RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Russia certifica l'impiego del missile Kh-38 nelle operazioni ucraine 22/05/2024 | Andrea Mottola

A giudicare dai recenti video pubblicati dalle Forze Aerospaziali russe (VKS), nel corso delle ultime 2/3 settimane la Russia ha certificato l’impiego di missili aria-sup supersonici Kh-38M nelle operazioni ucraine. 

In realtà, il loro utilizzo è parzialmente documentato dalla fine del 2023, quando alcuni video ed immagini non ufficiali facevano riferimento ad impieghi contro obiettivi ad alto valore strategico. Tuttavia, prima della pubblicazione dei video ufficiali delle VKS – risalenti a 2 settimane fa - che li ritraggono a bordo dei bombardieri tattici Su-34 FULLBACK, non era stato possibile certificarne con assoluta certezza l’impiego, o quantomeno, la loro precisa tipologia. Relativamente a quest’ultimo aspetto, le suddette immagini video documentano la presenza – e il probabile utilizzo - della variante equipaggiata con un sistema di guida terminale – in aggiunta al classico sistema di navigazione inerziale/Glonass - basato su seeker laser semiattivo e denominata Kh-38ML.

Tale versione richiede l’illuminazione del bersaglio da parte del pod di designazione laser presente sul velivolo, oppure da una diversa piattaforma (UAV) o, ancora, da truppe presenti a terra ed equipaggiate con illuminatore laser. In tutti questi casi l’illuminazione deve essere continua, vale a dire mantenuta fino all’impatto col bersaglio, e avvenire ad una distanza abbastanza ravvicinata dall’obiettivo (diciamo, entro la linea dell’orizzonte), il che esporrebbe la piattaforma di rilascio o eventuali truppe terrestri (come detto in passato, sono rarissimi gli impieghi di JTAC o similari da parte russa che non dispone di un reale corrispettivo di tali operatori) a rischi di abbattimento o di localizzazione.

Alla luce di tali elementi, e analizzando le tattiche russe modificate dopo le ingenti perdite subite nel corso dei primi mesi dell’invasione ucraina, ben prima dell’arrivo dei sistemi antiaerei occidentali, è estremamente probabile che la modalità d’impiego implichi la presenza di un UAV – probabilmente ORLAN - per il targeting del bersaglio. Ciò consentirebbe al velivolo di allontanarsi dall’area immediatamente dopo il lancio del missile, evitando all’equipaggio di esporsi alle eventuali difese aeree ucraine poste a protezione di bersagli che, quasi sempre nei casi di suddetti possibili impieghi parzialmente documentati dei Kh-38, rappresentavano obiettivi ad alto valore strategico (ponti, attraversamenti fluviali improvvisati, edifici impiegati come basi di appoggio o centri di comando).

Oltre alla citata variante a guida laser semiattiva, il Kh-38 può essere equipaggiato con seeker infrarosso (Kh-38MT) o radar attivo (Kh-38MA). Inoltre, in aggiunta alla classica variante dotata di testata ad alto potenziale/frammentazione da 250 kg, esiste una versione ottimizzata per bersagli corazzati con testata cluster (la Kh-38MK) che rilascia submunizioni per l'eliminazione "individuale" di carri armati o altri veicoli. Tuttavia, ad oggi, non c’è la possibilità di confermare l’impiego in Ucraina per nessuna di queste versioni.

Indipendentemente dalla tipologia dei Kh-38, ciò che va evidenziato è l’ufficializzazione del loro impiego – di fatto, quasi sempre i video pubblicati dai Russi fanno riferimento ad operazioni ucraine e lo sdoganamento di nuovi o rari armamenti avviene dopo un loro frequente e precedente utilizzo – che va a collocarsi in quell'incremento nelle capacità di strike stand-off dei propri velivoli tattici (il Kh-38 è accreditato di una gittata di 40/45 km), finora perlopiù focalizzata sull’ormai consolidata integrazione di kit UMPK per la trasformazione di bombe a caduta libera in ordigni plananti. Sebbene la suddetta gittata non offra incrementi sensibili in temini puramente chilometrici (le UMPK arrivano a coprire 60/65 km), l’impiego dei Kh-38 offre altri benefici. In primis una maggior precisione – elemento spesso mancante nel caso delle bombe plananti, con non pochi casi di ordigni inesplosi e finiti lontano dal bersaglio o in territorio russo – grazie alla guida terminale laser che consentirebbe – condizionale d’obbligo dato che non esistono casi documentati – anche l’ingaggio di obiettivi mobili, laddove le UMPK pare richiedano il caricamento dei dati sul bersaglio prima del decollo. Oltre agli evidenti benefici materiali, i Kh-38 incrementerebbero le capacità di eseguire attacchi di precisione contro i cosiddetti obiettivi “time sensitive” – ripetiamo, anche mobili - collocati oltre il fronte, andando a colmare un’evidente lacuna russa, fermo restando che lo sgancio avvenga in aree poste nei pressi del fronte non adeguatamente protette da SAM dalla difesa aerea ucraina.

Tutti elementi di apicale importanza, anche alla luce della nuova offensiva nella regione di Kharkiv, che presumibilmente porterà gli aerei d’attacco russi ad operare più frequentemente in prossimità delle difese aeree ucraine. I suddetti benefici, tuttavia, troverebbero reale riscontro a condizione che venga impiegato un numero significativo di missili. Su tale aspetto bisognerà vedere se le capacità produttive dell’industria russa continueranno a riuscire a soddisfare il rateo di produzione considerato necessario, nonostante le sanzioni internazionali che ne ostacolano – ma non riescono ad impedire – l’accesso alle componenti occidentali ad alta tecnologia necessarie per la produzione di tali ordigni.

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