La notizia di colloqui fra la Russia e l’Iran circa un’importante fornitura di missili balistici circolava già dal tardo 2022. Ora sembra confermata, e l’accordo sarebbe stato raggiunto a fine del 2023 durante una visita in Iran del Ministro della Difesa russo Shoigu.

Si tratterebbe di ben 400 ordigni, probabilmente ancora da consegnare. A dir la verità, circola la voce che almeno 4 batch sarebbero già giunti in Russia tramite il Mar Caspio, con i restanti missili attesi arrivare tramite un apposito ponte aereo da costituire con una certa imminenza. Non vi sono però indicazioni che tutto ciò sia realmente avvenuto, e il Capo dell’Intelligence Ucraina Budanov ha, anzi, dichiarato il 25 febbraio che la Russia non è in possesso di missili iraniani.

I sistemi in questione sarebbero FATEH-110 (in foto) e ZOLFAGHAR. Il primo è accreditato di una gittata di circa 300 km, mentre il secondo di ben 700 km. Entrambi dispongono di una velocità di Mach 4 (più dell’ISKANDER quindi, ma non del KINZHAL), e sono stati testati operativamente in ben conosciuti casi relativi all’Iraq (anche contro obiettivi americani) e alla Siria.

Di nota imprecisione nelle prime serie, si ritiene che le produzioni più recenti di entrambi i modelli dispongano di un CEP assai più accurato rispetto alla maggior parte dei sistemi per strike a lungo raggio impiegati dai Russi (ISKANDER e KINZHAL inclusi). Ciononostante, almeno nel caso dei FATEH-110, non pare si osservi un profilo di volo tali da renderli immuni ai sistemi contraerei più avanzati di cui è stata dotata l’Ucraina, a cominciare dal PATRIOT, che, in più di un’occasione, ha dimostrato di essere in grado di aver ragione di ISKANDER e perfino KINZHAL. Non si può dire lo stesso dello ZOLFAGHAR, che invece è un sistema a testata separante, intrinsecamente, dunque, capace di presentare problemi di intercettazione anche per i PATRIOT.

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