RIVISTA ITALIANA DIFESA
Israele, la guerra sui 3 fronti continua 22/12/2023 | Carolina Paizs

A Gaza siamo ormai quasi a 2 mesi dall’inizio dell’invasione. Dalla ripresa delle ostilità dopo la fine della tregua, è iniziata quella che consideriamo la fase più delicata e “ad alta intensità” del conflitto, che potrebbe durare ancora qualche settimana/mese. Gli scontri continuano anche sugli altri 2 fronti – quello nord e quello in Cisgiordania – mentre sul versante del Mar Rosso è in procinto di partire l’Operazione militare multinazionale PROSPERITY GUARDIAN, annunciata dal Segretario di Stato alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin lo scorso 19 dicembre.

Partiamo dalle operazioni terrestri israeliane nella Striscia, sicuramente il fronte più caldo della guerra, dove dal termine del cessate il fuoco le ostilità sono riprese a pieno ritmo. Nel blocco nord, le IDF hanno annunciato (il 18 dicembre) di aver terminato le operazioni a Beit Hanoun e di aver messo sotto controllo l’area. La città è stata praticamente livellata dagli attacchi aerei e di artiglieria. Inoltre, secondo le ultime geolocalizzazioni, le forze di Tel Aviv sarebbero riuscite a isolare Beit Lahia: da qui, le unità israeliane – che ormai da diverse settimane tentavano di spingere in profondità da nord – hanno concentrato i loro sforzi su Jabalyia, dove anche le unità dell’Esercito provenienti dalla costa nord-ovest continuano, parallelamente, a premere. Le IDF sembrano riscontrare non poche difficoltà ad avanzare all’interno dell’area più urbanizzata della città (violenti scontri si continuano a registrare anche sul margine settentrionale del campo di Jabalyia). I combattimenti continuano anche poco più a sud, nella parte centro-orientale di Gaza City, dove le IDF stanno spingendo al fine di consolidare le loro posizioni nei quartieri di Rimal, Sheick Radwan, Zeitoun e Shushaya, dove tuttora si trovano aree sotto controllo dei gruppi palestinesi, da dove provengono attacchi e imboscate contro le truppe israeliane.

Nella zona sud della Striscia, invece, l’epicentro degli scontri continua a essere la città di Khan Yunis, dove da più direttrici, le unità israeliane continuano a spingere in profondità verso il centro cittadino. In particolare, sono stati riportati alcuni scontri nei pressi dell’ospedale Nasser, situato nella parte occidentale della città in direzione della costa. Negli scorsi giorni, le IDF hanno confermato inoltre di avere sotto il loro controllo alcune zone del quartiere di Bani Suheila, a est della città. Come già menzionato in apertura e come analizzato da RID la scorsa settimana, a Gaza siamo entrati nella fase più dura del conflitto dove le forze israeliane, pur avendo la superiorità tecnologico-militare, si trovano ora ad avanzare in profondità nelle zone più urbanizzate, dove devono fare i conti – inevitabilmente – con azioni di guerriglia, imboscate e trappolamenti esplosivi. Per questa ragione, si vede crescere notevolmente il numero dei soldati caduti tra le fila israeliane, che ad oggi ha raggiunto quota 139.

Anche sugli altri 2 fronti, quello nord e in Cisgiordania, la situazione continua a essere particolarmente calda. Nel 1° settore, il 20 dicembre i miliziani del Partito di Dio hanno condotto 8 attacchi con missili sup-aria contro alcuni elicotteri IDF che svolgevano operazioni di ricognizione armata nelle città israeliane sul confine settentrionale di Shomera, Even Menachem e Shtula. Hezbollah ha inoltre dichiarato di aver attaccato con colpi d’artiglieria il Kibbutz di Yiftah, a un paio di km dal confine con il Libano. La rete di difesa antiaerea IDF ha intercettato 6 di questi lanci e conferma di aver distrutto con successo il lanciatore e di aver eliminato la cellula terroristica operativa nella zona. In questo settore, la giornata di ieri è stata ancora più intensa. I miliziani di Hezbollah hanno condotto un totale di 15 attacchi. Tra questi, una decina di missili (di cui uno controcarro) sono stati lanciati dal sud del Libano verso la località di Margaliot, a ridosso del confine, mentre qualche km più a sud, a Ramot Naftali, un edificio è stato distrutto da un missile. Anche gli insediamenti israeliani di Avivim e di Metula, lungo il confine, hanno registrato attacchi effettuati con missili controcarro. Insomma, come dicevamo, una giornata di forte “attivismo” su questo fronte, che ha visto la parte Israeliana reagire in modo deciso con bombardamenti da parte dei caccia da combattimento dell’Aeronautica, effettuati a ovest della città di Houla, nei pressi di Beit Lif e in un quartiere della località di Ayta ash Shab, a poco più di un km dal confine con Israele.

Come si diceva, anche sull’altro fronte, quello della Cisgiordania, continuano gli scontri tra l’Esercito Israeliano da una parte, e miliziani palestinesi dall’altra. In questa zona si registra un ampio uso di IED e di armi leggere: solo nella giornata del 20 dicembre, si sono registrati attacchi contro le forze israeliane in 9 diverse località (tra queste, alcune fonti riportano scontri nella località di Al-Yamun, a nord, e nei pressi del check-point israeliano vicino a Qalqilya, sul confine occidentale con Israele), mentre nella giornata di ieri sono stati riportati attacchi in 7 zone, tra cui l’insediamento israeliano di Beitar Illit, a una decina di km a ovest di Betlemme.

Interessanti, dicevamo, anche gli ultimi sviluppi sul versante del Mar Rosso, dove nell’ultimo mese si è registrato un forte “attivismo” da parte dei ribelli Houti, l’unica fazione ad aver portato avanti, ricordiamolo, le ostilità anche durante il cessate il fuoco, effettuando diversi attacchi su navi commerciali che transitavano, principalmente, nel Mar Rosso meridionale e al largo della costa dello Yemen (nell’ultimo mese, si stima che siano stati effettuati oltre 100 attacchi con droni suicidi e missili balisticiad almeno 10 navi commerciali). Tale attivismo, naturalmente, ha messo in allerta non pochi Stati, preoccupati per le ricadute sul normale funzionamento delle rotte. Per questo, gli Stati Uniti hanno annunciato l’Operazione PROSPERITY GUARDIAN, guidata da Washington (appunto) con l’obiettivo di monitorare e “proteggere” le rotte tra il Golfo di Aden e il Canale di Suez. Alla missione, che opererà all’interno della Combined Maritime Forces (CMF) Task Force 153 (stabilita nell’aprile del 2022) dovrebbero partecipare secondo il Pentagono una ventina di Stati, di cui 10 già annunciati: Bahrein, Canada, Francia, Grecia, Italia (Roma dovrebbe inviare la Fregata tipo FREMM ASW VIRGINIO FASAN della Marina Militare), Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Seychelles e Spagna.

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