RIVISTA ITALIANA DIFESA
Siria:la caduta di Yabroud 17/03/2014 | Andrea Mottola

Dallo scorso 12 febbraio è partita una pesante offensiva militare da parte dell’Esercito Siriano, affiancato da numerose unità di Hezbollah, nella regione di Qalamoun e, in particolare, contro la città di Yabroud, fino a quel momento sotto il controllo delle milizie anti governative. Grazie alla sua posizione, Yabroud riveste una notevole importanza strategica, dato che garantisce il controllo degli altipiani e delle colline sopra Damasco e delle vie di comunicazioni verso i sobborghi della capitale ancora in mano ai ribelli. Hezbollah, supportata da carri armati, artiglieria e bombardamenti aerei delle forze regolari, ha lanciato un’operazione su larga scala, avanzando verso Yabroud, situata a meno di 30 km dal confine libanese. Di fatto, Hezbollah aveva già dato inizio all’operazione militare lo scorso novembre, quando centinaia di uomini del Partito di Dio si erano spinti nella zona con l’obiettivo di tagliare le linee di rifornimenti dei ribelli tra Arsal, in Libano, e l’area di Yabroud. L’attacco è iniziato all'alba del 12 febbraio - in coincidenza, peraltro, con l’anniversario della morte dell’ex comandante militare, e uno dei fondatori di Hezbollah, Imad Mughniyeh – ed è stato preceduto da un’intensa attività di intelligence mirata alla raccolta di informazioni dettagliate sul numero, capacità e combat readiness dei ribelli, oltre all’ubicazione dei loro centri di comando. La prima fase dell’offensiva ha visto il coinvolgimento di unità delle forze speciali di Hezbollah, che avevano già preso parte alle battaglie di Ghouta, Idlib e Qusayr, equipaggiate principalmente con lanciarazzi improvvisati IRAM (Improvised Rocket Assisted Munition) BURKAN da 122mm e missili anticarro russi a guida laser 9M133 KORNET. Per l’offensiva di Qalamoun, Hezbollah avrebbe schierato oltre 15.000 uomini, tra “soldati”, forze speciali e appartenenti alla milizia, pari a circa l'80% delle forze pro-Assad coinvolte nell’offensiva, a fronte di appena 1.000 soldati dell’Esercito Siriano e ad alcune unità paramilitari, a cominciare da elementi della National Defence Forces. Probabilmente il grosso delle truppe regolari proviene dalla 10° Divisione Meccanizzata del 2° Corpo di Armata di stanza a Zabadani, le cui truppe operano regolarmente nelle zone di confine con il Libano. Per quanto riguarda le forze antigovernative, è difficile essere precisi sul numero di soldati coinvolti nell’offensiva. Secondo l’intelligence di Hezbollah, nella zona di Yabroud ci sarebbero appena 1.400 unità ribelli, suddivise in 200 combattenti di gruppi “estremisti” libanesi, altrettanti provenienti da diversi paesi del Golfo, in gran parte sauditi, e circa 1.000 siriani, tutti sotto il comando di Jabhat al-Nusra. In realtà a questi vanno aggiunti anche alcune centinaia di membri dell’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante), che fino a gennaio controllavano il villaggio di Saleh (6 km da Yabroud) prima che fosse conquistato dalle truppe siriane e circa 7/8.000 membri del FSA (Free Syrian Army).

Di fatto, durante la prima fase, la battaglia era divisa in 4 diversi fronti: orientale, settentrionale, occidentale e sud-occidentale. Nella parte orientale di Yabroud, artiglieria e truppe siriane si sono schierate su tutte le postazioni strategiche e sulle colline che dominano la città, da Al-Nabk ad al-Qastal, bombardando pesantemente le città di Rima e Ras al Ayn. L'attacco frontale ha avuto inizio a nord di Yabroud, dopo che le principali forze di Assad si sono spostate da Al-Nabk verso Rima. E’ stato impiegato un pesante fuoco d’artiglieria per bombardare le posizioni dei ribelli e spianare la strada verso sud. Il grosso dell’offensiva delle truppe filo governative si è concentrato nella parte occidentale. Le forze siriane si sono schierate ad ovest di Yabroud, sulle montagne e sulle strade tra Libano e Siria, assumendo il controllo su 4 delle 6 strade principali. Le altre 2 strade sono state oggetto di pesanti bombardamenti e probabilmente sono chiuse o, comunque, inutilizzabili. Nessun veicolo, quindi, può attraversare il confine tra Libano e Siria senza il controllo delle truppe lealiste. In realtà, ci sarebbero diverse strade non asfaltate nella zona di confine che conducono alla città libanese di Arsal, ma anche queste sarebbero sotto il controllo delle forze del regime. Le truppe siriane, inoltre, si sarebbero servite di contrabbandieri per identificare tutti i possibili percorsi e le grotte esistenti nell’area. Sempre ad ovest, le forze di Assad sono avanzate nell’area meno impervia situata tra Falitah e Rima, “chiudendo” il fronte sia su quest’ultima che su Yabroud. Per quanto riguarda il fronte sud-occidentale, le forze di Assad si sono dirette verso la città di Ras Maara, in modo da chiudere la strada che da questa porta a Yabroud. La zona ad ovest di Ras Maara, è praticamente sotto il completo controllo di Hezbollah, data la vicinanza dell’area al confine col Libano, e ciò impedisce eventuali infiltrazioni ribelli in territorio libanese.

