Il GCAP è un programma di enorme rilevanza strategica che già adesso sta rivoluzionando le conoscenze e i processi industriali dei 3 Paesi partner, Italia, UK e Giappone.
Quando si parla di GCAP, infatti, si parla di tecnologie disruptive, di un approccio alla progettazione e alla produzione completamente diverso e di una più generale diversa “filosofia” rispetto ai programmi e ai sistemi di generazione precedente.
In Italia, Leonardo da tempo sta lavorando alle tecnologie abilitanti e ai concetti dei sistemi aerei di futura generazione, come quelli che confluiranno nel GCAP, e in proposito ha creato, all’interno dello stabilimento della Divisione Velivoli di Torino, un ambiente all’avanguardia, frutto della combinazione tra realtà fisica e realtà sintetica/immersiva. Si tratta di un ambiente, che ha come fulcro il PC2Lab (Product Capability and Concept Laboratory), dove si lavora alla validazione dei nuovi concetti operativi ben prima di avere a disposizione un dimostratore o un prototipo volante, e dove si stanno delineando già adesso i diversi applicativi funzionali che vedremo un domani all’opera anche nel GCAP. In pratica, stiamo parlando di un grande “laboratorio”, che lo scorso luglio abbiamo avuto l’opportunità di visitare in esclusiva, per lo studio e la valutazione degli scenari operativi e dei concetti legati al sistema di combattimento aereo di nuova generazione; un sistema molto complesso basato sul caccia pilotato, la core platform, i velivoli “gregari” senza equipaggio, noti anche come adjunct, e una serie di effector, ovvero effettori di capacità.
Il PC2Lab e la sua evoluzione
Il cuore di questo ambiente di lavoro integrato è, come si diceva, rappresentato dal PC2Lab. Concepito inizialmente come sviluppo delle capacità tipiche di un Battle Lab, il PC2Lab ha affrontato, negli ultimi anni, un processo di evoluzione finalizzato a supportare la Divisione Velivoli nella definizione dei nuovi concetti operativi e delle tecnologie per lo sviluppo dei sistemi aerei di prossima generazione. Il PC2Lab è molto di più di un comune simulatore di scenario tattico: stiamo difatti parlando di un “laboratorio” basato sull’approccio MBSE (Model Based System Engineering), nel cui ambito raffinate simulazioni, supportate da avanzati algoritmi di IA addestrati grazie alle capacità di calcolo del supercomputer DAVINCI-1 di Genova, vengono eseguite al fine di verificare le caratteristiche di un sistema, valutarne i trade-off tra le possibili configurazioni – in termini di range, bassa osservabilità, aerodinamica, ecc. – e validarne la conformità al ruolo e agli scenari operativi per i quali tale sistema viene progettato e sviluppato. Cosa significa tutto questo? Significa, molto semplicemente, che le tecnologie applicabili al GCAP e alle sue componenti, prima di prendere forma fisicamente, “nascono e crescono” qui dentro, in un ambiente virtuale, con un’approssimazione al “reale” via, via sempre maggiore e affidabile, e dove, ad un certo punto, lo stesso “reale” fa il suo ingresso.
L'articolo completo, con tutti i dettagli, è pubblicato su RID 10/24 disponibile online e in edicola.
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