RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gaza, la guerra è entrata in una nuova fase 09/01/2024 | Carolina Paizs

Le operazioni terrestri israeliane a Gaza hanno ormai raggiunto i 2 mesi e mezzo. Le battaglie delle ultime settimane, che hanno visto le IDF sottrarre, pezzettino dopo pezzettino, terreno alle organizzazioni palestinesi – in primis, Hamas – hanno raggiunto il loro picco di intensità. Dopo scontri dure e perdite rilevanti, la guerra può considerarsi ora in una nuova fase.

Partiamo dalla situazione nel blocco nord della Striscia, quello sicuramente più caldo nel corso dell’ultimo mese, che ci permette di fare delle valutazioni in merito a questo nuovo stadio del conflitto. Dalla ripresa delle ostilità dopo la fine della tregua, l’Esercito Israeliano ha focalizzato il proprio sforzo nell’area con l’obiettivo di pulire il terreno e di consolidare le proprie posizioni in 2 epicentri: Jabalia e Gaza City. All’interno di quest’ultima, le operazioni si sono concentrate, principalmente, nei quartieri di Rimal, Zeitun, Sheikh Radwan, Nazla, Daraj, Tuffah e Shejaiya, storica roccaforte di Hamas, dove si sono registrate le battaglie più dure. Nell’altro epicentro, quello di Jabalia, le forze israeliane sono invece penetrate, con non poche difficoltà, all’interno dell’area urbana. Nel tentativo di sgomberare il terreno in queste zone, le truppe israeliane hanno dovuto fare i conti con le azioni di guerriglia, imboscate e trappolamenti esplosivi (“tipiche” delle avanzate in profondità verso i complessi urbani, dove spesso la fanteria, paracadutisti e commando si trovano ad operare senza l’appoggio dei carri o dei trasporto truppe pesanti). Nonostante le perdite rilevanti, comunque, la superiorità tecnologico-militare dell’Esercito Israeliano e i limiti della controparte (come, per esempio, la mancanza di un retroterra logistico sicuro) hanno condotto a un progressivoindebolimento della guerriglia: il successo delle operazioni è confermato dal fatto che l’intensità degli attacchi con razzi sul territorio israeliano è drasticamente diminuita rispetto alle scorse settimane. Secondo alcuni dati rilasciati dalle IDF, nella 1a settimana di dicembre (quella immediatamente successiva alla tregua) sono stati lanciati, in media, 75 razzi al giorno contro Israele. Nella settimana successiva, il numero è sceso a circa 23; tra il 15 e il 21 dicembre a 16, mentre, nelle settimane successive, la media è stata solo di 14. A prova della riduzione dell’intensità degli scontri, vi è anche una diminuzione del numero delle perdite tra le fila israeliane, in modo particolare negli ultimi 10 giorni (il numero dei caduti raggiunge oggi quota 185).

L’entrata nella nuova fase è stata segnata, particolarmente, dall’annuncio del 31 dicembre scorso del ritiro di 5 Brigate IDF dal nord della Striscia (in particolare, da Beit Hanoun, Beit Lahia, Jabalia e il quartiere di Nazla). Il 7 gennaio, in aggiunta, le forze di Tel Aviv hanno dichiarato di aver ufficialmente terminato le operazioni nell’area e di essere pronte a focalizzare i propri sforzi a sud. Naturalmente, questo non significa che la zona sia stata completamente ripulita: le organizzazioni palestinesi sono ancora presenti, ma le loro attività saranno prevalentemente contrastate attraverso azioni di rastrellamento e di operazioni più mirate in presenza, per esempio, di eventuali attività o concentrazionidi miliziani in determinate zone.

Il focus delle operazioni è adesso sulla parte centrale e quella sud della Striscia. Lo scorso 25 dicembre, le IDF hanno aperto una nuova direttrice dal confine, poco meno di 2 km a sud del piccolo corso d’acqua Wadi Ghaza. La volontà di aprire un 3o fronte – quello centrale, appunto – da parte delle forze di Tel Aviv era prevedibile. Nei 3 giorni precedenti al 25 dicembre, infatti, le IDF avevano già inviato delle richieste di evacuazione alla popolazione di Bureij, zona densamente popolata, vista la presenza di un importante campo profughi che, ad oggi, può dirsi completamente circondato. Lo stesso destino riguarda l’altro importante campo, quello di Maghazi (situato a poco più di 2 km a sud rispetto a Bureij), ormai anch’esso praticamente accerchiato.

Anche sul fronte sud della Striscia si sono registrate alcune novità. Lo scorso 30 dicembre, le IDF hanno aperto una direttrice dal confine in direzione Khuza'a: già il 31 dicembre, l’Esercito ha dichiarato di avere sotto il controllo il municipio della cittadina. L’epicentro delle operazioni rimane, comunque, Khan Yunis, ormai da un mese a questa parte l’obiettivo principale dello sforzo israeliano in questo blocco. Da più direttrici, le unità IDF continuano a spingere in profondità verso il centro cittadino. L’unico avanzamento nella zona rispetto a 2 settimane fa è stato riportato nella giornata di ieri: negli ultimi 2 giorni, alcune unità della 7a Brigata corazzata sono avanzate verso il quartiere sud di Qizan an Najjar.

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