Le operazioni terrestri israeliane a Gaza, come già riportato da RID, sono entrate in una nuova fase e hanno superato il picco di intensità. La situazione sul fronte nord – quello al confine con il Libano – invece, si sta ulteriormente deteriorando e va verso l’escalation.
Negli ultimi giorni, infatti, si è assistito a un’intensificazione delle attività portate avanti dai miliziani del Partito di Dio verso il nord di Israele. Il 3 gennaio, Hezbollah ha rivendicato 13 attacchi, il doppio rispetto alla media di 6 al giorno registrati invece nel corso delle settimane precedenti. L’impennata delle attività può essere facilmente riconducibile all’attacco del 2 gennaio avvenuto a Dahieh, uno dei quartieri sud della capitale libanese Beirut e storica roccaforte di Hezbollah, che ha visto l’eliminazione di uno dei più rilevanti leader di Hamas, Saleh al-Arouri, vice Presidente dell’ufficio politico dell’Organizzazione e tra i fondatori del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin Al Qassam, nonché considerato, de facto, il comandante militare di Hamas in Cisgiordania. L’attacco ha colpito l’edificio in cui il leader si trovava. Inizialmente, sembrava che l’operazione fosse stata effettuata con dei droni; da alcune immagini, tuttavia, pare che siano state invece utilizzate delle bombe guidate GBU-39, le quali suggerirebbero che l’attacco sia stato lanciato da un caccia. Prima di questo episodio, le forze israeliane non avevano mai condotto attacchi così in profondità rispetto alle zone immediatamente oltre la linea di demarcazione tra i 2 Paesi.
Il Leader del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, ha dichiarato pubblicamente che l’attacco al cuore del Paese non sarebbe rimasto impunito. L’inasprimento degli attacchi lungo il confine era quindi, come si diceva, prevedibile. Tra questi, si segnala quello avvenuto nella giornata del 6 gennaio, quando i miliziani di Hezbollah hanno diretto un totale di circa 62 razzi e di missili controcarro sul complesso militare israeliano situato sul Monte Meron, importante centro di osservazione e di controllo del traffico aereo militare, a 7 km dal confine con il Libano. Le IDF non hanno rilasciato dichiarazioni su particolari danni alla base, ma alcune immagini pubblicate da Hezbollah mostrano che 2 radome sono stati colpiti (in foto).
Ad alimentare le ostilità tra le 2 parti si aggiunge l’uccisione di Wissam Hassan al-Tawil, numero 2 di Radwan – le Forze Speciali di Hezbollah – la cui auto è stata colpita da un missile a Majdal Selm, una cittadina nel sud del Libano a circa 6 km dal confine, nella giornata dell’8 gennaio. Wissam Hassan al-Tawil è il più importante dirigente di Hezbollah ucciso dal 7 ottobre: il leader era considerato tra i coordinatori delle operazioni sul confine con il Libano (secondo alcune fonti, anche dell’attacco sul Monte Meron), nonché tra i pianificatori del rapimento dei 2 soldati israeliani lungo il confine, la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, la cui escalation ha portato alla guerra in Libano del 2006. Molto vicino al Generale Qasem Soleimani, Comandante della Brigata Al Quds (l’unità dei Pasdaran responsabile per le operazioni all’estero) ucciso nel raid americano a Baghdad il 3 gennaio 2020, al-Tawil è stato anche coinvolto nella Guerra civile siriana, dove Hezbollah ha svolto un ruolo fondamentale in termini di supporto operativo e di addestramento delle milizie pro-governative (in particolare, le National Defence Forces). In risposta, Hezbollah ha attaccato con droni il Quartier Generale del Comando Nord dell’Esercito Israeliano a Safed, situato a una decina di km dal confine con il Libano. Le IDF hanno successivamente dichiarato che non ci sono stati danni gravi o feriti.
In ultimo, segnaliamo che il 9 gennaio, il comandante delle “forze aeree” di Hezbollah (coordinatore, più precisamente, delle operazioni effettuate con i droni) nel Libano meridionale, Ali Hussein Barji, è rimasto ucciso in un attacco israeliano contro la sua auto mentre si stava dirigendo al funerale di al-Tawil,nella cittadina di Khirbet Selm.
Il conflitto, che fino ad ora non aveva superato la soglia del reciproco scambio di attacchi lungo il confine, rischia adesso di espandersi. Resta da vedere se la strategia di Israele, volta a eliminare ifunzionari di alto rango di Hamas e di Hezbollah attraverso raid di precisione, innescherà una reazione più dura della controparte e quindi, inevitabilmente, una guerra ad alta intensità.
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