RIVISTA ITALIANA DIFESA
Tagli e spese militari 19/03/2014 | Pietro Batacchi Eugenio Po

 

Quando, a proposito della ristrutturazione della spesa pubblica, si parla di Difesa, bisogna avere chiaro un concetto. La Difesa la sua spending review la sta già facendo da anni. Da questo punto di vista la Difesa è uno dei Ministeri più virtuosi considerando che alla Spending Review di Monti bisogna aggiungere la Riforma Di Paola, partita a seguito dell’approvazione dei decreti delegati lo scorso dicembre.

La prima - legge n. 135/2012 – prevede la riduzione degli organici entro il2016 a170.000 uomini (rispetto agli attuali 175.000): 20.432 ufficiali, 24.417 marescialli, 33.347 sergenti, 65.233 VSP (Volontari Servizio Permanente)e 26.571 VFP (Volontari Ferma Prefissata a 1 anno e 4 anni). A questi bisogna aggiungere la riduzione del personale civile da circa 30.000 unità a 27.894, sempre nello stesso arco di tempo.

La Riforma Di Paola, che si sviluppa in arco di tempo più lungo, avendo come termine ultimo, salvo deroghe, il 2024, come obbiettivo generale prevede il riequilibrio dei capitoli di bilancio secondo la percentuale ritenuta ottimale di 50% di spese per il personale, 25% per gli investimenti e 25% per l’esercizio. Questo generale riequilibrio sarà raggiunto, da un lato, attraverso un ridimensionamento degli organici, dall’altro, da una contrazione della struttura organizzativa. Per quanto riguarda il primo aspetto, è prevista una riduzione a 150.000 militari – 18.300 ufficiali, 18.200 marescialli, 22.320 sergenti, 56.480 VSP, 24.285 VFP4 e 10.415 tra VFP1 ed allievi – e 20.000 civili.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, è previsto un ridimensionamento pari al 30% dell’attuale struttura, con l’eliminazione di vari enti e comandi, la chiusura di basi ed una generale razionalizzazione. Anche in questo caso, la ristrutturazione è già iniziata con la chiusura dei primi enti e l’accorpamento di altre realtà. L’Esercito, che ha la struttura più complessa e che perderà 2 Brigate operative rispetto alle attuali 11, al 31 dicembre 2013 aveva già visto la chiusura di 6 centri documentali e del Comando Militare della Toscana. Entro il 31 dicembre 2014, sarà la volta di altri 2 centri documentali e di una serie di comandi, tra i quali il Comando Logistico Nord, il Comando Logistico Sud ed il Comando Truppe Alpine. Entro il 31 dicembre 2016 verranno chiusi, tra gli altri, i Comandi Infrastrutture Centro, Nord e Sud. Mentre entro il 31 dicembre 2018 saranno chiusi altri 14 centri documentali ed il Comando Militare del Molise. Entro il 31 dicembre 2014, sarà poi la volta del Comando divisionale della ACQUI, che traslocherà alle dipendenze del Comando delle Forze Operative Terrestri, rinominato Comando Operativo Esercito; del Comando Militare della Capitale e dei Poli di Mantenimento Pesante Sud e Nord. Entro il 31 dicembre 2018, verrà inoltre spostato a Roma il Comando delle Forze Operative Terrestri – Comando Operativo Esercito basato attualmente a Verona.

La Marina, invece, vedrà la soppressione dei Dipartimenti militari marittimi dell’Alto Tirreno, dello Ionio, della Sicilia e della Capitale, che saranno sostituiti da una serie di Comandi Logistici di Area. Entro il 31 dicembre 2015 si interverrà anche sugli Arsenali Militari Marittimi di Augusta, Taranto e Spezia. Sono altresì previsti interventi di ritocco concernenti il Comando in capo delle Squadra Navale e l’Organizzazione logistica.

Nell’Aeronautica Militare sarà soppresso entro il 31 dicembre 2015 il 50º Stormo di Piacenza. Poi, ci sono le cosiddette “riconfigurazioni”, tra le quali spicca quella, già effettuata, concernente il 41º Stormo di Sigonella, dettato da stringenti necessità, e quella relativa al 9ºStormo di Grazzanise, da concludere invece entro il 31 dicembre 2014, per tener conto delle necessità degli assetti NATO ubicati nell’area.

Venendo, invece, alle ventilate riduzioni di F-35, alla chiusura del programma Forza NEC ed all’eventuale vendita del GARIBALDI, sono necessarie alcune considerazioni.

Una riduzione da 90 a40 caccia F-35 (15 per la Marina e 25 per l’Aeronautica) avrebbe, inevitabilmente, delle ricadute industriali ed operative non trascurabili. Il volume della produzione diminuirebbe e ciò avrebbe, giocoforza, un impatto sulla curva di apprendimento, e dunque sul prezzo degli aerei, e sulla linea di produzione di Cameri che è stata dimensionata per produrre fino ad un massimo di 24 aerei l’anno e, soprattutto, per diventare l’hub europeo per il supporto (quarantennale) dei velivoli. Ricordiamo che la Difesa ha investito per Cameri circa 800 milioni di euro. E’ probabile, inoltre, che con la riduzione degli ordinativi verrebbe ridotto anche il numero di ali per tutti i velivoli prodotte da Alenia Aermacchi – che, in quanto second source dell’ala, dovrebbe ad oggi produrre oltre 800 ali.

