RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gaza, domani via alla tregua e allo scambio di ostaggi 22/11/2023 | Redazione

Poco fa Hamas ha dichiarato che la tregua concordata con Israele inizierà domani alle ore 09:00 italiane. Come noto la tregua ha una durata di 4 giorni e prevede il rilascio di 50 ostaggi israeliani, donne e bambini, in mano ad Hamas, e pure alla Jihad Islamica, in cambio di 150 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane (anche in questo caso donne e adolescenti non implicati in uccisioni o reati di sangue), più il via libera all’ingresso nella Striscia di nuovi aiuti umanitari e carburante.

 Alla fine il Governo israeliano è stato costretto a cedere all’opinione pubblica: nonostante quasi un mese di invasione, e tanta intelligence e ricognizione sul terreno, era stato liberato un solo ostaggio. Non certo una bella prova per la macchina bellica israeliana (certo, le condizioni sono evidentemente molto difficili). Da qui lo scambio: il prezzo da pagare per vedere tornare a casa una prima parte della proprie gente rapita il 7 ottobre.

 Il ruolo di protagonista nella mediazione è stato assunto dal Qatar, che ha sfruttato i suoi legami con Hamas facilitando gli abboccamenti con Israeliani e  Americani. Il ruolo di Doha si riconferma così centrale e strategico nelle dinamiche diplomatiche mediorientali: un ruolo costruito con lungimiranza dagli Al Thani, che in questi anni hanno lavorato per sviluppare rapporti tanto con il mondo occidentale quanto con quell’area dell’Islam politico più o meno vicina alla Fratellanza Musulmana, Hamas compresa (che non ha nulla a che vedere, conviene ripeterlo, con Al Qaeda piuttosto che con lo Stato Islamico). Ruolo ambiguo? Può darsi, ma alla fine si riscuote: in questi settimane a Doha c’è stata la spola di Ministri, Inviati e Direttori dell’Intelligence, a cominciare da David Barnea, Capo del Mossad. Della partita anche l’Egitto di Al Sissi che mantiene consolidati rapporti con Israele e con la sua intelligence, e che vede come il fumo negli occhi lo scenario di un collasso della struttura “statuale” di Gaza. Alla fine la quadra è stata trovata. I servizi qatarini e egiziani probabilmente faranno anche da garanti per lo scambio, assicurando che il tutto possa avvenire senza intoppi ed in sicurezza.

 E’ chiaro che si tratta di un equilibrio appeso ad un filo. Le IDF stanno continuando ad avanzare: in particolare secondo 2 direttrici. Una, dall’area occidentale di Gaza City verso l’area centro-orientale, e l’altra più a nord con una manovra a tenaglia tesa a separare Beit Lahia da Beit Hanon, e queste 2 da Jabalyia ed il suo campo profughi, messi adesso sotto pressione da ovest. La resistenza è però ancora molto dura: i caduti tra le fila dell’Esercito Israeliano sono già oltre 70. La tattica palestinese è sempre la stessa: attacchi a bruciapelo con lanciagranate, cecchini e trappole esplosive. Il dato più preoccupante per gli Israeliani è che si colpisce anche nelle retrovie, ovvero in quelle aree già sotto il controllo delle IDF: Al Shati, ma anche Dir Al Juk.

 Parallelamente, sul confine nord, Hezbollah continua con la sua strategia di attrito sotto soglia: si attaccano con missili controcarro e mortai le postazioni delle IDF lungo il confine. Ogni tanto si “entra” con qualche drone e si lancia qualche salva di razzo: sono stati usati 2-3 volte anche i razzi a corto raggio super-pesanti BURKAN. Israele risponde con attacchi aerei e bombardamenti di artiglieria.


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