RIVISTA ITALIANA DIFESA
L’Unione Europea e i programmi per la Difesa 24/01/2024 | Charles Marlow

L’UE ha compiuto una vera e propria trasformazione per quanto riguarda i temi della Difesa e quanto realizzato dal 2016 quando fu pubblicata la Strategia Globale Europea per difesa e sicurezza (EUGS), seguita a distanza di pochi mesi dal Piano d’Azione Europeo per la Difesa (EDAP), ad oggi è certamente straordinario.

Nel nuovo scenario però Bruxelles non può accontentarsi e deve assumere un ruolo di stimolo, guida e coordinamento molto più importante, pur non dimenticando che la Difesa non è certo il “core business” dell’Unione Europea e, anzi, le responsabilità su questo versante sono riservate, a termini di trattato, agli Stati membri.

Non è un caso se l’UE non ha un “Ministro della Difesa”: le funzioni Esteri e Difesa sono svolte dall’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza (non Difesa!) e non esiste neanche un forum di incontro ufficiale dei Ministri della Difesa, che si trovano solo in “casa” EDA (European Defence Agency) oppure a margine dei vertici dei Ministri degli Esteri. In seno alla Commissione, per le ragioni sopra menzionate, non c’è un Commissario dedicato alla Difesa, esiste solo una Direzione Generale per Difesa e Spazio e relativa industria (creata alla fine del 2019!) che riporta al Commissario responsabile per il mercato interno. Questa è la struttura di un’Unione Europea che non ha mai pensato seriamente allo scenario di minaccia militare diretta ai suoi confini da parte della Russia (o di chiunque altro).

Evidentemente, se e quando si metterà mano alla riforma dell’UE, bisognerà pensare a profondi cambiamenti, visto che per ora le modifiche e le innovazioni si possono realizzare solo “interpretando” le norme e intervenendo come possibile. Ad esempio, sarebbe certamente un segnale positivo se il settore Difesa, almeno sotto il versante industria e ricerca, potesse contare su un Commissario “dedicato”, come avviene per temi come energia, trasporti o finanza. Le elezioni europee sono ormai alle porte e bisognerà cogliere questa opportunità per riformare almeno la Commissione e poi per mettere in cantiere e varare interventi di policy e esecutivi, con relative dotazioni di risorse finanziarie adeguate ai tempi che stiamo vivendo.

L'articolo completo è pubblicato sul numero di RID di febbraio (RID 2/24), disponibile online e in edicola.

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