RIVISTA ITALIANA DIFESA
L’UUV AL-ASEF di Hamas 07/11/2023 | Michele Cosentino

La settimana scorsa, l’organizzazione terroristica Hamas ha diffuso un video propagandistico - girato in pieno giorno - di un nuovo sistema d’arma navale denominato AL-ASEF, prodotto localmente e avente caratteristiche assimilabili a quelle di un UUV (Unmanned Underwater Vehicle).

La stessa fonte ha riferito che l’AL-ASEF è stato già impiegato contro obiettivi israeliani nell’attacco del 7 ottobre, ma mancano conferme dal fronte opposto. L’AL-ASEF è messo in acqua da almeno 4 operatori della componente navale delle Brigate Al-Qassam (di cui almeno 2 dotati di equipaggiamento da sub per accompagnare il mezzo fino a una certa distanza dalla spiaggia), ha una lunghezza stimata in circa 1,5 m e un diametro di circa 300-350 mm: il video e queste dimensioni fanno scartare l’ipotesi che si tratti di un siluro tradizionale e non è escluso che l’involucro sia stato realizzato da una delle condotte idriche che riforniscono di acqua la Striscia di Gaza. Del resto, Hamas ha pubblicato un altro video in cui fa vedere che i razzi lanciati contro Israele sono stati ricavati dalla lavorazione delle medesime tubature, in particolare quelle di diametro inferiore. L’altra ipotesi accreditata per la provenienza dell’involucro dell’AL-ASEF è una bombola di gas compresso, compatibile con quelle utilizzate, per esempio, per l’ossigeno terapeutico.

Il mezzo è propulso da un elica tripala intubata in un mantello protettivo, necessario a proteggerla durante il trasporto dai nascondigli alla spiaggia, mentre le propulsione dovrebbe essere affidata a un motore elettrico alimentato a batterie: la presenza di un tubo di plastica che corre lungo il corpo dell’UUV e si aggancia a un piccolo albero abbattibile potrebbe tuttavia riferirsi a un motore a benzina, simile a quello degli UAV usati da Hamas. Il controllo della quota e della navigazione avviene tramite 4 superfici di controllo poppiere (2 verticali e altrettante orizzontali), azionate presumibilmente tramite un comando radio inviato da un operatore a terra (o su un gommone) che riceve le immagini dalla camera go-pro montata alla base dell’alberetto di cui sopra: questa modalità d’impiego indica dunque che l’AL-ASEF opera in prossimità della superficie del mare, che si deve dunque considerare un semi-UUV piuttosto che un UUV vero e proprio e che le comunicazioni fra operatore e il mezzo - anche se supportate da GPS - possono essere intercettate e compromesse con relativa facilità.

Il carico utile è una testata bellica di dimensioni contenute posta a prora e attivata da una rudimentale spoletta a impatto su un bersaglio non in movimento, non troppo distante dalla costa, ad esempio un’unità navale alla fonda e non in navigazione, poiché l’AL-ASEF sembra alquanto lento. Un’altra ipotesi riguarda l’uso contro un bersaglio fisso, quale una piattaforma petrolifera, ma queste strutture si trovano a una distanza dalla costa che, data la bassa autonomia del mezzo e le capacità del suo comando e controllo, potrebbe risultare proibitiva.

Israele era a conoscenza dell’esistenza di queste tipologie di ordigni semi-subacquei perché nel maggio 2021 il Governo di Tel Aviv aveva divulgato la notizia che un tentativo di attacco con un ordigno similare, lanciato dalla spiaggia nella zona settentrionale della Striscia di Gaza, era stato rapidamente sventato dalle forze di sicurezza israeliane, compresa la neutralizzazione degli operatori. La presenza dell’AL-ASEF - da non sottovalutare - rivela inoltre il probabile coinvolgimento di “esperti” nord-coreani, iraniani e/o yemeniti/Houti per la sua realizzazione, avendo Pyongyang e Teheran ordigni di questo tipo, ma più sofisticati, nei loro arsenali.

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