RIVISTA ITALIANA DIFESA
Primo, sopravvivere: VTOL e basi disperse per le forze aeree 29/11/2023 | Charles Marlow

Lo scenario operativo che abbiamo visto negli ultimi 30 anni è ormai superato: le forze aeree (ma anche la componente aerea di Esercito e Marina) non potranno più avere il “lusso” di operare da grandi basi dotate di tutti i “comfort”, relativamente al sicuro da ogni tipo di minaccia, dove poter concentrare anche centinaia di velivoli. Un concetto di spiegamento operativo che consentiva enormi risparmi di personale, di equipaggiamento, di parti di ricambio e quindi importanti "economie". Oggi tutto questo appartiene ad un passato che sembra essere già quasi remoto e il discorso vale sia per i teatri del Pacifico e del Golfo/Medio Oriente, sia, soprattutto, per quello europeo.

Per aumentare le capacità di sopravvivenza dei velivoli è necessario infatti superare la dipendenza dalle grandi basi aeree, relative infrastrutture e dalle lunghe e vulnerabili piste in cemento. Le basi dovranno innanzitutto essere più numerose e meglio protette e non solo quelle in prossimità del teatro operativo (che, nel caso del Pacifico, vuol dire centinaia di chilometri di distanza), perché l’avversario avrà modo di colpire anche a grande distanza e in una molteplicità di modi: dagli attacchi aerei stand-off a quelli missilistici, alle incursioni di team delle Forze Speciali (ricordiamoci quali risultati straordinari ottennero i Talebani contro le basi aeree NATO ed USA in Afghanistan in diverse occasioni, senza tornare agli attacchi dei Viet Cong alle basi USA durante l’offensiva del Tet).

I più anziani ricorderanno che questo era esattamente lo scenario operativo che si ipotizzava in Europa durante la Guerra Fredda, quando le operazioni di controaviazione offensiva da parte delle forze del Patto di Varsavia erano uno spauracchio concreto. Era una minaccia molto temibile, soprattutto per la NATO, che fa molto più affidamento sulle proprie capacità aeree e di difesa antiaerea/antimissile nel caso dovesse combattere contro un avversario peer o quasi peer rispetto a quanto non facciano i Russi. Naturalmente la NATO a sua volta aveva messo a punto piani per cercare di colpire e neutralizzare le basi aeree russe fin dalle prime ore di ostilità, secondo lo schema che fu applicato per la prima volta con grande successo nel 1967 dalle forze aeree israeliane che colpirono le basi dei Paesi arabi (Egitto e Siria in primis).

L'articolo completo è pubblicato su RID 12/23, disponibile online e in edicola.

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