RIVISTA ITALIANA DIFESA
Droni e ATACMS, e l’Ucraina regge 27/05/2024 | Pietro Batacchi

Se non ci fossero i droni, probabilmente in questo momento l’offensiva russa in Ucraina sarebbe stata molto più profonda.

I numeri, e i dettagli, poi li troverete su un pezzo dedicato a droni e fanteria – a cura dello Scrivente – che uscirà su RID 7/24, però già da ora possiamo dire che grazie agli “sbarramenti selettivi” con i droni kamikaze, FPV o chi per essi, gli Ucraini sono riusciti in parte a compensare l’inferiorità nel campo del munizionamento di artiglieria e ad imporre un costo di rilievo alle avanzate russe.

I Russi hanno ottenuto una serie di successi tattici, in particolare ad ovest di Avdiivka, ma ancora non sono stati capaci di cogliere il successo operativo. Troppo costosi gli attacchi: i droni rilevano e colpiscono, o guidano il fuoco di altri erogatori, e sono pervasivi monitorando e tracciando tutto ciò che si muove a terra. Il punto è proprio questo: la persistenza e flessibilità del drone rendono la catena di ingaggio tremendamente più efficace e l’offensiva meno conveniente. I tempi sono molto più stretti e la reazione arriva quasi istantaneamente: e poco importa se questa proviene dall’artiglieria o da uno “sciametto” di FPV. Non solo, con gli attacchi condotti con droni a lungo raggio contro le raffinerie, gli Ucraini stanno influenzando il prezzo di benzina e gas in Russia, e, dunque, la percezione del cittadino/consumatore al di là del confine. E, dato ancor più rilevante, lo stanno facendo a bassi costi, dunque in maniera assolutamente sostenibile.

E poi, da oltre un mese ormai, sono tornati anche gli ATACMS, in buon numero a giudicare dal numero degli attacchi e dalla quantità di missili utilizzati finora, che colpiscono con le testate caricate a grappolo siti della difesa aerea e punti di concentrazione. Un’altra batteria di S-400 russa è stata completamente distrutta qualche giorno fa nel Donetsk occupato, e la Crimea viene regolarmente bersagliata con la strategia del carciofo. Lo scriviamo da sempre: la Crimea è troppo esposta e poco profonda, e colpirne sistematicamente obbiettivi strategici ne degrada progressivamente le difese e alla fine tutto ciò impatta sul già faticoso sistema logistico russo. La Crimea è difatti fondamentale per il supporto del dispositivo russo a Kherson e a Zaporizhzhia.

Gli Ucraini devono reggere per i prossimi 2-3 mesi, difendendosi e attuando una strategia indiretta, poi da settembre l’afflusso di nuovi aiuti andrà a regime, arriveranno gli F-16 e potrebbero sentirsi sul campo anche i primi benefici della nuova mobilitazione. Dagli esiti di quest’ultima dipenderà molto del futuro dell’Ucraina. La sensazione è che questa guerra abbia ancora molto da dire, in tutti i sensi.

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