RIVISTA ITALIANA DIFESA
Arabia Saudita, via al World Defense Show 04/02/2024 | Pietro Batacchi

È partita oggi la seconda edizione del World Defense Show, salone della Difesa che si svolge a Riad.

Dopo lo scoppiettante avvio di 2 anni fa, quest’anno il WDS è cresciuto ancora proiettandosi nell’olimpo delle principali mostre della difesa del mondo, pronto a scavalcare per importanza in Medioriente l’emiratino IDEX, di cui, nonostante la mancanza di una parte navale, è diventato a tutti gli effetti un concorrente. I numeri parlano di un 25% di superficie espositiva in più rispetto al 2022, una hall tutta nuova, 23 Paesi, tra cui la Turchia, alla “prima”, ed una statica all’aperto impressionante, che già adesso ha superato in dimensioni e qualità tanto quella di IDEX quanto quella del Dubai Air Show. Insomma l’Arabia Saudita non nasconde certo le sue ambizioni strategiche e militari: non potrebbe essere altrimenti visto che stiamo parlando di uno dei principali big spender militari al mondo e di un Paese che con la Saudi Vision 20230 punta a localizzare il 50% della produzione riguardante beni e materiali della Difesa. Una sfida non da poco se si pensa che oggi le FA saudite importano ben più del 90% dei loro sistemi d’arma, mentre l’industria nazionale, al di là di qualche veicolo, su telaio peraltro occidentale, un pò di meccanica e servizi di supporto, è oggi molto più indietro rispetto a quella emiratina. Lo si vede girando per gli stand: qua non ci sono soggetti di pari livello rispetto, per esempio, ad un cantiere come Abu Dhabi Ship Building (ADSB), piuttosto che ad un affermato veicolista come Nimr, o a una Adasi (droni). Il Principe Mohamed Bin Salman – alias MBS, ovvero il padrone di fatto della Casata visto lo stato di vegliardo di Re Salman bin Abdulaziz – ha voluto comunque imprimere questa sterzata all’Arabia Saudita (KSA, Kingdom of Saudi Arabia) puntando su diversificazione e investimenti ad ampio raggio e, appunto, industria militare, per rendere sempre più indipendente il Regno ed inserirlo da protagonista nel nuovo scenario multipolare. Il cardine di questa strategia è il famosissimo fondo PIF (Public Investment Fund), la cassaforte di Casa Saud e uno dei più importanti fondi sovrani al mondo, di cui lo stesso MBS è Presidente. Stiamo parlando di un soggetto con un patrimonio di circa 800 miliardi di dollari ed investimenti che vanno dall’energia, all’edilizia passando per l’immobiliare, l’elettronica e le comunicazioni, senza dimenticare il calcio, ecc.

Dunque, le ambizioni ci sono e sono legittime, e financo necessarie se si pensa ad uno scenario estremamente complesso, competitivo e insicuro, con una guerra, quella del 7 Ottobre, come ormai l’abbiamo denominata su queste colonne, che impatta con tutte le sue varie diramazioni anche sul KSA: Gaza ha rallentato il faticoso processo di normalizzazione con Israele, riportando in cima alle agende la questione palestinese, poi c’è il rischio di guerra su larga scala in Libano, dove gli interessi sauditi sono tradizionalmente fortissimi, e la crisi del Mar Rosso, con la grana Yemen, nel...giardino di casa. Insomma, il Regno si trova nel bel mezzo di un conflitto regionale che potrebbe avere risvolti ulteriori e ripercussioni ancor più profonde. Il WDS di quest’anno riflette un po' questo particolare e critico momento storico, con l’industria nazionale che cerca di superare i propri limiti e di accreditarsi come un partner credibile per le imponenti Forze Armate saudite. Al momento la strada da fare è veramente molto lunga. Per razionalizzare un po' il settore, aumentandone la massa critica, nel 2017 è stato fondato il conglomerato statale SAMI (Saudi Arabian Military Industries), controllato ovviamente da PIF. Dopo di allora, SAMI ha preso il controllo di diverse aziende locali e stretto partnership a tutti i livelli con le più importanti aziende di settore occidentali cercando di guidare il processo che dovrà portare al raggiungimento del famoso 50% nel 2030 (ognuno ha la percentuale sua…). Oggi SAMI è una realtà consolidata con oltre 5.600 addetti, 5 Divisioni (Aerospace, Land, Sea, Defense Systems e Advanced Electronics) ed un mega padiglione al salone da oltre 3.000 m², che la qualifica come il più grande espositore. Nel complesso, quello saudita è uno dei mercati della Difesa più importanti al mondo, con requisiti che ci sono e che attirano molto.

