RIVISTA ITALIANA DIFESA
Cinquanta milioni l’anno per il Polo Nazionale della dimensione Subacquea 03/06/2024 | Pietro Batacchi

Lo scorso 27 marzo sono stati pubblicati dalla Marina Militare (MM) i primi 4 bandi di ricerca tecnico-scientifica volti ad acquisire una serie di proposte di progetto nell’ambito delle attività svolte dal Polo Nazionale della dimensione Subacquea (PNS), inaugurato nel dicembre del 2023 presso l’Arsenale di La Spezia come vero e proprio incubatore sperimentale per la ricerca e gli studi nel campo della subacquea.

Gli oggetti dei bandi, che consistono in diversi studi, sono i seguenti: “Studio e sviluppo di algoritmi software per la localizzazione di bersagli subacquei”; “Studio e definizione di interfacce standard per il lancio, recupero e interazione tra veicoli autonomi subacquei e piattaforme cooperanti”; “Studio e sviluppo di un’infrastruttura di rete subacquea”; “Studio sulla gestione e ottimizzazione dell’energia nei sistemi autonomi subacquei”. Nel mese di luglio è prevista la selezione delle proposte ed il via ai relativi progetti dovrebbe arrivare in autunno. Il PNS vede così la sua attività entrare nel vivo, ma al momento mancano ancora le risorse “vere” per potenziarne le infrastrutture ed incrementarne il potenziale di innovazione e incubazione tecnologica, rendendolo così un vero e proprio asset strategico nazionale.

Ad oggi, infatti, sono solo 3 i milioni investiti nel PNS: un paio da parte della Marina Militare ed un altro stanziato dalla Legge di Bilancio 2024. È, chiaro che con queste risorse non si va da nessuna parte. Se realmente si vuole fare della subacquea un’eccellenza occorre investire molto di più. Quanto?

Lo abbiamo chiesto a Carlo Festucci, Segretario Generarle dell’AIAD, fortemente impegnata nell’ambito del PNS, secondo il quale sarebbero necessari “500 milioni in 10 anni, ovvero 50 milioni all’anno, per rendere il Polo un soggetto realmente strategico capace di garantire al nostro Paese una leadership di settore a livello internazionale”. Del resto lo sappiamo ormai tutti quanto sia importante oggi proteggere i cavi e le condotte, esplorare e difendere l’ambiente sottomarino, monitorare gli alti fondali e le dorsali, e così via, secondo una logica che realmente possiamo considerare sistematica ed interagenzia. Come ci ricorda sempre Festucci, infatti, “la dimensione subacquea non riguarda solo la Difesa, ma il sistema Paese nel suo complesso. Per questo i citati 50 milioni di euro annui dovrebbero essere messi sul piatto non solo dal Dicastero di Via XX Settembre, ma anche dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dal Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare. Ci stiamo, pertanto, accingendo come AIAD a scrivere una lettura ai Dicasteri in questione per richiederne un tale impegno finanziario”. Vedremo quali saranno le risposte che il Governo vorrà dare, considerando, appunto, la natura “sistemica” del PNS.

E poi c’è la questione dell'operatività e della gestione dei bandi. “Sicuramente bisogna partire dall’architettura e dal mosaico di insieme, per dare vita a 4-5 bandi che siano correlabili e che siano in grado col tempo di dar vita ad una capacità rispondente alle esigenze della Marina Militare e del sistema Paese”. Concentrare le risorse, dunque, in maniera organica e omogenea. Tra l’altro, in questo sforzo, un ruolo molto importante potrebbe essere svolto anche dalla Fondazione. “Quest'ultima è un’entità collaterale al PNS, di cui si sta ultimando lo statuto e che raccoglie i fondi dei soci (le aziende essenzialmente), nel cui ambito “i progetti potrebbero essere portati avanti in maniera più rapida tenendo conto che in questo caso non è necessario, a differenza dei bandi del PNS, seguire la disciplina del codice degli appalti”, conclude Festucci.

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