Un recente rapporto del General Audit Office (GAO) evidenzia i problemi che affliggono la flotta di navi dell’US Army (Watercraft Fleet), proprio quando il bisogno di navi e “connettori” per la manovra litoranea si fa sempre più pressante per il teatro del Pacifico.
Il rapporto nota come la disponibilità operativa di navi e mezzi da sbarco sia crollata sotto la soglia del 40%, con un peggioramento annuale inarrestabile fin dal 2020. Nei mesi scorsi, la leadership responsabile della Watercraft Fleet è stata azzerata e l’intero organo responsabile ristrutturato per cercare di porre rimedio almeno ad alcuni dei problemi.
Parte delle difficoltà vengono dalla vetustà del materiale, con annessi problemi di obsolescenza di alcune parti. I periodi di manutenzione in bacino si trascinano regolarmente ben oltre i tempi previsti, anche a causa di antiquate procedure burocratiche, dell’assenza di informatizzazione di documenti e manuali e di altre difficoltà.
I battelli in servizio erano pensati per restare in servizio circa 25 anni, ma hanno invece un’età media già superiore ai 30 anni e dovranno, nel caso dei grandi Logistic Support Vessels in particolare, durare fino ai 40.
Il GAO è, ovviamente, critico della decisione, presa nel 2018, di dismettere quasi il 50% della flotta, una scelta che aveva provocato all’epoca un intervento Congressuale per porre uno stop, poi però abbandonato. Se nel 2018 la flotta contava 134 natanti di vario tipo, oggi ne rimangono solamente 70: poco più della metà.
Tutti i dettagli sulla flotta dell'US Army nell'articolo integrale che sarà pubblicato su Risk&Startegy WEEKLY 36/24, in uscita domani.
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