“Stiamo vincendo”, così Bibi Nethanyau ieri all’ONU prima di dare l’ordine con il quale le bombe anti-bunker dell’Aeronautica Israeliana hanno polverizzato il Quartier Generale di Hezbollah, nella Danieh, il sobborgo di Beirut sud storica roccaforte del Partito di Dio. Subito si è pensato al bersaglio grosso, ovvero allo stesso Nasrallah, da 32 anni leader indiscusso di Hezbollah. Per ore la sorte del grande Capo non è stata chiara, ma già il fatto che, secondo fonti vicine allo stesso Hezbollah, Nasrallah non fosse più raggiungibile, ne lasciava presagire la morte. Alla fine, il comunicato è arrivato: questa mattina, alle ore 10 italiane, le IDF (Israele Defence Forces) hanno annunciato ufficialmente l'eliminazione del Leader del Partito di Dio, nonchè di Ali Karaki, Comandante delle operazioni nel fronte sud e membro del Consiglio della Jihad di Hezbollah. Nel primo pomeriggio di sabato, lo stesso Hezbollah ha confermato la notizia data dalle IDF in mattinata.
E’ chiaro che un attacco del genere, che ha spianato una decina di edifici, non si fa se non hai l’intelligence che ti dice che la “preda” in quel momento lì e che la finestra di opportunità si è appena aperta, ma potrebbe chiudersi in poco tempo: bisogna colpire! E così è stato. Dopo lo strike, le IDF hanno continuato gli attacchi contro obbiettivi ritenuti strategici (almeno 40 strike: probabilmente ancora strutture di comando, grossi magazzini - visibili dai video diverse esplosioni secondarie - officine, ecc.) nella capitale libanese, intimando agli abitanti di alcuni quartieri di evacuare. In pratica, Israele, nelle ultime 2 settimane, ha assestato il colpo definitivo al suo storico nemico: il comando e controllo del Partito di Dio è stato azzerato, la sua infrastruttura militare e la sua logistica pesantemente disarticolate, qualche migliaio di combattenti uccisi. Insomma, una catastrofe per Hezbollah, che non ha saputo opporre una reazione coerente ed efficace alla strategia del rullo compressore di Tel Aviv. E più si avvertiva la debolezza del Partito di Dio, più si mirava in alto, fino, appunto, a ieri sera. Dopo il disastro del 7 ottobre 2023, le regole del gioco sono cambiate. Israele ha deciso di dare la scossa all’equilibrio regionale, di rimodellarlo in accordo alla propria esigenza di sicurezza, e di abbattere fisicamente i suoi nemici: prima Hamas e poi Hezbollah. Adesso tocca all’Iran?