A metà luglio 2024 e dopo circa 20 anni di oblio, l’US Navy ha completato con successo le prove a terra del TRAM (Transferrable ReArming Mechanism), ossia un dispositivo concepito per ricaricare in mare le celle verticali del sistema Mk.41 presenti in gran numero sugli incrociatori e sui cacciatorpediniere in servizio.
Le prove a terra si sono svolte a cura della Naval Surface Warfare Center (NWSC) Port Hueneme Division, infrastruttura situata poco a nord delle famose spiagge californiane di Malibu. La concezione, in seno all’US Navy, del dispositivo TRAM risale ai primi anni del XXI secolo, ma aveva trovato l’opposizione dei vertici della Forza Armata, che facevano invece affidamento sulla piccola gru telescopica operante da una delle celle dei moduli ottupli Mk.41 installati sugli incrociatori lanciamissili classe TICONDEROGA e sui cacciatorpediniere classe ARLEIGH BURKE FLIGHT I; tuttavia, il metodo con la gru non fu certificato perché giudicato complicato e pericoloso a causa delle oscillazioni delle unità provocate dal moto ondoso.
Diversi studi condotti fino a qualche un anno fa hanno evidenziato i vincoli imposti alle prevedibili operazioni ad elevata intensità condotte da unità maggiori di superficie statunitensi, costrette a rientrare in un porto sicuro per ricaricare i complessi Mk.41 dopo aver usato una gran quantità di ordigni contraerei, antimissili balistici e da crociera. Considerando unicamente i BURKE, va ricordato che ciascuno di essi ha una dotazione complessiva di 96 celle verticali: un impiego massiccio di missili superficie-aria per contrastare ripetuti attacchi di saturazione – o anche l’uso di ordigni da crociera per ingaggiare più volte bersagli situati in profondità in un territorio ostile – potrebbe quindi provocare un rapido esaurimento della predetta dotazione e obbligare l’unità ad abbandonare la sua posizione e rientrare in un porto, forse anche lontano, per ricaricare le celle.
Per questo motivo, e in previsione di un futuro non esattamente ottimistico in termini di stabilità e sicurezza regionale e interregionale, all’edizione dell'American Society of Naval Engineers Combat Systems Symposium svoltasi a febbraio 2023, il Segretario dell’US Navy, Carlos Del Toro, ha enfatizzato come lo sviluppo di un dispositivo TRAM sia diventato una delle priorità principali della Marina Statunitense, dando praticamente il via alle attività di cui la conclusione con successo delle prove a terra rappresenta certamente un traguardo importante. Sebbene la NSWC Port Hueneme Division non abbia divulgato informazioni tecniche sul TRAM, dalle foto pubblicate si nota l’utilizzazione di attrezzature non dissimili da quelle per il trasferimento di materiali solidi pesanti installate sui rifornitori polivalenti di squadra in servizio con il Military Sealift Command/MSC e impiegate appunto per il rifornimento delle unità combattenti di superficie. Dalle foto si desume inoltre che ciascun contenitore (contenente 1o 4 missili in funzione del modello di ordigno) viene agganciato a 2 grossi anelli intestati su un lungo braccio mobile, possibilmente collegabile ai portali di rifornimento laterale presenti sui rifornitori e sulle unità combattenti. Non è noto quale sia stata la velocità di rifornimento di un modulo ottuplo Mk.41, né quanti missili siano stati riforniti in occasione dei test a terra, ma le dichiarazioni ottimistiche dei responsabili dell’NSWC lasciano intendere che, a valle delle risoluzione dei non facili problemi legati al moto relativo fra unità rifornitrice e unità rifornita, l’impiego del TRAM in mare potrà incrementare ampiamente sia la flessibilità operativa e logistica di un gruppo navale, sia la capacità di ingaggiare con successo un gran numero di bersagli.
Evidentemente le lezioni apprese dalle operazioni in Mar Rosso e le prospettive di un inasprimento della competizione politico-militare nell’Indo-Pacifico hanno rappresentato altrettanti stimoli per procedere con lo sviluppo materiale del TRAM, la cui evoluzione sarà dunque interessante da seguire.
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