisto includendo un più sostanziale supporto alle LAF (Lebanes Aremd Forces) e il disarmo e la smobilitazione delle milizie. Attenzione, di tutte le milizie: non dunque solo di Hezbollah, ma anche della milizia di Amal, l’altro grande partito sciita, e pure delle milizie dei partiti cristiani e sunniti. Insomma, un grande programma di security sector refom, per convincere, o obbligare (condizionando gli aiuti internazionali), le milizie a deporre le armi e ad essere riassorbite nelle LAF. Esattamente quanto è stato fatto con successo in alcuni Paesi africani a seguito delle guerre civili scoppiate alla fine del dominio coloniale. Su questo occorre l’impegno forte di ONU e della comunità internazionale in geenrale, ma, soprattutto, una garanzia altrettanto forte da parte di 4 Paesi: gli USA, che devono moderare e tenere a bada Israele, l’Arabia Saudita, la Francia e l’Italia, che più di tutti in questi anni si sono spesi per tenere assieme l’intricatissimo puzzle libanese. Ma non dimentichiamo l'UE, che avrebbe l'occasione di mostrare al mondo che sì, il tempo è cambiato.

E poi c’è la questione del potenziamento del contingente di UNIFIL: l’attuale consistenza non è sufficiente, andrebbe triplicata almeno, e l'area di responsabilità estesa anche ad altre parti del Libano, a cominciare dalla Bekaa (da sempre territorio fuori dal controllo del Governo di Beirut). In pratica, occorre un grande sforzo di stabilizzazione e nation building, e un investimento di lungo periodo sul Libano. Siamo pronti a farlo?


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