RIVISTA ITALIANA DIFESA
Attacchi agli Houthi, il punto della situazione e il dispositivo aero-navale anglo-americano nella regione 15/01/2024 | Carolina Paizs

La Guerra iniziata in Medioriente con l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre si è allargata anche al quadrante Mar Rosso - Bab el Mandeb - Mare Arabico. Durante la notte del 12 gennaio, Stati Uniti e Regno Unito, con il supporto di Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno lanciato alcuni attacchi contro il governo de facto degli Houthi in Yemen. Le operazioni costituiscono la risposta al forte attivismo dei ribelli degli ultimi 2 mesi, il quale ha causato, solo dal 19 novembre, 28 attacchi a navi mercantili di diversi Paesi.

In seguito all’attacco del 12 gennaio, il CENTCOM ha dichiarato di aver condotto, nella notte del 13 gennaio, un’operazione unilaterale contro la base aerea yemenita di Al-Dailami, situata a una decina di km dal centro della capitale Sana’a. Durante l’attacco, sarebbe stato colpito il sito radar della base. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’attacco è stato effettuato in risposta al missile balistico antinave lanciato nella giornata precedente dai ribelli filo iraniani contro una nave commerciale nel Golfo di Aden. Il comunicato riporta che l’operazione è stata condotta con i missili TOMAHAWK, lanciati dal cacciatorpediniere classe BURKE USS CARNEY (DDG-64) (che si aggiunge, quindi, alla lista delle unità statunitensi presenti nell’area, analizzata in dettaglio di seguito). Con un comunicato pubblicato il giorno seguente, il CENTCOM ha inoltre dichiarato che, nella notte del 14 gennaio, i ribelli yemeniti hanno lanciato un missile da crociera antinave contro il cacciatorpediniere USS LABOON (DDG-58). Secondo le prime ricostruzioni, il missile sarebbe stato abbattuto da un F/A-18F SUPER HORNET tra quelli imbarcati sulla portaerei statunitense EISENHOWER; le ultime notizie sembrano invece suggerire che l’ordigno sia stato intercettato da un caccia dell’USAF in pattugliamento lungo le coste occidentali dello Yemen (al momento, non abbiamo informazioni precise su quale velivolo sia stato effettivamente utilizzato).

I ribelli yemeniti erano stati l’unica fazione ad aver portato avanti, lo ricordiamo, le ostilità anche durante il cessate il fuoco, conclusosi il 1o dicembre scorso, effettuando diversi attacchi su navi commerciali che transitavano, principalmente, nel Mar Rosso meridionale e al largo della costa dello Yemen. Le ostilità nell’area avevano già portato alla costituzione di un’operazione multinazionale, PROSPERITY GUARDIAN, annunciata dal Segretario di Stato alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin lo scorso 19 dicembre. L’Operazione ha l’obiettivo di proteggere e di monitorare le rotte commerciali tra il Golfo di Aden e il Canale di Suez (sottolineiamo che gli attacchi non sono stati condotti all’interno di tale missione, la cui natura sarebbe puramente difensiva).

L’attacco più massiccio eseguito dagli Houthi finora è stato, in particolare, quello dello scorso 9 gennaio, durante il quale i ribelli filoiraniani hanno lanciato 2 missili cruise antinave, un missile balistico antinave e 18 droni suicidi al largo delle località portuali di Al Hudaydah e di Mocha, 160 km più a sud. L’attacco è stato respinto da alcune unità dal dispositivo aereo-navale anglo-americano presente nell’area, tra cui gli F/A-18 SUPER HORNET decollati dalla portaerei americana USS EISENHOWER (CVN-69), dai 3 cacciatorpediniere classe BURKE, USS GRAVELY (DDG-107), USS MASON (DDG-87) e USS LABOON (DDG-58), nonché dal caccia inglese HMS DIAMOND (D-34).

