RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ripartono gli aiuti statunitensi all’Ucraina. Adesso la chiave è la Crimea 22/04/2024 | Pietro Batacchi

Dopo mesi di stallo – a dir poco imbarazzante considerando la posta in gioco – la Camera dei Rappresentanti del Congresso americano ha dato il via libera al pacchetto di aiuti per l’Ucraina (che verrà votato domani in Senato, dove l’esito dovrebbe essere scontato).

Il prezzo è stata la spaccatura del Partito Repubblicano – dilaniato tra l’ala tradizionale liberal-conservatrice e quella populista-trumpiana – ma Kiev adesso può respirare un po' meglio, dopo l’affanno degli ultimi 5 mesi. Il pacchetto comprende 23 miliardi di dollari per ricostituire le scorte del Pentagono e una quindicina di miliardi in fornitura diretta attraverso i contractors americani. A breve i primi mezzi e sistemi potranno essere trasferiti all’Ucraina, visto che adesso il Pentagono ha la certezza che le sue scorte saranno rimpinguate, ma bisognerà aspettare settimane e mesi prima che si vedano gli effetti sul campo. Kiev ha però bisogno di missili e contraerea subito.

C’è da scommettere che i Russi cercheranno di approfittare di questa “finestra” per guadagnare quanto più terreno possibile, in particolare nell’Oblast di Donetsk, tentando di prendere Chasiv Yar e andando a minacciare Slovyansk e Kramatorsk. Vorranno far valere la loro superiorità in termini di artiglieria e Aviazione, e punteranno quanto più possibile a indebolire l’apparato economico e industriale dell’Ucraina, colpendo in profondità con missili e droni a lungo raggio: a Kharkiv e Odessa la situazione è a dir poco drammatica, mentre la rete elettrica ed energetica ha subito danni pesanti in tutto il Paese. I Russi hanno intelligence e ricognizioni migliori, e sono in parte anche più precisi e reattivi. Vedono e colpiscono meglio, insomma. E fanno pure più male. Prendiamo, per esempio, i droni GERAN 2: adesso riescono a sfruttare i segnali di opportunità e la rete cellulare ucraina (tramite l’utilizzo di SIM card), in alcuni casi sono stati equipaggiati con datalink per impiego tattico e il carico bellico è stato raddoppiato.

Le forze di Kiev durante questo periodo hanno 2 carte: i droni e la Crimea. Grazie ai droni hanno reso l’offensiva di Mosca lanciata a fine 2023 molto onerosa, con decine e decine di mezzi andati perduti per via degli sciami di FPV. Un attrito che alla lunga pesa, anche se il complesso militare-industriale russo di oggi non è quello di 2 anni fa. E poi c’è la Crimea. Gli Ucraini l’hanno colpita duramente in questi mesi, anche di recente, con l’attacco alla base di Dzhankoi, e ne hanno indebolito in maniera significativa le difese: su 5 batterie di S-400/300 pare ne siano rimaste solo 2. La Crimea è del resto “esposta” alla ricognizione e all’intelligence occidentali, fondamentali per abilitare un certo tipo di operazioni, e non ha profondità: gli obbiettivi sono quelli e la difesa si può ridondare fino a un certo punto. Allo stesso tempo la Flotta del Mar Nero è stata buttata fuori da Sebastopoli e costretta ad arretrare, fino a Novorossiysk. Per cui è essenziale che gli Ucraini ricevano subito armi a lungo raggio, a cominciare dai missili ATACMS. L’obbiettivo è continuare a colpire la Crimea: isolarla, separarla dal Donbas e dalla Russia e renderla il “ventre molle” dell’Operazione Militare Speciale.

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