RIVISTA ITALIANA DIFESA
Un altro colpo alla flotta A-50? 10/03/2024 | Igor Markic

Nella notte fra l’8 e il 9 marzo un drone ucraino avrebbe colpito un A-50 che i tecnici della ROSTEC, assai probabilmente, stavano cercando di riportare in condizioni operative. L’attacco ha interessato la base aerea di Taganrog, situata nell’Oblast di Rostov, più o meno a circa 130 km dalla linea del fronte. Particolare degno di nota, questa base è pesantemente difesa da batterie contraeree di S-300, che però non sono riuscite a fermare tutti i droni attaccanti. Le immagini satellitari mostrano danni all’entrata dell’hangar dove l’aeroplano sarebbe stato sottoposto ai lavori di ricondizionamento in volo, ma non vi al momento certezza su entità del danno. L’Aeronautica Russa ha cominciato la Guerra in Ucraina con un totale stimato di 9 A-50 realmente operativi, e riconducibili variamente alle versioni M o U (quella più moderna). Un primo esemplare venne distrutto in un aeroporto bielorusso lo scorso anno da un drone ucraino. Altri 2 esemplari sono stati abbattuti quest’anno al largo delle coste del Mar d’Azov, rispettivamente il 14 gennaio e il 23 febbraio. Ne rimarrebbero dunque 6 operativi, perché l’A-50 che sarebbe stato danneggiato/distrutto (in ogni caso: bersagliato) a Taganrog deve essere escluso da questo computo, in quanto parte di quel programma crash che i Russi hanno recentemente inaugurato allo scopo di rimettere in servizio i numerosi velivoli che, dopo la fine della Guerra Fredda, sono andati via via decadendo. Si è parlato persino di una ripresa della produzione (terminata nel lontano 1993), ma questo è molto improbabile che possa essere attuato, per quanto il Presidente della ROSTEC si sia detto sicuro del contrario in una recente intervista con la TASS. A noi risulta che l’Il-76, da cui l’A-50 deriva, non venga più prodotto: la fabbrica che ai tempi dell’URSS li produceva si trovava in Uzbekistan, e i tentativi di rifarne un’altra a Ulyanovsk (Russia occidentale) non sono andati sinora a buon fine. L’A-50 è un aereo AEW&C da 300 milioni di dollari, nemmeno lontanamente paragonabile agli AWACS occidentali, di cui a prima vista costituisce una specie di copia. Ciononostante, si pone ancora come un fondamentale moltiplicatore di forza per la VKS. Il suo sostituto A-100, in sviluppo da molti anni, non è mai divenuto operativo, ed è dubbio che lo diventerà a breve. L’Il-22M viene a volte impiegato per sostituire/complementare l’A-50 in alcune funzioni, ma, in realtà, a parte da fungere da ponte radio ad alta capacità, può replicare ben poche delle caratteristiche specifiche dell’A-50 (senza contare che anch’essi vengono attivamente ingaggiati dagli ucraini). Per questo i russi hanno iniziato il detto programma crash di ricondizionamento dei, forse, circa 15-18 A-50 sparsi qua e là per tutta la Russia (il totale degli esemplari entrati in servizio nell’Aeronautica Russa a suo tempo arrivò a circa 24). Non tutti i velivoli sono fermi al suolo. Alcuni ancora volano, sebbene con apparati tecnici oramai degradati, e vengono utilizzati per l’addestramento degli equipaggi. In ogni caso, finché i Russi tenteranno di attuare tale programma di ricondizionamento in posti così in prossimità al braccio offensivo ucraino, c’è da scommettere che assisteremo ad altri episodi come quello in questione. A dir la verità, non è che abbiano molta scelta, perché proprio a Taganrog è situato uno dei pochissimi centri industriali che possono essere impegnati nella modernizzazione degli A-50. Più in generale, appare chiaro come l’episodio va letto alla luce del fatto che l’Ucraina sta da mesi tentando di controbilanciare la sempre più difficile situazione sulla linea del fronte tramite una strategia d’approccio indiretto mirata a degradare, finanche all’interno del territorio russo (o delle zone occupate), i moltiplicatori del potenziale offensivo russo: depositi di carburante; industrie della difesa (soprattutto quelle impegnate nell’elettronica); naviglio della Flotta del Mar Nero; e ora anche A-50, in volo e a terra, operanti e… potenzialmente operabili.


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