
Il programma AICS (Armored Infantry Combat System) dell'Esercito Italiano sta finalmente entrando nel vivo.
Nel DPP 2024 ci sono i primi finanziamenti: 5,2 miliardi sono già stati allocati e l’esigenza complessiva è stata quantificata in ben 15 miliardi di euro, ovvero è stata più che raddoppiata rispetto a quanto previsto nel DPP 2022 (6,050 miliardi di euro).
Perché tanti soldi? Per una ragione molto semplice: l’AICS è un programma strategico, una sorta di F-35 “di terra” se vogliamo, che dovrà portare allo sviluppo di una famiglia di veicoli di diverse tipologie – dalla variante da ricognizione pesante con cannone da 120 mm, alla variante anti-drone con mitragliera da 30 mm e jammer – in grado di operare in senso cooperativo e secondo logiche multidominio nell’ambito di un vero e proprio sistema di combattimento terrestre di nuova generazione.
La “bolla” dell’AICS comprenderà inoltre tutta una serie di “add-on” – come, per esempio, droni terrestri (UGV) ed aerei di vario tipo – che ne moltiplicheranno ulteriormente l’output operativo. Occorreranno, dunque, grandi investimenti per sviluppare capacità basate sempre più su tecnologie disruptive quali l’intelligenza artificiale e il machine learning, il cloud, la sensosristica avanzata, il super-calcolo, ecc. Ma questo significa anche che da un punto di vista industriale la design authority dell’AICS, a prescindere dalle ipotesi di cooperazione internazionale attualmente in discussione, dovrà giocoforza restare in Italia poiché su capacità strategiche come queste, alla luce di scenari sempre più competitivi e contestati, non si può in nessun modo dipendere dall’esterno.
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