RIVISTA ITALIANA DIFESA
Quale futuro per gli A-10? 28/05/2015 | Andrea Mottola

Il destino di quello che va considerato, probabilmente, il miglior velivolo da attacco al suolo e da supporto aereo ravvicinato (CAS) attualmente in servizio, è stato oggetto di diverse discussioni negli ultimi mesi. Come noto, la carriera dello A-10 THUNDERBOLT II, meglio conosciuto come WARTHOG, è limitata unicamente all’Air Force e alla Air National Guard statunitense, dove è in servizio da quasi 40 anni. Oggi le sorti di tale apparecchio sono molto dibattute oltreoceano. Da un lato, esiste un forte supporto bipartisan all’interno dei Comitati per le Forze Armate di Camera e Senato, capeggiato dal Sen. Mc Cain e da un folto gruppo di ex piloti di A-10, veterani dei Marines e dell’Esercito, che spingono per il mantenimento in servizio di un aereo che, vale la pena ricordarlo, ad oggi non ha un erede credibile. Dall’altro, le alte sfere dell’Air Force, insistono sul pensionamento degli A-10, sostenendo che il suo unico compito potrà essere svolto efficacemente da velivoli maggiormente versatili quali UAV o gli stessi F-35, una volta entrati in servizio. La diversità di posizioni si è evidenziata anche durante le discussioni degli ultimi 2 budget proposti dall’USAF (2015 e 2016), che prevedevano la dismissione degli A-10 in un periodo di 5 anni, a partire dal 1 ottobre 2016, per un risparmio di 4.2 miliardi di dollari. In entrambi i casi, la proposta è stata respinta dal Congresso. Peraltro, il mese scorso il Comitato per le Forze Armate della Camera ha presentato un emendamento nel quale viene proposto lo stanziamento di 682 milioni di dollari per mantenere il WARTHOG in servizio, emendamento che sarà discusso al Congresso nei prossimi mesi. Tornando alle perplessità evidenziate riguardo al mantenimento in servizio dei WARTHOG, risulta abbastanza discutibile la posizione dell’Air Force, considerando che gli A-10 furono concepiti e progettati precisamente per missioni di supporto aereo ravvicinato, elemento che merita di essere evidenziato quando lo si paragona ai PREDATOR/REAPER o al JSF. In particolare, esistono alcuni dubbi sull’efficacia dei primi in tali tipi di missione, tra i quali: i problemi legati ai cosiddetti “lag”, vale a dire quel ritardo di circa 5 secondi dovuto alla trasmissione dell’immagine tra il drone impegnato in teatro e l’operatore/pilota; la scarsa resistenza ai danni di tali piattaforme;infine,la limitazione riguardante la quantità di carico bellico trasportabile da un UAV, rispetto a quella di un A-10. Riguardo al JSF il giudizio va sospeso, tenuto conto della totale mancanza di elementi per valutare un velivolo che ancora deve entrare in servizio. Tuttavia, qualche dubbio esiste, in particolare, sulla capacità di resistenza ai danni e sulla scarsa utilità che un caccia dotato di strumente tecnologicamente avanzati (radar AESA, capacità networkcentriche e di guerra elettronica) può avere contro un nemico che si affida a qualche carro armato, ad alcuni mezzi corazzati e pezzi d’artiglieria, lanciagranate e fucili d’assalto (leggi ISIS, Talebani, Houthi e via discorrendo). La stessa Air Force, durante un recente evento, avrebbe indicato un paio di soluzioni “tampone” per far fronte al periodo intercorrente tra il ritiro dei WARTHOG e l’entrata in servizio degli F-35. La prima  prevede la conversione di una dozzina di squadroni di F-15E ed F-16C attualmente dedicati alle missioni di soppressione delle difese aeree (SEAD), a missioni di CAS. La seconda soluzione suggerita, sarebbe quella di acquisire un nuovo velivolo per missioni di supporto aereo ravvicinato in scenari prettamente asimmetrici, nei quali l’utilizzo del WARTHOG viene considerato sproporzionato. A proposito di quest’ultima ipotesi si è accennato al possibile utilizzo dello SCORPION come gap-filler per operazioni CAS in contesti prettamente asimmetrici. Pur volendo battere sul tasto degli oneri finanziari connessi al mantenimento in servizio dei WARTHOG, tale ipotesi risulta quantomeno discutibile, tenuto conto che si parla di un velivolo la cui eventuale efficacia in missioni CAS non potrebbe essere valutata prima di 5/6 anni. Peraltro, risulta bizzarro parlare del ritiro dal servizio di un aereo che è stato da poco inviato in Europa Orientale (12 velivoli in Polonia e Romania) per “contenere” la minaccia russa, sulla scia della crisi ucraina, e che viene diffusamente utilizzato nell’Operazione Inherent Resolve contro il cosiddetto “califfato” nel teatro siriano-iracheno, con il 12% delle missioni totali effettuate, nonostante i WARTHOG siano arrivati nell’area ben 2 mesi dopo l’inizio delle operazioni. Scelta che appare ancor più discutibile anche alla luce del fatto che, negli ultimi anni, l’Air Force ha investito più di 1 miliardo di dollari in aggiornamenti ed upgrade alla cellula degli A-10, in vista del suo mantenimento in servizio fino al 2028.

