RIVISTA ITALIANA DIFESA
Ucraina, lo scandalo delle munizioni continua 28/02/2024 | Igor Markic

La promessa dell’Unione Europea di fornire 1 milione di proietti all’Ucraina entro marzo 2024 non sarà rispettata: a Kiev arriveranno solo la metà delle munizioni promesse, circa 524.000 secondo Borrell. 

Il fatidico numero, annunciato lo scorso anno dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera e Sicurezza Europea, Josep Borrell, dovrebbe però essere raggiunto entro la fine dell’anno (obiettivo sul quale è lecito nutrire perlomeno qualche dubbio). Riguardo alle capacità produttive, è recentemente intervenuto il Commissario Europeo al Mercato Interno, Thierry Breton, che durante una visita in Estonia ha affermato che entro l’anno in Europa si produrranno circa 1,4 milioni di proietti d’artiglieria (il 40 % dei quali destinato in realtà a rimpinguare le scorte nazionali dei Paesi membri UE), per passare a 2 milioni nel 2025.

Nel frattempo, la Repubblica Ceca ha rinvenuto circa 800.000 proietti già esistenti e in grado di essere in teoria consegnati nel giro di poche settimane. Si tratta di materiale disponibile in Corea del Sud, Turchia e Sudafrica. Di essi, 500.000 sarebbero calibro 155 mm, e i restanti calibro 122 mm (in questo caso si tratta di munizionamento catturato dalla Turchia in Siria e dal Sudafrica in Angola). Il prezzo sarebbe stato calcolato in circa 2 miliardi di dollari, per il quale Praga ha richiesto un impegno internazionale.

Senonché, si è subito registrato un primo intoppo. La Francia ha immediatamente dato picche, in quanto non vuole danneggiare la propria industria nazionale, dal momento che, dopo mesi durante i quali si è rifiutata di aumentare la propria produzione di proietti, ha recentissimamente annunciato l’intenzione opposta, volendo entrare nell’iniziativa europea finalizzata all’assistenza all’Ucraina in tal senso.

Grecia e Cipro, dal canto loro, hanno mostrato contrarietà alla proposta ceca in quanto fra i possibili Paesi fornitori vi è, per l’appunto, la Turchia.

Il prezzo sarebbe particolarmente vantaggioso, perché si tratterebbe di circa 2.500 dollari a proietto, a fronte dei circa 4.000 dollari del costo medio di un proietto da 155 mm (i prezzi variano, anche sensibilmente, fra i Paesi europei, ma non sono certo giunti agli 8.400 dollari circa calcolati all’inizio del programma europeo di assistenza militare all’Ucraina).

Eppure, soltanto il Canada e la Danimarca, sinora, hanno annunciato di voler aderire alla proposta ceca, con uno stanziamento di 30 milioni di dollari da parte del primo Paese, e di 250 milioni di dollari da parte del secondo (il quale, è bene ricordarlo, si è quasi totalmente privato del proprio parco d’artiglieria per aiutare l’Ucraina, e, inoltre, sta già consegnando circa 15.000 proietti).

È scoraggiante notare come l’ammontare di Paesi europei e/o NATO (o anche altri ancora) non riescano a finanziare quella che pare come una commessa che poi sarebbe in realtà un gap filler, ma che permetterebbe di guadagnare comunque mesi per rimpinguare, con nuove produzioni, le scorte NATO, nonché assicurare successive forniture all’Ucraina. Perché gap filler? Il motivo lo abbiamo già illustrato altre volte su RID. Anche se, nel 2025 (non 2024), si riuscisse a consegnare all’Ucraina un totale di circa 2 milioni di proietti, a conti fatti si tratterebbe di una capacità di erogazione di fuoco giornaliera di soli 5.500 colpi. Le stime in realtà dicono che, se l’Ucraina nei prossimi mesi (quindi nell’arco del 2024) giocasse solo in difensiva, la relativa necessità dovrebbe ammontare ai circa 6.700 proietti al giorno, pari a circa 200.000 colpi mensili (o 2,4 milioni annuali). Pertanto, una supposta fornitura secondo l’iniziativa ceca darebbe respiro per circa 4 mesi (comunque non disprezzabili). Per riprendere invece una vera e propria capacità offensiva di qualche livello, l’Ucraina avrebbe bisogno di ben 11.800 proietti al giorno, pari a circa 354.000 colpi mensili (o 4,2 milioni annuali), cifre similari a quelle di cui i russi, molto probabilmente, disporranno a breve.

Seguiteci anche sul nostro canale Telegram.


Condividi su:  
    
News Forze Armate
COMUNICATI STAMPA AZIENDE