RIVISTA ITALIANA DIFESA
Israele risponde all’Iran? Una prima analisi 19/04/2024 | Andrea Mottola

A distanza di diverse ore ancora non è chiaro cosa sia esattamente avvenuto sui cieli dell’Iran occidentale questa notte e anche le fonti ufficiali non aiutano a districare la situazione, anzi, la confondono ulteriormente con comunicazioni contrastanti. Tuttavia, in base agli elementi disponibili si possono effettuare un paio di considerazioni.

I fatti

Alle 4.00 ora locale, alcuni siti della difesa aerea iraniana sono stati attivati in seguito all’incursione di non precisati sistemi nei pressi della base aerea di Isfahan (Tactical Air Base 8), sede di uno stormo di intercettori F-14 TOMCAT. Al momento non sono segnalati danni ad infrastrutture, velivoli e sistemi di difesa aerea – in attesa delle immagini satellitari dei prossimi giorni – con gli iraniani che affermano di aver abbattuto 3 oggetti volanti, senza definirne la tipologia, con i propri sistemi contraerei – probabilmente cannoni OERLIKON da 35 mm - responsabili delle presunte esplosioni riferite dai locali. A causa dell’incursione, lo spazio aereo iraniano è stato chiuso per un paio d’ore, con sospensione dei voli dagli aeroporti dell’Iran occidentale (Teheran, Shiraz ed Isfahan) dopo la progressiva cancellazione della NOTAM attivata il 13 in seguito all’attacco su Israele, che sarebbe dovuta durare 10 giorni. Alcune fonti USA affermano che ieri Israele aveva precedentemente informato la Casa Bianca riguardo possibili raid nelle successive 24/48 ore. Oggi, tra l'altro, è il compleanno dell’Ayatollah Ali Khamenei.

Le probabili ipotesi

Tenuto conto della tipologia e della quantità di sistemi impiegati, è poco sostenibile l’ipotesi che vede come obiettivo di tale raid quello di eliminare o degradare le capacità di difesa aerea iraniane. Non risultano, infatti, colpiti aerei, piste o sistemi missilistici, sebbene alcune fonti non confermate parlino dell’eliminazione di un S-200 (forse ad opera di una LM HAROP/HARPY). Al contrario, considerando quanto comunicato dagli iraniani, unitamente alla smentita israeliana, l’ipotesi più probabile è che tale attacco possa essere ricondotto ad attività simili, già effettuate in passato dal Mossad. In almeno 3 occasioni negli ultimi 2 anni, infatti, i servizi israeliani hanno eseguito attacchi (notturni) tramite l’utilizzo di piccoli sciami di 5/10 mini-micro droni (come i ROTEM-L) e/o quadricotteri commerciali equipaggiati con qualche centinaio di grammi di esplosivo o con granate a frammentazione per colpire infrastrutture militari o legate alla produzione/ricerca UAV/missilistica del Regime islamico. Nello specifico, si parla di una struttura di produzione UAV colpita a Kermanshah nel febbraio 2022, un laboratorio di ricerca droni danneggiato nel complesso militare di Parchin il maggio successivo e, infine, una struttura industriale colpita ad Isfahan nel gennaio 2023 (in foto). Tali modalità e sistemi di impiego - che richiedono la necessaria presenza sul posto o, quantomeno, sul territorio iraniano del Mossad (operativi e/o elementi antigovernativi, sulla stregua di quanto notoriamente avviene con personale ucraino/filo-ucraino per l’attacco alle infrastrutture industriali e militari russe, già in passato utilizzati in supporto ad operazioni di eliminazione di scienziati e leader militari iraniani), considerata la scarsa autonomia dei droni citati (50 km nella migliore delle ipotesi) - collimerebbero con gli elementi di fatto attualmente accertati, in particolare la totale assenza di forti deflagrazioni (come detto, quelle udite vanno ricondotte verosimilmente all’impiego dei cannoni antiaerei) e le vaghe informazioni iraniane sui cosiddetti “oggetti volanti” autori del raid. Tuttavia, è possibile che tale operazione possa essere inserita in una sorta di attacco maggiormente “coordinato” con le IDF, che potrebbe aver incluso altre tipologie di UAV, tra cui le munizioni circuitanti HAROP/HARPY che dispongono dell’autonomia adeguata (500/600 km) per raggiungere l’Iran dall’Iraq/Kurdistan iracheno ed infliggere danni maggiori rispetto ai citati mini-micro UAV, o di ordigni semi balistici aerolanciati ROCKS, o di aerobersagli BLUE SPARROW (frammenti compatibili con entrambi sono stati rinvenuti nei villaggi iracheni di Latifiya e Al-Aziziya), e di altri velivoli “esca”, per testare le difese aeree iraniane, valutarne la prontezza operativa, gli eventuali punti deboli, ottenere dati maggiormente aggiornati sull’ordine di battaglia (missilistico ed “elettronico") in vista di un reale attacco. L’impiego di tali esche, che possono variare da droni leggeri a piccoli missili cruise aviolanciati privi di testate (tipo i MALD), che possono essere equipaggiati con dispositivi EW, consentirebbero la raccolta di informazioni importanti per la pianificazione di un possibile attacco per la soppressione delle difese aeree e per incrementare le capacità di sopravvivenza dei vari asset impiegati, l’efficacia della EW e così via. Nell’ambito dello scenario delineato, peraltro, può essere ricondotta l’eliminazione di un sito radar della difesa aerea siriana ad As Suwayda (sud della Siria) avvenuto durante il mini raid, ritenuto “scomodo” in caso di un’operazione aero-missilistica su larga scala.

Altra considerazione che va fatta è quella geografica, in particolare la scelta dell’area di Isfahan. Come detto, la base aere ospita uno stormo di 18/20 caccia intercettori F-14 che, nonostante l’età, rappresentano la punta di diamante della difesa aerea iraniana. A tali velivoli è infatti affidato il compito di rilevare ed abbattere eventuali velivoli ostili o missili da crociera diretti verso il vicino sito nucleare di Natanz. Oltre ai TOMCAT, a protezione di quest’ultima è presente una batteria di S-300PMU-2 presso la base di Isfahan, rischierata negli anni recenti ad integrazione del sistema S-200 posto a difesa della base. Si tratta di uno dei sistemi missilistici operativi più pregiati dell’Iran e, rispetto al quale, per gli israeliani, potrebbe risultare interessante apprenderne il grado di approntamento. Relativamente a tale batteria, alcune immagini satellitari sembrano confermare l'eliminazione del radar di tiro 30N6E2, forse ad opera dei suddetti UAV o di missili balistici ROCKS/BLE SPARROW lanciati da F-15D e/o F-16I, mentre le altre componenti del sistema missilistico - in particolare i veicoli di lancio - sono state disperse in altre aree della base, nei pressi di edifici/caserme.

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