Il conflitto fra Russia e Ucraina, ormai in corso da oltre 2 anni, appare paradigmatico quale palcoscenico per la validazione sul campo dei velivoli a controllo remoto, massicciamente usati da entrambi i contendenti, in larghissima prevalenza nello scenario aeroterrestre.
Così, la guerra fra Ucraina e Russia è diventata anche una guerra di droni, contenente anche dimensione marittima, a tratti più pubblicizzata della dimensione terrestre, e di cui la prima testimonianza evidente è stata l’azione diversiva compiuta da alcuni droni ucraini, conclusasi il 14 aprile 2022 con l’affondamento dell’incrociatore lanciamissili MOSKVA.
Sebbene non sia disponibile la documentazione ufficiale degli eventi, almeno una fonte governativa ucraina ha dichiarato la presenza sul mare di 1 o forse 2 droni TB-2 BAYRAKTAR prodotti in Turchia, utilizzati come esca per attirare i sistemi di difesa contraerei del MOSKVA - ammesso che fossero correttamente funzionanti - e permettere così ai missili NEPTUNE di arrivare indisturbati sul bersaglio.
Esattamente 11 mesi dopo l’affondamento del MOSKVA, una nuova conferma dell’impiego di droni sul mare è venuta dalla collisione provocata il 14 marzo 2023 da un caccia russo Su-27 FLANKER contro un MQ-9 REAPER dell’USAF in volo sul Mar Nero: nella versione smentita da Mosca, ma confermata da Washington grazie anche al video ripreso dal REAPER, il caccia russo lo ha dapprima inondato con carburante e poi “colpito” collidendo con l’elica.
A quel punto il REAPER è diventato ingovernabile, obbligando il suo pilota/controllore ad attivare le procedure per farlo precipitare nel Mar Nero, in un punto a 75-80 miglia a sudovest dalle coste della Crimea, su un fondale di circa a 1.300 m: la documentazione disponibile ha appurato che la collisione provocata dal FLANKER è avvenuta all’esterno dello spazio aereo russo e il REAPER è stato fatto precipitare in acque internazionali.
Non è nota la base di partenza del REAPER, ma è noto che l’USAF li impiega sia dal territorio romeno (base di Campi Turzii) sia dalla base aeronavale di Sigonella, per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione dal mare già molto tempo prima dell’aggressione russa all’Ucraina. La Marina Russa si è attivata per tentare di recuperare il REAPER mobilitando alcune unità della Flotta del Mar Nero: tuttavia, non si hanno dati circa gli esiti di tale operazione. D’altra parte, non è un mistero che le missioni sul mare dei velivoli unmanned occidentali avevano subito un incremento esponenziale dall’inizio del conflitto, coinvolgendo anche gli RQ-4 GLOBAL HAWK dell’USAF, anch’essi di base a Sigonella, noti come FORTE 10 e FORTE 11, e impiegati massicciamente - sul mare - sin dalle prime ore delle operazioni per fornire a Kiev informazioni preziose sulla localizzazione delle forze russe.
La testimonianza più recente della presenza di un FORTE in volo sul Mar Nero si è infine avuta con l’attacco da parte di mezzi di superficie ucraini contro la nave da sbarco russa CESAR KUNIKOV, occorso il 14 febbraio 2024.
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