Accennavamo prima alla Turchia: ebbene le aziende di Ankara hanno fatto letteralmente irruzione al WDS, sull’onda della commessa annunciata la scorsa estate riguardante gli UAV Baykar tipo AKINCI, presentandosi con un padiglione enorme, dominato dagli stand di Otokar e Aselsan. Peraltro alla statica esterna è esposto uno scafo dell’IFV TULPAR su cui è montata la torre HITFACT Mk2 di Leonardo: del resto è nota l’intenzione dell’Esercito Saudita di rinnovare il suo parco mezzi, e Leonardo in questo quadro guarda a Otokar come possibile partner. Massiccia anche la presenza russa – i rapporti tra Riad e Mosca sono molto buoni, anche in ottica BRICS – e cinese, così come quella sudcoreana. Per quanto riguarda l’Italia, l’attenzione verso l’Arabia Saudita è molto alta e l’intenzione è quella di migliorare ulteriormente i rapporti. Lo dimostra il fatto che tra domani e martedì sarà qui il Ministro della Difesa Guido Crosetto, accompagnato dal Segretario Generale della Difesa, Gen. Luciano Portolano, e dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Amm. Enrico Credendino. Le opportunità evidentemente ci sono e sono molto importati, a cominciare dalla seconda tranche di Eurofigheter TYPHOON, con il blocco tedesco che sembra finalmente venuto meno e la grande spinta impressa da BAE Systems che, non dimentichiamo, con BAE Systems Saudi Arabia ha oltre 7.000 addetti nel Regno. La prospettiva è dunque più che mai concreta e si salda con quella di un possibile ingresso di Riad nel GCAP. Poi ci sono le navi, con l’intenzione della Marina Saudita di acquistare almeno altre 4 fregate leggere, dopo le MCCS e i corvettoni AVANTE 2200. Fincantieri propone il design FCX30 – in pratica il tipo DOHA/AL ZUBARAH della Marina del Qatar – nell’ambito di un consolidato pacchetto italiano con CMS e sensori Leonardo, missili MBDA e guerra elettronica di ELTGroup. Un’altra opportunità riguarda gli elicotteri: una ventina di macchine da impiegare sulle unità di recente acquisizione. Ecco, allora, esposto alla statica un NFH-90 qatarino: il modello e la configurazione offerta, appunto, da Leonardo e NHI Industries per soddisfare questo requisito. Un’altra esigenza molto sentita a queste latitudini riguarda la difesa contraerea, dove spicca la necessità di rimpiazzare le batterie di HAWK. MBDA propone l’EMADS a base CAMM ER.

Insomma, le prospettive anche per le aziende italiane ed europee sono buone, ma il punto è capire come, nell’ambito di Saudi Vision 2030, sarà possibile conciliare l’obbiettivo di allocare qui il 50% della produzione militare con le effettive capacità dell’industria locale, ancora piuttosto limitate. Da questo punto di vista il rischio è complicare e ingarbugliare il procurement, con tempi più lunghi, a latitudini dove il tempo scorre da sempre molto lentamente…, regole tutte da decifrare e inventare, e attività troppo complesse per essere assorbite dal tessuto locale in poco tempo. Forse il 2030 è troppo vicino.

Il reportage completo dal WDS sarà disponibile su RID 4/24.

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