
All’operazione israeliana condotta martedì 17, con migliaia di cercapersone di Hezbollah che sono esplosi contemporaneamente in diverse aree del Libano (e pure in Siria!), è seguita nella giornata di ieri una seconda operazione che ha visto l’esplosione di centinaia di apparecchi per le comunicazioni come radio VHF/UHF e walkie-talkie.
In quest’ultimo caso, sembra che l’esplosivo fosse posizionato all’interno delle batterie, sollevando l’ipotesi che siano state esse ad essere manomesse e non gli interi dispositivi, magari approfittando di un ordine di batterie effettuato recentemente da Hezbollah, come nel caso dei cercapersone.
Nello specifico, secondo i numeri forniti dal Ministero della Sanità libanese, nel primo attacco sono rimaste ferite circa 3.000 persone (un centinaio sono state aerotrasportate in Iran per ricevere cure mediche) e 12 sono morte, mentre nella giornata di ieri si sono registrati 20 morti e 450 feriti (secondo Hezbollah sono 473 i suoi membri uccisi dalle forze israeliane da ottobre 2023). In sostanza, la prima operazione ha coinvolto un numero maggiore di membri del Partito di Dio, ma è risultata meno letale, mentre la seconda ha interessato un numero inferiore di effettivi ma ha causato più morti.
Come è possibile verificare dalle numerose immagini e video disponibili, le radio contenevano un quantitativo di esplosivo decisamente maggiore rispetto ai cercapersone, da qui la maggiore letalità. In aggiunta, oltre alle migliaia di membri di Hezbollah feriti in Libano, sembra siano stati coinvolti nell’attacco anche un centinaio di consiglieri militari iraniani (IRGC) in Siria, con almeno 20 morti tra le fila dei Pasdaran.
Con questa eccezionale operazione d’intelligence, Israele ha ottenuto 3 obbiettivi: ha disarticolato la catena di comando e controllo di Hezbollah – occorrerà tempo prima di rimettere in piedi certi meccanismi e certe procedure – ha disabilitato oltre 2.000 combattenti, una parte rilevante dei quali in maniera permanente, ha minato la catena di approvvigionamento (dimostrando una capillarità di azione che mette in dubbio tutte le forniture del nemico), e ha instillato paranoia. Quest’ultimo, addirittura, forse l'elemento più importante. Cosa si deve aspettare adesso un combattente del Partito di Dio? Di cos'altro sono capaci gli Israeliani? Domande inquietanti che potrebbero avere un impatto rilevante in particolare sulla componente di riserva e di mobilitazione del gruppo, dal quale dipende la sua capacità e la sua tenuta in conflitti su larga scala, e sulle scelte che Nasrallah dovrà fare da qui a breve. In sostanza, Israele sta potenziando nettamente il suo deterrente, oggi più solido che mai, lasciando gli avversari in una drammatica incertezza. Basterà questo ad evitare l’invasione del Libano e calmare i falchi?
Gli avvenimenti degli ultimi 2 giorni, uniti ai diversi proclami della leadership politica e militare israeliana riguardo ad una “nuova fase della Guerra” e allo “spostamento del centro di gravità verso nord”, fanno in realtà pensare che un’operazione israeliana nel sud del Libano sia ormai imminente. A ciò si aggiunge il fatto che, dopo diverse settimane di intensa attività dell'Aeronautica Israeliana nel sud del Libano (ancora ieri sono stati bombardati diversi obiettivi), qualcosa inizia a muoversi anche a terra.
Nei giorni scorsi, infatti, la 179a Brigata della Riserva e la 769a Brigata HIRAM, hanno condotto massicce attività addestrative a livello brigata simulando le operazioni di combattimento in Libano, incluse manovre con mezzi corazzati. In aggiunta, nella giornata di ieri (18 settembre) la 98a Divisione paracadutisti, dopo mesi di operazioni a Gaza sotto il Comando Sud, è stata trasferita nel nord del Paese, dove si è unita alla 36a Divisione. Entrambe le formazioni sono ora alle dipendenze del Comando Nord. Ricordiamo che la 98a Divisione è composta da 3 brigate di paracadutisti (la 35a, e la 55a e 551a della Riserva), l’89a Brigata Commando, e 1 brigata di artiglieria; mentre la 36a Divisione è formata da 2 brigate di fanteria (GOLANI e 6a della Riserva), 2 brigate corazzate (7a e 188a) e 1 di artiglieria.
Sono state inoltre chiarite le circostanze del lancio di volantini da parte dell’IDF nel Libano meridionale che invitavano la popolazione locale a lasciare la zona, avvenuto il 15 settembre: si tratterebbe di un’iniziativa non autorizzata dal Comando centrale e portata avanti da un Comandante della 769a Brigata regionale HIRAM mediante l’utilizzo di un drone.
Proseguono nel frattempo le operazioni terrestri a Gaza, in particolare nel sud della Striscia, e continuano a registrarsi diversi morti tra le fila israeliane, 4 nella sola giornata di ieri, con il totale salito ora a 350 dall'inizio dell’invasione. Inoltre, nei giorni scorsi è stata dispiegata la 5a Brigata di fanteria della Riserva nella parte centrale della Striscia, lungo il corridoio di Netzarim.
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