Il 14 aprile si è svolto, presso il Centro Alti Studi per la Difesa a Roma, il forum strategico Italia-Francia patrocinato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI). La discussione, moderata da Jean Pierre Darnis,Vicedirettore del programma Sicurezza e Difesa dell’Istituto, si è incentrata sui diversi modelli e strategie nel settore della difesa dei 2 Paesi, ponendoli a confronto, con un particolare focus sul ruolo che la componente industriale può giocare in tale contesto. Di spicco il parterre di relatori intervenuti, tra cui il Vicedirettore della Fondation pour la Recherche Stratégique (FRS) Yves Boyer, l’ex Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Vincenzo Camporini, Vicepresidente dello IAI, l’On. Andrea Manciulli, Presidente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO e il Vicedirettore del IRIS - Institut de Relations Internationales et Stratégiques,Jean-Pierre Maulny. Boyer, in particolare, ha parlato dei numeri aggiornati della Difesa francese, molto diversi da quelli italiani: 250.000 effettivi (11.000 dei quali impegnati nelle operazioni africane), 25% in meno rispetto al 2009, e 31,4 miliardi di euro di spese militari, delle quali circa il 3,5% dedicati al programma nucleare, considerato assolutamente fondamentale per la Difesa francese. Interessanti anche le riflessioni riguardanti le varie collaborazioni dell’apparato militare francese con partner continentali e non. Le agenzie d’intelligence militare DSGE e DRM, negli ultimi anni hanno avuto un continuo e proficuo scambio/condivisione di informazioni con le rispettive agenzie britanniche, svizzere, tedesche e statunitensi. Con questi ultimi, inoltre, esiste un partenariato in ambito militare che, partendo dall’Operazione CHAMMAL contro ISIS in Iraq, si sta ampliando anche al settore industriale. A tal proposito, Boyer ha ricordato, a titolo d’esempio, “lo sviluppo tecnologico di armamenti ritenuti di interesse politico e strategico condiviso, come le armi laser, che i 2 Paesi sviluppano in maniera separata, ma condividendone le informazioni derivanti dall’esperienza nella ricerca e sviluppo di tali sistemi”. L’On. Manciulli ha sottolineato quanto sia opportuna “la condivisione di un’agenda strategica tra i 2 Paesi, condivisione che è mancata negli ultimi anni”, con il caso dell’intervento in Libia nel 2011 portato come esempio principale. Le difficoltà della collaborazione tra Paesi è stata evidenziata dal Generale Camporini,che spiega la carenza di progressi significativi nel campo della collaborazione militare e di politica estera con “la difficoltà nel trovare una visione comune. Spesso, infatti, gli interessi divergono, sia a livello politico, che burocratico o industriale. Da questo punto di vista Italia e Francia hanno delle colpe perché sono 2 Paesi che, pur con ambizioni diverse, la Francia ha una proiezione globale che l'Italia non ha, hanno delle importanti sovrapposizioni in diverse aree di interesse”. Anche il livello di cooperazione industriale risente di tali difficoltà, non solo nel rapporto italo francese. In ambito europeo e volendo considerare solo i programmi in cui è coinvolto il gruppo Airbus, presente al forum con diversi esponenti, gli unici programmi di spicco sono quelli riguardanti gli UAV: il MALE 2020, che sarà sviluppato da Francia, Germania e Italia, e l'UCAV NEURON, finanziato da 6 paesi tra cui l’Italia. Non c'è molto altro, escludendo il programma spaziale ARIANE 6 e la riorganizzazione del settore dei lanciatori spaziali di concerto con i governi interessati. Le riflessioni conclusive dei relatori hanno evidenziato la necessità che le collaborazioni industriali progrediscano di pari passo a quelle politico/militari, lamentando il fatto che ad oggi esistono pochi programmi di cooperazione oltre ad una scarsità di partner per tali collaborazioni. Per approfondimenti si veda RID 6/2015.