Ad ogni modo, nelle ultime settimane sono circolate diverse voci sul destino che attende gli A-10 una volta dismessi dall’Aeronautica statunitense. In un primo momento, si era accennato ad un presunto interesse dello US Army per la restante flotta di WARTHOG (263 velivoli, considerando quelli in servizio e quelli “parcheggiati” nella base di Davis-Monthan in Arizona), probabilmente anche per le parole di stima che il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Gen. Raymond Odierno, aveva speso sulle performance degli A-10 nelle missioni CAS. In realtà, l’Esercito ha negato categoricamente l’interesse verso il velivolo per motivi legati alla sfera finanziaria, nonostante gli A-10 abbiano un costo per ogni ora di volo inferiore a qualsiasi altro velivolo dell’Air Force (circa 17.000 dollari all’ora), superiore solo ai costi di PREDATOR e REAPER. Più recentemente è stata la Boeing a discutere di un eventuale vendita dei restanti WARTHOG dell’Aeronautica a clienti esteri non specificati. Il motivo della presenza del colosso dell’industria aeronautica statunitense in discussioni che non riguardano un velivolo prodotto dall’azienda di Seattle, sta nel fatto che la compagnia si sta occupando della sostituzione delle ali di 173 apparecchi (più l’opzione per altri 69) per un costo di 240 milioni di dollari. Se le pressioni dell’Air Force dovessero avere successo, e il Congresso dovesse approvare il ritiro dei WARTHOG, è probabile che il programma di sostituzione delle ali prosegua, magari accompagnato da un pacchetto di aggiornamenti (nuovi motori e upgrade dell’abitacolo) prima di un’eventuale vendita. La Boeing si è rifiutato di svelare i nomi dei potenziali acquirenti, sostenendo che questo compito spetta all’Air Force, ma ovviamente, queste dichiarazioni hanno dato il via ad una serie di ipotesi più o meno attendibili. Quelle che appaiono maggiormente percorribili parlano di un interesse mostrato dalle costituende aviazioni afghana ed irachena, nonché da parte di alcune aeronautiche di paesi asiatici, come India, Corea del Sud e Taiwan. L’Aeronautica afghana avrà, con ogni probabilità, una forte inclinazione al CAS nelle operazioni contro i Talebani, tant’è che tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 si era parlato proprio di un programma per l’acquisto di 10/12 WARTHOG dell’USAF. In realtà, sembrerebbe che il Pentagono abbia liquidato l’interesse di Kabul per gli A-10, indirizzandolo verso l’acquisizione di 52 Embraer A-29 SUPER TUCANO (20 dei quali da consegnare entro il 2018), anche a fronte di un costo decisamente inferiore rispetto a quello dei WARTHOG, elemento non trascurabile per un governo che non naviga certo nell’oro dopo 15 anni di guerra. Il governo iracheno sta apprezzando le qualità dei WARTHOG del 122° Fighter Wing dell’Indiana Air National Guard nelle operazioni contro ISIS, e sembra che abbia manifestato interesse all’acquisto dei velivoli dismessi dall’Air Force, considerandoli superiori rispetto ai SU-25 FROGFOOT che l’Iran ha messo a disposizione delle forze irachene, seppur a fronte di un costo maggiore. La candidatura dell’India è nata ufficiosamente negli ultimi mesi, in particolare dopo l’offerta che il Segretario alla Difesa Carter ha presentato all’omologo indiano Parrikar, per una possibile partecipazione allo sviluppo congiunto del Textron SCORPION, velivolo che, come detto, secondo l'USAF potrebbe essere utilizzato come gap-filler per missioni CAS contro nemici sprovvisti di difese aeree, una volta ritirati i WARTHOG e in attesa della piena operatività del F-35. L'idea di Nuova Delhi sarebbe quella inversa, cioè equipaggiare un paio di stormi della IAF con i WARTHOG fino all'entrata in servizio degli SCORPION, oppure, nel caso in cui dovessero decidere di non partecipare al suo sviluppo, in attesa di una diversa piattaforma. Anche la Corea del Sud potrebbe rappresentare uno sbocco commerciale perfetto per gli A-10, nell’ambito del contenimento della minaccia del vicino Nord, così come Taiwan in chiave anti-cinese. Nonostante il ventilato interesse manifestato da Seul e Taipei il problema, in entrambi i casi, potrebbe essere quello di indispettire ulteriormente Corea del Nord e Cina, accrescendo le tensioni in una macroarea già sufficientemente calda. In conclusione si può dire che, considerando le variabili evidenziate, è abbastanza difficile sbilanciarsi sul futuro degli A-10. Tuttavia, la sensazione è che entro un paio d’anni le pressioni dell’Air Force (che nelle ultime settimane ha più volte sottolineato  come il mantenimento dei WARTHOG causerà un deficit manutentivo per gli F-35, col rischio di ritardarne l’entrata in servizio), avranno la meglio e questi apparecchi verranno ritirati in attesa di un acquirente che, come visto, non sarà facile da trovare, non per le prestazioni e le capacità dell’aereo quanto, piuttosto, per gli ostacoli economici e diplomatici menzionati.


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