RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gaza, giornata nera per le IDF, mentre cresce la pressione su Bibi 23/01/2024 | Pietro Batacchi

Giornata durissima quella di ieri per le IDF, che in un singolo episodio hanno visto la caduta di ben 21 soldati appartenenti alla 261ª Brigata (Riserva).

Il tutto è avvenuto nell’area di Al Maghazi, per effetto del crollo di 2 edifici che i soldati stavano, pare, minando, a seguito di un attacco da parte di miliziani palestinesi contro un carro MERKAVA che stava evidentemente proteggendo le operazioni. Questo quanto dichiarato dal portavoce delle IDF Daniel Hagari; la dinamica è però tuttora poco chiara. Fatto sta che i bilancio dei soldati israeliani caduti dall’avvio delle operazioni di terra a Gaza è salito così a 219.

Il grosso delle operazioni, intanto, si sta concentrando su Khan Younis, dove la progressione israeliana in queste settimane è stata molto lenta, e nei settori di Al Burej e della citata Al Maghazi. I Comandi israeliani stanno ruotando le truppe, mentre alcuni reparti sono stati disimpegnati: quindi occorrerà più tempo per chiudere la “pratica” Khan Younis e per passare poi a Rafah e al Corridoio Filadelfia. Nel nord di Gaza, la fase ad alta intensità dell’invasione si è conclusa, ma proseguono le azioni di rastrellamento e “pulizia”, con scontri che continuano a verificarsi soprattutto a Gaza City, in particolare nei quartieri di Zeitoun e Sheikh Radwan.

È chiaro che uno Stato piccolo come Israele non può permettersi di mantenere mobilitati a lungo oltre 300.000 riservisti, per via dell’impatto che questo ha sul tessuto economico di un Paese piccolo e con un'occupazione altamente specializzata e "di pregio". Non è un caso che la dottrina militare israeliana tradizionalmente punti tutto su sorpresa e attacco preventivo/preemptivo.

L’elemento tuttavia più interessante degli ultimi giorni è l’esponenziale aumento della pressione interna ed esterna su Bibi Netanyahu. Sul fronte interno, pesa la questione della mancata liberazione degli ostaggi: da questo punto di vista le operazioni militari non hanno dato risultati, i parenti hanno fatto irruzione nel Parlamento e l’opinione pubblica è sempre più ostile al falco Bibi, che deve fare i conti anche con le tensioni nel Gabinetto di Guerra per via dei rapporti ai minimi col Ministro della Difesa Gallant e della competizione con il leader dell’opposizione Benny Gantz, che spinge per nuove elezioni.

Sul fronte esterno, invece, alla Casa Bianca non piace il modo in cui questa guerra si sta trascinando e, soprattutto, non piacciono le continue chiusure di Netanyahu riguardo alla questione dei “2 popoli, 2 stati”: tra Bibi e Biden il gelo negli ultimi tempi è veramente glaciale. Poi c’è pure l’UE, con l'iniziativa dell’Alto Rappresentante Borrell per riavviare un percorso che porti alla definitiva soluzione della questione palestinese e alla creazione di uno Stato palestinese accanto a quello ebraico. Insomma, per Bibi i tempi sono veramente duri e la sua fine sembra sempre più vicina.

Seguiteci anche sul nostro canale Telegram.


Condividi su:  
    
News Forze Armate
COMUNICATI STAMPA AZIENDE