RIVISTA ITALIANA DIFESA
Israele vs Libano, si avvicina la guerra? 06/06/2024 | Pietro Batacchi

La situazione sul fianco nord di Israele, lungo il confine con il Libano, si è ormai deteriorata al tal punto che la probabilità di guerra aperta tra IDF ed Hezbollah si fa sempre più alta.

Una serie di indicatori del resto andrebbero in tale direzione. Il partito di Dio ha aumentato la quantità e qualità dei suoi attacchi contro obbiettivi militari e civili nel nord di Israele. Nel mese di maggio Hezbollah ha lanciato oltre 1.000 razzi contro il territorio dello Stato Ebraico, aumentando di fatto la pressione su tutte le comunità e gli insediamenti ancora non sfollati e sul dispositivo di basi e posti di osservazione delle IDF lungo il confine. Più frequente anche l’uso dei droni kamikaze, come nel caso dell'attacco al sito di Hurfish, mentre è di oggi un video che conferma la distruzione, ad opera di un missile anticarro ALMAS-3 di fabbricazione iraniana, accreditato di una gittata fino a 10 km e dotato di profilo top-attack, di un lanciatore del sistema anti-razzo/anti-missile IRONE DOME (in foto un fotogramma del video). Un colpo veramente duro per gli Israeliani, considerando l’importanza del sistema nel dispositivo pluristrato posto a difesa di Israele. Tra l’altro, ci è pure sembrato di notare che nelle ultime 2 settimane lo stesso IRONE DOME abbia fatto più fatica a rintuzzare il numero crescente degli attacchi del Partito di Dio. Del resto le munizioni e le scorte non sono infinite per nessuno.

Le IDF, dunque, rispondono colpendo il Libano con l’Aviazione non solo nella fascia a sud del fiume Litani, ma anche a nord dello stesso fino alla Valle della Bekaa, storica roccaforte di Hezbollah. Il numero di attacchi si aggira su una media giornaliera di 10-15, numero al quale va aggiunto il “lavoro” dell’artiglieria coordinata e guidata dai droni. Insomma, la situazione è incandescente. In tale direzione va anche la decisione del Governo israeliano di portare da 300.000 a 350.000 il numero dei riservisti mobilitabili: una decisione evidentemente che tiene conto dello stato delle operazioni a Gaza – a Rafah ma anche in altri parte della Striscia (come a Jabalya) dove Hamas e i gli altri gruppi palestinesi ricompaiono come vere e proprie “metastasi” – e delle necessità del fronte nord.

Al momento, le IDF hanno dispiegato sul fianco nord 3 brigate - 2 della Riserva e una della componente attiva (la 188ª Brigata Corazzata, 36aDivisione) – e ben 10 sono ancora impegnate dentro o attorno a Gaza. Il resto delle forze sono in addestramento e/o ricondizionamento. In particolare, in preparazione per un’eventuale azione a nord dovrebbero esserci la Brigata di fanteria GOLANI e la Brigata di fanteria ETZIONI (Riserva) della 36ª Divisione, la 205ª Brigata Corazzata (Riserva, su MERKAVA Mk 3), la 226ª (paracadutisti, Riserva) e la 228ª (fanteria, Riserva), appartenenti invece alla 146a Divisione (Riserva). Per cui difficile prevedere un’azione in Libano su larga scala prima di un mese/mese e mezzo.

Ma “entrare” in Libano e impantanarsi, non chiudendo la partita nel giro di un mesetto, sarebbe un boomerang per lo stesso Israele, considerando il conto economico di una guerra che si trascina ormai da 8 mesi: la necessità di mantenere i riservisti mobilitabili, sottraendoli di fatto alle normali attività economiche in un Paese in cui il fattore umano è limitato ed è dunque il fattore per eccellenza, senza dimenticare la logistica. Carburante, stipendi, cibo, consumo delle munizioni.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, basta dare alcuni numeri: un intercettore TAMIR dell’IRONE DOME costa tra i 50.000 e i 60.000 dollari a “pezzo”; per lo STUNNER, l’intercettore del sistema DAVID’S SLING, siamo quasi a 2 milioni a “pezzo”; e per l’ARROW 3 siamo attorno ai 5 milioni di dollari a “pezzo”. Numeri che pesano e che incidono su una società già profondamente lacerata al suo interno.

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