RIVISTA ITALIANA DIFESA
Draghi dà la sveglia all’Europa, anche sulla Difesa, ma manca incisività 12/09/2024 | Pietro Batacchi

Il tanto atteso rapporto di Mario Draghi sulla competitività dell’Unione Europa è arrivato, e le indicazioni, diciamolo, sono molto chiare. L’Europa così com’è rischia, ovvero rischia di perdere la competizione globale con USA e Cina. Come scriviamo ormai da anni, in un mondo iper-competitvo non si fanno prigionieri, neppure tra alleati, basta vedere il prezzo al quale Washington ci vende il GNL…

Ecco, allora, che Draghi nel suo documento identifica le 3 aree – innovazione, de-carbonizzazione e Difesa – dalle quali passa il mantenimento della competitività globale dell’Europa e la sua capacità di reggere al “cozzo” tra i nuovi giganti del pianeta. Aree per potenziare le quali sono necessari investimenti senza precedenti – stimati in circa il 5% del PIL dell'UE all'anno, ovvero 750-800 miliardi di euro all'anno – ma anche strategia, ovvero coordinamento. Uno dei principali problemi dell'UE è oggi il rallentamento della produttività, che rappresenta un ostacolo alla crescita economica a lungo termine.

L'UE sta perdendo terreno rispetto a Stati Uniti e Cina soprattutto nel settore tecnologico e digitale. Solo 4 delle 50 principali aziende tecnologiche globali sono europee, con una crescente concorrenza da parte della Cina. L'UE sta perdendo quote di mercato nel commercio mondiale, mentre la quota di ricavi globali del settore tecnologico europeo è scesa dal 22% al 18% negli ultimi 10 anni. Il rapporto sottolinea, dunque, che l'UE deve accelerare il ritmo dell'innovazione, in particolare nel campo dell'intelligenza artificiale (AI) e del quantum computing, integrando in maniera verticale l’AI nei processi industriali, potenziando l'infrastruttura HPC (High Performance Computer) in tutto il Continente e aumentando la spesa in ricerca e sviluppo. Le aziende europee investono meno in R&S rispetto a quelle statunitensi, soprattutto nei settori dell'ICT e delle tecnologie emergenti, con un ciclo di bassa innovazione, bassi investimenti e bassa produttività che sta intrappolando l'UE in quella che viene chiamata la "trappola della tecnologia intermedia".

Un organismo chiave come l'European Innovation Council (EIC) ha fondi limitati, ad esempio solo 256 milioni di euro nel 2024 per il sostegno a tecnologie radicalmente nuove, a fronte di 4,1 miliardi di dollari del corrispettivo statunitense DARPA. L’EIC va, dunque, potenziato e trasformato in una vera e propria DARPA europea.

Non solo, sono necessari 200 miliardi di euro per garantire una copertura completa con connessioni in fibra e 5G in tutta l'UE entro il 2030, mentre i 100 miliardi del programma HORIZON vengono dispersi in troppi rivoli, con un impatto che inevitabilmente si riduce. È necessario, pertanto, non solo investire di più, ma farlo pure meglio, in maniera strategica e coordinata. A ciò bisogna aggiungere la necessità di completare il Mercato Unico europeo, eliminando le barriere rimanenti, che ostacolano la crescita delle imprese innovative, e riducendo la frammentazione normativa e burocratica, che limita la capacità delle aziende europee di espandersi a livello globale.

E poi c’è la grande questione della competitività energetica e della de-carbonizzazione.

L'articolo completo, con tutti i dettagli, sarà pubblicato su Risk&Strategy WEEKLY 30/24 in uscita domani.

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