Stanotte, come confermato ufficialmente anche dalle IDF (in un comunicato che ricorda molto quello relativo all'inizio delle operazioni a Gaza a fine ottobre '23), sono iniziate le prime incursioni terrestri israeliane in Libano.
In azione elementi della 98ª Divisione – paracadutisti della 35ª e 55ª Brigata e forze della 89ª Brigata Commando – supportati da reparti della 7ª Brigata Corazzata (parte della 36ª Divisione), tutte unità precedentemente impegnate a Gaza e ora rischierate a nord.
L’iniziativa, di cui al momento non si hanno dettagli, ha preso il via dopo che le IDF avevano dichiarato offlimits alcune aree del nord del Paese e preparato il terreno con un bombardamento di artiglieria contro alcuni villaggi libanesi nella fascia di confine, probabilmente ad opera dei semoventi cingolati M-109A5 DOHER della 282ª Brigata di artiglieria (36ª Divisione).
Attualmente, secondo fonti libanesi, i raid israeliani sono circoscritti al Governatorato di Nabatiye (sudovest del Libano) e i Commando delle IDF si sarebbero spinti in profondità per una decina di chilometri.
Parallelamente, i caccia dell’Aeronautica Israeliana hanno bombardato il campo profughi di Ain al-Hilweh (nei pressi di Sidone), Beirut sud (Dahiyeh) e, sebbene non ufficialmente rivendicato, anche Damasco (Al Mezzeh).
Ad ora non siamo in grado di dire quale sarà il tipo di azione che le IDF vorranno portare avanti. Israele mantiene comunque un ampio margine di imprevedibilità che, combinato con la sproporzione della sua risposta all’offesa nemica, contribuisce a rafforzare progressivamente il suo deterrente.
Potremmo, però, soprattutto inizialmente, vedere tante piccole incursioni in territorio libanese, “diradate” e apparentemente disorganiche, con paracadutisti, forze speciali e commando. Gruppi d’assalto che moltiplicano i dilemmi e le linee di azione, pronti a raggrupparsi successivamente, quando e se necessario, e tanto supporto dell’artiglieria - con i carri armati utilizzati proprio come obici semoventi – dell’Aeronautica e dei droni. Insomma, una manovra distribuita il cui obbiettivo è mandare in confusione il nemico, tracciarlo da vicino ed esporlo al fuoco convergente di precisione di obici, droni e caccia.
Bisogna, poi, capire la reazione di Hezbollah e il suo grado effettivo di capacità dopo settimane, mesi, di pesante attrito da parte israeliana. Il partito di Dio non può in ogni caso essere sottovalutato: conosce il terreno, e vi è profondamente radicato, e sa impiegare in maniera efficace tattiche controcarro e di guerriglia.
In aggiunta, non trascuriamo uno scenario: l’eventuale afflusso in Libano di migliaia di combattenti sciiti dalla Siria, l’Iraq e l’Iran, pronti a combattere la “madre di tutte le battaglie”. Questa è certamente una carta che Teheran potrebbe giocare, sempre che si voglia sfidare l’imprevedibilità israeliana...
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