
Qualcosa di clamoroso e senza precedenti, per modalità e scala, è avvenuto oggi in Libano, ma non solo.
Improvvisamente, centinaia e centinaia di cercapersone recentemente acquisiti da Hezbollah sono esplosi in contemporanea: la gran parte in Libano, in diverse aree del Paese, ma anche in Siria! Risultato: quasi 3.000 feriti, compreso l'Ambasciatore iraniano in libano, e, al momento, una decina di morti.
In pratica, un numero significativo di “soldati” del braccio militare del Partito di Dio è stato disabilitato, il che potrebbe portare ad un’ulteriore escalation della guerra tra Israele ed Hezbollah. Nulla al momento si sa delle modalità dell’attacco. Si possono solo fare delle ipotesi, principalmente 2.
La prima: l’infiltrazione della fornitura e la presenza di piccoli quantitativi di esplosivo nei dispositivi. Ipotesi, però, molto complicata considerando la quantità di risorse umane che questa richiederebbe ed il fatto che uno dei possibili punti d’ingresso, il porto di Beirut, è tradizionalmente controllato e gestito da Hezbollah. Non è da escludere, tuttavia, la possibilità che tale operazione sia stata svolta al di fuori del territorio libanese, facendo entrare nel Paese la partita di cercapersone già manomessi.
La seconda: l’inoculazione di un malware nel link radio dei dispositivi, che potrebbe aver portato al surriscaldamento ed alla successiva esplosione della batteria. Detto questo siamo di fronte ad un'operazione da manuale dell’intelligence, sicuramente nelle “corde” del Mossad, ma che potrebbe aver avuto anche la collaborazione dell’Unità 8200 dell’AMAN, il servizio segreto militare, che così vedrebbe cancellata l’onta del 7 ottobre...
In foto, uno dei cercapersone esplosi: dovrebbe trattarsi di Gold Apollo AR-924 o AP-900 (come intuibile dall'etichetta), prodotti da un'azienda taiwanese e alimentati da una batteria al litio ricaricabile. Secondo quanto emerso in seguito, i cercapersone in questione sono in realtà stati prodotti su licenza dal'azienda ungherese BAC Consulting KFT. L'ipotesi dell'infiltrazione israeliana nella catena di fornitura, o addirittura direttamente nella produzione, e dell'iserimento nei cercapersone di un piccolo quantitativo di esplosivo (fatto ormai quasi consolidato data la natura e l'entità delle ferite riportate), prende dunque maggiormente quota.