Da un punto di vista operativo, l’Aeronautica con 25 F-35 potrebbe mettere assieme 2 gruppi scarsi e si troverebbe con un gap notevole per le operazioni di interdizione ed attacco al suolo considerando che gli Eurofighter TYPHOON dell’AM sono attualmente configurati per i compiti aria-aria. Tutto ciò avrebbe una pesante ripercussione politica se soltanto si pensa all’instabilità che sta attraversando lo scenario del Mediterraneo allargato ed alle ipotesi tutt’altro che remote di conflitti di tipo “ibrido”, ovvero conflitti in cui la dimensione asimmetrica si accompagna a quella convenzionale.

Ad oggi, il programma F-35 prevede un onere complessivo, comprensivo di acquisizione degli aerei e supporto logistico, pari a 10 miliardi di euro, con completamento previsto nel2027. Aquesti fondi, bisogna aggiungere il miliardo di dollari per la fase di sviluppo, ufficialmente completata, 900 milioni di dollari per la fase di Production, Sustainment and Follow-on Development (PSFD), completamento previsto nel 2047, 795,6 milioni di euro per la realizzazione della linea di assemblaggio e supporto di Cameri, le cui attività dovrebbero completarsi quest’anno e, infine, 465 milioni di euro per le attività di predisposizioni e di adeguamento infrastrutturale delle basi e dei siti di Aeronautica e Marina che ospiteranno il velivolo. Di questi sono già stati spesi, a tutto il 2012, oltre 19 milioni di euro per la base di Amendola, che ospiterà 2 gruppi di volo di F-35A, su un totale previsto di oltre 100 milioni di euro, 4 milioni di euro per la base di Grottaglie, su circa 140 milioni di euro previsti, 10 milioni per la portaerei CAVOUR, di cui 4,8 milioni per l’adeguamento del sistema ALIS (Automatic Logistic Information System), su un totale previsto di 87,5 milioni di euro, e 3,6 milioni per Cameri relativi all’adeguamento dei sistemi di ausilio alla navigazione. Accanto a questi interventi sono previste misure analoghe per la base di Decimomannu, per le quali si prevede di spendere oltre 48 milioni di euro, e per la base di Ghedi, che ospiterà 2 Gruppi di F-35A, con avvio dei primi lavori a partire dal 2016 e previsione di spesa complessiva di 87,5 milioni di euro.

E’ chiaro, che con questo scenario, è evidente che in una più ampia rimodulazione della spesa per la Difesa, vi dovrebbero essere delle "compensazioni" sia per l’industria sia per l’Aeronautica Militare. Tra le ipotesi c’è l’acquisizione di 25 Eurofighter TYPHOON della Tranche 3 – configurati auspicabilmente con radar AESA, serbatoi conformal e con missili da crociera lungo raggio STORM SHADOW – ma anche l’investimento su una variante light attack dell’addestratore avanzato M-346 che, in uno scenario tipo Afghanistan, potrebbe ripercorrere il ruolo che gli AMX hanno egregiamente avuto finora nel teatro asiatico.

L'eventuale vendita del GARIBALDI, (vedi il pezzo dedicato all’interesse dell’Angola su queste pagine), potrebbe permettere di ottenere anche 2/300 milioni considerando che la nave è stata pesantemente ammodernata nella prima metà degli anni duemila – nell’ambito di un programma costato circa 200 milioni di euro – e potrebbe operare fino al 2030. La stima si basa sul fatto, per esempio, che la SAN PAOLO brasiliana, ex FOCH, fu acquistata dalla Francia per 75 milioni di dollari ed era una nave sostanzialmente vuota in condizioni non operative. Da un punto di vista operativo, le conseguenze di un'eventuale perdita del GARIBALDI, che oggi opera come portaelicotteri, potrebbero essere attutite dall’acquisizione di una nuova e più moderna LHD – unità d’assalto anfibio a forte vocazione duale - da 20.000 t (di cui è prevista una classe di 3 nuove unità) il cui finanziamento rientra nel piano di ammodernamento straordinario della flotta partito con i mutui ventennali inseriti nella legge di stabilità 2014.

Infine, per quanto riguarda Forza Nec, si tratta di un programma per dotare le forze terrestri di un’infrastruttura digitale di comando, controllo e comunicazione per legare soldati, centri di comando e mezzi sul terreno. Il programma ha un valore superiore ai 300 milioni di euro. Come qualcuno erroneamente potrebbe pensare, nel programma Forza Nec non è compresa l’acquisizione dei blindati 8x8 FRECCIA o dei kit Soldato Futuro o, ancora, delle nuove blindo CENTAURO II. Peraltro, l’Esercito Italiano già da tempo non parlava più di Forza Nec, ma di un più ampio ammodernamento della componente terrestre comprendente i succitati programmi di acquisizione, in particolare delle nuove blindo CENTAURO II e dei FRECCIA in variante esplorante.

 


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