Diversamente da quanto avvenuto a Qusayr – un’altra strategica città al confine con il Libano conquistata da Hezbollah e lealisti nel maggio 2013 - la prima fase dell’offensiva di Yabroud ha visto l’impiego di Aviazione, artiglieria e carri armati, mentre l’intervento delle truppe di terra è avvenuto nell’ultima settimana, dopo che la capacità di resistenza dei ribelli è stata notevolmente ridotta. L’Aeronautica Siriana partecipa all’offensiva con cacciabombardieri Su-22 e Su-24, caccia Mig-23 ed elicotteri d’attacco Mi-24 che utilizzano principalmente le cosiddette barrel bombs. Sono stati almeno 20 i raid aerei effettuati finora. Ad essi si aggiungono i bombardamenti dell’artiglieria contro le postazioni dei ribelli nell’area, che, secondo fonti governative, hanno causato la perdita di almeno 300 miliziani. Durante questi attacchi le truppe siriane hanno fatto largo uso di mortai PM-43 da 120mm, cannoni M-46 da 130mm e obici D-30 e semoventi 2S1 Gvozdika da 122mm, supportati dal tiro dei carri armati T-55 e T-62. Inoltre, sembra sempre più probabile l’impiego dei lanciarazzi multipli BM-30 SMERCH equipaggiati con razzi 9M55K. Come descritto in precedenza, la tattica delle truppe siriane prevede il posizionamento su punti strategici in modo da negare ai ribelli la possibilità di ritirarsi. In questi frangenti i cannoni di artiglieria si rivelano preziosi per eliminare gli obiettivi situati lungo il fianco delle montagne, mentre i sistemi controcarro vengono utilizzati per colpire le numerose grotte presenti intorno a Yabroud. In realtà, per quanto riguarda le postazioni dei ribelli sulle montagne, è presumibile pensare che, l’eventuale caduta di Yabroud, possa interrompere anche il supporto logistico per i ribelli nascosti tra le montagne e nelle grotte intorno alla città, rendendo più difficile la loro capacità di resistenza. Dal canto loro, gli anti governativi attuano la classica strategia del “mordi e fuggi”, non disponendo della potenza di fuoco delle forze di Assad. Il loro equipaggiamento è costituito principalmente da mine e IED che si stanno dimostrando particolarmente efficaci contro le forze siriane. Ad essi si aggiungono razzi GRAD e missili anticarro cinesi HJ-8 RED ARROW, che vengono impiegati efficacemente contro carri armati, veicoli corazzati e camion per il trasporto di munizioni.

La fase attuale dell’offensiva ha visto il pesante bombardamento sulla maggior parte delle città della regione di Qalamoun e l’avanzata delle forze siriane nella zona di Rima, per entrare poi a Yabroud da nord. Il comando dei ribelli a Qalamoun sostiene di aver respinto diversi attacchi e inflitto pesanti perdite alle unità filogovernative. Solo Hezbollah avrebbe perso 150 soldati, mentre i feriti sarebbero almeno il doppio. I ribelli, inoltre, sarebbero riusciti a distruggere alcuni veicoli e 2 carri armati delle truppe regolari, danneggiandone gravemente altri 3. Il 14 marzo c'è stata una seconda ondata di attacchi delle forze governartive. Muovendosi da Sahel e Rima, le truppe siriane sono riuscite ad entrare a Yabroud dalla parte orientale della città, grazie al supporto di elicotteri Mi-24 e di pesante fuoco d'artiglieria. In circa 48 ore le forze regolari hanno preso il controllo della città costringendo i ribelli a ritirarsi verso sud, nei vicini villaggi di Hosh Arab, Rankos e Flitah. Con la caduta di Yabroud, praticamente tutte le principali città lungo la linea di rifornimenti dei ribelli sono ora sotto il controllo delle forze di Assad.


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