RIVISTA ITALIANA DIFESA
Allo IAI un convegno sull’artiglieria nei conflitti ad alta intensità 14/06/2024 | Eugenio Po

Lo scorso 11 giugno, presso la sede dell’Istituto Affari Internazionali, si è svolto un convegno dedicato all’importanza dell’artiglieria nei conflitti ad alta intensità, legato alla presentazione di uno studio dal titolo: “Artillery in present and future high intensity operations”.

Lo studio, curato dal Dott. Elio Calcagno dello IAI, insieme al Dott. Miccolò Murgia, sempre dello IAI (e con un contributo anche dello scrivente), partendo dalle risultanze del conflitto in Ucraina, ha analizzato la situazione italiana e quella di Francia, UK e USA (con una breve trattazione anche della componente navale). All’evento, moderato dalla Dott.ssa Flavia Giacobbe, ha fatto una breve introduzione il Vicepresidente dello IAI, Prof. Michele Nones.

Il convegno ha visto poi interventi da parte del Gen. Claudio Di Leone, Direttore della Direzione Armamenti Terrestri (DAT) di Segredifesa, dell’Ing. Lorenzo Mariani, Condirettore Generale di Leonardo, dell’Amm. Giuseppe Berutti Bergotto, Sottocapo di Stato Maggiore della Marina, dell’Amm. Fabio Agostini, Capo Reparto Pianificazione ed Esercitazione del COVI (Comando di Vertice Interforze) e del Gen. Carlo Lamanna, Comandante di COMFORDOT (Comando per la Formazione, specializzazione e Dottrina dell'Esercito).

Il Dott. Calcagno ha introdotto il tema illustrando le risultanza più significative dello studio, che sarà reso disponibile nelle prossime settimane. Come noto, il conflitto ucraino ha visto un impiego estremamente massiccio dell’artiglieria, anche per supplire alle mancanze nel campo del potere aereo. Tale impiego ha evidenziato un gap sia qualitativo, sia quantitativo delle capacità dei Paesi occidentali e della NATO rispetto a quanto la Russia è stata in grado di impiegare. L’uso massiccio dell’artiglieria ha portato a un notevole consumo del munzionamento con conseguenti problemi di produzione e approvvigionamento. Secondo il Sottosegretario alla Difesa, On. Matteo Perego di Cremnago, il conflitto in Ucraina ha riportato l’attenzione della politica nei confronti dei temi della Difesa. Il Sottosegretario ha anche evidenziato la necessità di rendere molto più rapido e snello il processo di acquisizione di nuovi sistemi, oltre ad auspicare lo scorporo delle spese per la difesa (il famoso 2% del PIL che per l’Italia resta un traguardo molto lontano: NdR) dal computo dai parametri del patto di stabilità europeo (una proposta “caldeggiata” dal Ministro della Difesa Guido Crosetto).

Il Sottocapo di Stato Maggiore della Marina, Amm. Berutti Bergotto, ha invece sottolineato come la Marina Militare sia da sempre convinta dell’importanza dell’artiglieria a bordo delle navi e questa convizione si conferma anche in ottica futura. Per la Marina Militare, infatti, le artiglierie sono importanti, non solo per il tiro di anti-superficie ma anche per la difesa contro bersagli aerei, nell’ambito di una difesa antiaerea/antimissile stratificata. L’artiglieria navale, secondo l’Ammiraglio, offre una notevole flessibilità (per colpi di avvertimento, per intercettare UAV ed USV, ecc..) ed economicità: la diffusione di droni dal costo molto ridotto ha fatto sì che l’artiglieria si sia dimostrata la soluzione maggiormente costo/efficace.

Il Gen. Carlo Lamanna, Comandante di COMFORDOT, ha ricordato che, dopo 30 anni di operazioni di counter insurgecy, e counter terrorism, il ritorno alle operazioni convenzionali ha portato ad un generale potenziamento dell’artiglieria. La risposta a questi cambiamenti da parte dell’Esercito è stata piuttosto rapida, tanto che proprio di recente è stato creato un nuovo reggimento, il 3º Rgt. Supporto al Targeting BONDONE, reparto destinato a incrementare le capacità nel campo dell’acquisizione obiettivi e del targeting. Anche a livello operativo e di impiego nel futuro dell’EI l’artiglieria sarà utilizzata come pedina di manovra (e non più come unità di supporto alla manovra). Il Gen. Lamanna ha ricordato come l’artiglieria, per l’EI, comprenda sia l’artiglieria terrestre, sia l’artiglieria controaerei, una capacità, quella AA, che resta fondamentale come è dimostrato anche da quanto sta accadendo in Ucraina.

L’Amm. Fabio Agostini, Capo Reparto Pianificazione ed Esercitazione del COVI, ha invece affrontato il tema dell’artiglieria in chiave interforze e multidominio. L’interoperabilità nel campo del Comando e Controllo e nel targeting (ma anche nei sistemi di interfaccia dei sistemi d’arma) tra le varie Forze Armate resta un settore da migliorare. In sintesi, l’Ammiraglio ha auspicato una maggiore sinergia tra le Forze Armate, una maggiore integrazione nei 5 domini, e l’impiego di sistemi di Comando e Controllo adeguati che siano in grado di bilanciare tra le necessità di accentramento delle decisioni e le esigenze di delega a livello locale.

Invece, il Gen. Di Leone, alla guida della DAT, dopo un breve excursus sui nuovi programmi dell’EI nel settore artiglieresco, ha voluto evidenziare come l’Italia abbia da molto tempo perso molte delle proprie capacità tecnologiche in questo campo. L’ultimo grande risultato, a livello progettuale e tecnico, è stato infatti lo sviluppo e la realizzazione dell’obice da montagna da 105/14 mm Mod. 56 (ideato dal Generale Salvatore Fuscaldi dell’allora Servizio Tecnico di Artiglieria): successivamente l’Italia ha assunto un ruolo, tutto sommato, “secondario” (il cuore – inteso come balistica, munizione e canna - dei nuovi sistemi di artiglieria europei è stato infatti concepito all’estero). Il Gen. Di Leone, ha inoltre ricordato come, accanto alla rincorsa al munizionamento di artiglieria che manca, bisognerebbe pensare anche ad altri componenti: per esempio le canne di obici e cannoni. Anch’esse, infatti, dopo un uso prolungato, come è quello in Ucraina, devono essere rimpiazzate. Ebbene, anche su questo versante, e non solo su quello del munizionamento, il nostro Paese non è “messo molto bene”: non abbiamo acciaierie in grado di produrle (e non siamo in grado di cromare le canne, se non con grandi difficoltà), insomma la supply chain in questo campo è molto carente.

L’Ing. Lorenzo Mariani, Condirettore Generale di Leonardo, ha invece sottolineato come, la grande azienda italiana sia presente nel campo della realizzazione di artiglierie sia in campo terrestre e sia in campo navale. In particolare in campo navale, grazie anche alle capacità di pianificazione della MM, Leonardo dispone di una serie di prodotti di eccellenza, esportati in tutto il mondo. Secondo l’Ing. Mariani, riallacciandosi a quanto sostenuto dal Gen. Di Leone, la supply chain per l’industria costituisce un grande problema, legato strettamente ai problemi delle PMI, super specializzate subfornitrici dei grandi gruppi: 2 elementi questi ultimi che potranno essere risolti solo nel lungo periodo. Infine, ha concluso Mariani, per l’industria è fondamentale l’incremento dei fondi della difesa, arrivando quanto prima al 2% del PIL, si tratta di un elemento ineludibile senza il quale l’industria non è in grado di operare quei potenziamenti richiesti dalle Forze Armate.

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