RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gaza, 6 mesi dall’inizio della guerra del 7 ottobre 08/04/2024 | Carolina Paizs

Sono passati ormai 6 mesi dal tragico attacco di Hamas a Israele, definito da RID – e non solo – come l’11 settembre dello Stato Ebraico, date le proporzioni e il danno (umano e simbolico) subito da Tel Aviv.

Le operazioni israeliane nella Striscia, iniziate a circa 20 giorni dall’attacco del 7 ottobre, sono entrate attualmente in una nuova fase: proprio nella giornata di ieri, 7 aprile, le forze di Tel Aviv hanno annunciato di aver ritirato la quasi totalità dei reparti presenti nel settore sud della Striscia. Sul fronte nord, la scorsa settimana, Israele ha invece dichiarato di aver concluso le attività nel complesso ospedaliero di Al Shifa a Gaza City, portate avanti per 2 settimane.

Per ciò che concerne il blocco sud, come si diceva in apertura, nel corso della notte tra sabato 6 e domenica 7 aprile, l’IDF ha ritirato le truppe presenti nel settore dopo 4 mesi consecutivi di operazioni, iniziate nel corso della prima settimana di dicembre e concentratesi principalmente sulla città di Khan Yunis. In questa zona, per tutto il mese di gennaio e all’inizio di febbraio, i reparti israeliani sono avanzati verso l’ospedale di Nasser con l’obiettivo di aggirare, da più lati, l’agglomerato urbano della città e di eseguire, come da spartito, operazioni di rastrellamento al fine di sigillare l’area e le eventuali “vie di fuga” per i miliziani palestinesi. Lo scorso 10 febbraio, alcune fonti palestinesi hanno annunciato che le Forze di Tel Aviv avevano raggiunto i cancelli dell’ospedale e, il 15 febbraio, alcune unità delle forze speciali israeliane dello Shayetet 13 ("Flottiglia 13", unità di forze speciali della Marina Israeliana) sono entrate nel complesso ospedaliero dopo aver ricevuto informazioni sul fatto che gli ostaggi detenuti da Hamas si trovassero nella struttura. Nel corso delle ultime 2 settimane di marzo, le IDF hanno sostanzialmente bonificato tutta l’area di Khan Yunis e consolidato le proprie posizioni nella zona. Così come avvenuto nel nord tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, con il calare dell’intensità degli scontri – fattore dovuto, sostanzialmente, a una riduzione delle azioni di guerriglia – l’Esercito Israeliano ha richiamato le proprie truppe in patria al fine di eseguirne il ricondizionamento o la rotazione. A questo proposito, il Ministro della Difesa di Tel Aviv, Yoav Gallant, ha annunciato che le unità sono state ritirate dall’area di Khan Yunis con l’obiettivo di prepararsi all’offensiva su Rafah: se, già a febbraio, il Governo israeliano aveva rilasciato alcune dichiarazioni relative a un possibile inizio delle operazioni di rastrellamento nella città a cominciare dalla prima metà di marzo, la mancanza di un credibile piano di evacuazione per gli sfollati interni e le pressioni internazionali hanno sostanzialmente posticipato l’intervento, rispetto al quale resta da capire come Tel Aviv gestirà le proprie attività di bonifica, considerata l’altissima concentrazione di popolazione civile rifugiata nella zona. Nonostante la riduzione dell’intensità degli scontri all’interno della Striscia e l’esigenza di focalizzare lo sforzo su Rafah rappresentino fattori determinanti nella scelta di ritirare e ridislocare le truppe sul terreno, sulla decisione israeliana pesano, evidentemente, anche l’eventualità di dover fronteggiare un inasprimento del confronto con Hezbollah, nonché una potenziale risposta di Teheran all’attacco sull’ambasciata iraniana a Damasco, avvenuto lo scorso 1o aprile.

Il termine delle operazioni nel settore di Khan Yunis non indica, comunque, che la zona sia stata completamente ripulita: le organizzazioni palestinesi sono ancora presenti, ma le loro eventuali attività saranno prevalentemente contrastate attraverso raid più mirati, come avvenuto nel settore nord negli ultimi 2 mesi. In quest’area, infatti, nonostante la riduzione dell’intensità degli scontri, le attività di Hamas non si sono spente, e scontri di una certa entità si sono riaccesi sin dalle settimane successive al ritiro dei reparti israeliani. L’intervento ad Al Shifa, iniziato lo scorso 18 marzo, è un chiaro esempio di operazione altamente mirata: in questo caso, le forze israeliane sono intervenute con l’obiettivo di eliminare esponenti di alto profilo di Hamas che, secondo fonti di intelligence di Tel Aviv, stavano dirigendo le operazioni dei miliziani nella Striscia. Nel corso delle operazioni, concluse il 1o aprile, i reparti della della 162a Divisione e dello Shin Bet hanno detenuto più di 500 persone all’interno dell’ospedale, eliminato all’incirca 200 miliziani e sequestrato documenti e armi custodite nelle fondamenta del complesso ospedaliero. Al termine della missione, il Ministro della Difesa Gallant ha confermato che la base di Hamas nell’ospedale è stata smantellata e che le forze israeliane continueranno, appunto, a intervenire tempestivamente e in tutta la Striscia con operazioni di precisione ogni qualvolta le attività dei miliziani palestinesi si acutizzeranno.

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