RIVISTA ITALIANA DIFESA
Alcune valutazioni sulla puntata offensiva russa nell’Oblast di Kharkiv 12/05/2024 | Igor Markic

Nella notte fra il 9 e il 10 maggio, i Russi hanno lanciato un’operazione ad armi combinate che ha visto l’impiego di artiglieria, attacchi aerei e MLRS sulla cittadina di confine di Vovchans’k e su molti altri insediamenti minori situati a nord dell’Oblast di Kharkiv. Le operazioni sono iniziate verso le 05:00 del mattino del 10 maggio, e hanno visto l’impiego di almeno 4 battaglioni meccanizzati che sono riusciti a catturare, con relativa facilità, i villaggi di confine ucraini di Strilecha, Krasne, Pyl’na e Borysivka. Alle ore 13:00, poi, le forze russe sono avanzate verso il villaggio di Pletenivka, appena a nord di Vovchans’k, ma qui sembra che l’attacco sia stato respinto, mentre nei confronti degli altri citati villaggi i combattimenti sarebbero al momento ancora in corso. Vovchans’k, in particolare, rappresenta l’insediamento principale dell’area, nonché quello dall’evidente priorità in quest’incursione russa; per questa ragione, le autorità del luogo sarebbero impegnate in una complessa opera di evacuazione dei residenti civili. Tuttavia, come si diceva, al momento la città risulta essere ancora saldamente in mano ucraina.

Nel complesso, è improbabile che la profondità dell’incursione russa abbia superato i 3 km dal confine. È comunque possibile che tale pur modesta penetrazione sia stata facilitata non soltanto dall’approccio ad armi combinate impiegato dai Russi – messo in atto con una maggiore coordinazione rispetto a quanto solitamente fatto in 2 anni di guerra – quanto anche da continue operazioni di ricognizione e di diversione condotte dalle forze speciali russe da diverse settimane a questa parte, le quali hanno spinto il Governo Ucraino a intraprendere, già dallo scorso 11 aprile, l’evacuazione dei residenti di ben 47 insediamenti nei distretti di Kharkiv, Izyum e Bohodukhiv. Tali operazioni di evacuazione sono seguite a una dichiarazione rilasciata il 10 aprile dallo stesso Presidente Zelensky, che aveva parlato di un crescente schieramento di forze russe lungo il confine settentrionale dell’Oblast, dicendosi preoccupato di una possibile offensiva russa rivolta verso Kharkiv o verso Sumy, situata a nord di Kharkiv e distante una ventina di km dal confine. Nelle settimane successive, commentatori e analisti sono effettivamente giunti a confermare la presenza di circa 50.000 militari negli Oblast russi di Belgorod, Kursk e Bryansk.

Media russi, ucraini e internazionali stanno accogliendo queste notizie in modo chiaramente molto diverso tra loro, e le reazioni oscillano tra il compiacimento e il panico. Qualcuno arriva a vedervi un’azione “diversiva”, subordinata in realtà a uno sforzo offensivo maggiore e di portata ben più ampia. A noi, in realtà, pare che l’incursione non costituisca che una risposta speculare ad azioni simili che l’Ucraina ha condotto, a più riprese, ai danni degli Oblast russi summenzionati nel corso degli ultimi mesi, e che hanno avuto come protagoniste unità di dissidenti russi filo-ucraini. L’incursione in questione ci pare difatti altrettanto insignificante, e, anche supponendo che i 50.000 uomini venissero “gettati nella mischia” per puntare su Kharkiv o su Sumy, il loro numero ci continua a sembrare insufficiente non soltanto per l’assalto diretto a dette città, quanto anche per il solo superamento degli allestimenti difensivi ucraini, che di certo si sono fatti ben più articolati e complessi di quando le 2 città furono assediate all’inizio della guerra da truppe ben più fresche (ma, d’altro canto, meno esperte) di quelle attualmente impiegate dai russi.

L’iniziativa, però, potrebbe rappresentare l’inizio di una strategia d’impiego alternativa per questi 50.000 uomini, incentrata su una serie di ulteriori raid transfrontalieri o azioni offensive volte a catturare insediamenti ucraini che si trovano entro 10 km dal confine. Data la lunghezza di 700 km del confine ucraino, comunque, i raid russi continueranno molto probabilmente ad essere contenuti con relativo successo dalle forze ucraine, a meno che quelle russe non riescano a identificare qualche debolezza nelle difese prima che gli ucraini riescano a schierare riserve sempre più scarse, sebbene, forse, in procinto di essere rimpinguate, almeno materialmente, dal nuovo pacchetto di aiuti americani.

Alcuni funzionari militari ucraini in contatto con i media stranieri sostengono che le forze russe avrebbero in programma di aumentare le dimensioni di questo gruppo fino a 70.000 persone, ma questo numero sarebbe comunque insufficiente per un'operazione di successo su Kharkiv o Sumy. Non è probabile un'immediata offensiva di terra russa nella zona ma, tuttavia, essa non può essere totalmente esclusa se valutata in una prospettiva di lungo periodo (cioè, a fine estate o nell’autunno del 2024).

Il probabile obiettivo degli assalti di terra transfrontalieri russi è quello di ottenere guadagni politico-strategici, piuttosto che territoriali. A livello strategico, l'obiettivo principale delle forze di Mosca resta, probabilmente, quello di raggiungere i confini amministrativi degli Oblast di Donetsk e Luhansk. Il probabile obiettivo di eventuali ulteriori incursioni su Kharkiv o Sumy sarebbe quello di consentire un guadagno strategico in altre aree di prima linea, costringendo le forze di Kiev a impegnare una quantità ingente di risorse – tra cui quelle degli aiuti occidentali – inevitabilmente richieste lungo le sezioni più attivamente contestate della linea del fronte. A livello politico, invece, a fronte dell’approvazione del pacchetto di aiuti di Washington e in vista del vertice di pace di giugno in Svizzera, le operazioni verso Kharkiv rappresentano, per Mosca, un modo per creare effetti dirompenti e, di conseguenza, ulteriori possibilità di avanzamento per le forze russe.

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