Vediamo, ora, quali sono state le unità militari coinvolte negli attacchi del 12 gennaio (le dinamiche sono già state descritte da RID nei giorni scorsi), la cui analisi ci permette di effettuare un approfondimento in merito al dispositivo aero-navale anglo-americano presente nell’area. Per prima troviamo, già presente nella zona da settimane, la portaerei americana USS EISENHOWER (CVN-69). La EISENHOWER imbarca il Carrier Air Wing 3 (CVW-3), composto da 4 Squadron su caccia multiruolo pesanti F/A-18F SUPER HORNET (VFA-32, VFA-83, VFA-105, VFA-131), 1 Squadron su E-2C HAWKEYE (VAW-123), 1 Squadron su EA-18G GROWLER da guerra elettronica (VAQ-130), 1 Squadron su C-2A GREYHOUND (VRC-40 Det.4), e 2 Squadron su elicotteri MH-60 SEAHAWK (HSC-7 su MH-60S e HSM-74 su MH-60R). Oltre alla portaerei, gli Stati Uniti hanno schierato nella zona i 4 cacciatorpediniere classe BURKE USS GRAVELY (DDG-107), USS MASON (DDG-87), USS LABOON (DDG-58) e USS CARNEY (DDG-64), mentre il Regno Unito ha inviato, come già sottolineato, il caccia HMS DIAMOND (D-34), giunto nell’area il 15 dicembre. Si segnala anche la presenza del sottomarino a propulsione nucleare lanciamissili balistici intercontinentali USS FLORIDA, classe OHIO, riconvertito per il lancio dei missili da crociera per l’attacco terrestre in profondità TOMAHAWK, nonché la presenza di un altro sottomarino (secondo alcune fonti sarebbero, invece, altri 2). La componente navale appena descritta è stata dispiegata durante l’attacco. Per ciò che concerne la componente aerea, invece, alle operazioni hanno preso parte una ventina (secondo alcune fonti, il numero preciso sarebbe 21) di velivoli decollati dalla EISENHOWER (in particolare, i GROWLER dotati di pod per il jamming e gli F/A-18 SUPER HORNET, nonché un E-2C HAWKEYE), un RC-135 W RIVET JOINT dell’USAF (decollato dalla base di Al Udeid in Qatar), un pattugliatore P-8 dell’US Navy, nonché 2 velivoli per il rifornimento in volo, i KC-135. Dalla base aerea di Akrotiri, a Cipro, sono invece decollati un velivolo da rifornimento Airbus A330 MRTT (VOYAGER) e 4 caccia Eurofighter TYPHOON FGR4 (dotati di 4 bombe PAVEWAY IV ciascuno, per un totale di 16) della RAF.

Considerato il numero esiguo dei velivoli impiegati dalle 2 parti, a fronte dell’annuncio americano – il quale dichiara l’impiego di un centinaio di munizioni contro 60 obiettivi – stimiamo che la maggior parte degli strike sia stata condotta dai missili crociera TOMAHAWK (le considerazioni di seguito ci permettono, inoltre, di fare una valutazione sulle capacità di land attack del dispositivo americano nella zona). Come già accennato, infatti, gli Stati Uniti hanno dispiegato nell’area il sottomarino lanciamissili da crociera USS FLORIDA, classe OHIO. Il FLORIDA è uno dei 4 sottomarini OHIO a propulsione nucleare per il lancio di missili balistici intercontinentali TRIDENT 2, dotati di testate nucleari, riconvertiti in sottomarini per il lancio dei TOMAHAWK, dotati di testata convenzionale: 22 dei 24 pozzi missilistici sono stati riconfigurati per ospitare tamburi da 7 tubi ciascuno per il lancio dei TOMAHAWK, per un totale quindi di 154 missili. Per quanto riguarda i DDG classe BURKE, questi ultimi dispongono di sistemi di lancio a celle verticali Mk41 – per un totale di 90-96 celle – per il lancio anche dei TOMAHAWK e, nella fattispecie, di missili sup-aria SM-3 per la difesa antibalistica.

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