
Tra stanotte e stamattina è stato condotto un nuovo massiccio attacco russo con missili e droni contro Kiev e obbiettivi in tutta l’Ucraina: per scala e dimensioni del tutto analogo a quello del 29-30 dicembre. Al momento, è difficile fare una valutazione, però si tratterebbe di un attacco combinato portato da una quarantina di droni SHAHED/GERAN 2 ed oltre 110 missili (120 secondo l'Aeronautica Ucraina, di cui 87 abbattuti, compresi tutti i KINZHAL). Secondo fonti di entrambi gli schieramenti nell’attacco sono stati coinvolti 17 bombardieri strategici Tu-95, per il lancio di missili da crociera a lungo raggio Kh-101 e esche Kh-55, 5 bombardieri a lungo raggio Tu-22, per il lancio di missili da crociera antinave/per impiego duale Kh-22/32, una decina di caccia intercettori MiG-31, per il lancio di missili aero-balistici KINZHAL (le fonti ucraine riportano il lancio di almeno 10-11 missili), e caccia tattici di vario tipo, per il lancio di missili anti-radiazioni Kh-31 e missili standoff aria-superficie Kh-59. Come nel caso dell’attacco del 29-30 dicembre, sono stati impiegati in modalità sup-sup missili S-300/S-400 e, da confermare ancora, missili balistici tattici ISKANDER. Colpite come si diceva la capitale Kiev, ma anche Karkiv, Poltava, Kriyvi Rih, Vinniytsa, Khelmentsky. A Kirovograd, secondo fonti russe, ci sarebbe stato un raid contro un aeroporto militare. Nella capitale, dove detriti di ricaduta hanno provocato incendi e danni a edifici residenziali e ad una concessionaria Tesla e ad una vicina stazione di servizio, sono visibili almeno 2 grandi esplosioni e, come confermato dal Sindaco Vitaly Klitskho, ci sono problemi con le comunicazioni e l'approvvigionamento idrico, e con la fornitura di energia elettrica. L’attacco di oggi arriva dopo il citato attacco del 29-30 dicembre e dopo giorni senza interruzioni di raid con droni GERAN 2 che hanno avuto l’obbiettivo di sovraccaricare e profilare il più possibile la contraerea ucraina trovando i corridoi dove “infilare” i missili, soprattutto i KINZHAL. Una strategia alla quale gli Ucraini rispondono “muovendo” il più possibile le batterie. Lo Stato Maggiore di Kiev per settimane ha messo in guardia sull’avvio di “una campagna di inverno” da parte della Russia, sottolineando il fatto che gli scorsi mesi di “silenzio” da questo punto di vista erano serviti all’industria di Mosca a produrre gli stock di missili necessari. In particolare, vale la pena segnalare l’alto numero di KINZHAL utilizzati, segno che il missile è uscito ormai dalla fase di produzione prototipale a quella di produzione di serie, quanto meno a basso rateo. Più in generale, l’industria russa sta dimostrando una non banale capace di adattamento e di industrializzazione di una svariata tipologia di sistemi d’arma – dai missili, ai droni, passando per le bombe guidate – che un anno fa non aveva (e che non aveva mai avuto dai tempi di epoca sovietica), e ciò grazie evidentemente al regime di produzione di guerra ed agli investimenti pubblici (ricordiamo che quest’anno il budget della Difesa russo supererà abbondantemente i 100 miliardi di dollari). Sul campo, nel frattempo, la situazione è di sostanziale stallo: il terreno e la relativa superiorità della difesa, grazie all’uso di artiglieria, ISR, fortificazioni e droni, hanno consentito agli Ucraini di stabilizzare la situazione a Avdivka e a sud di Marinka, e nel settore di Svatove, lasciando ai Russi un minimo di iniziativa soltanto sull’asse Bakhmut-Chasiv Yar.
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