RIVISTA ITALIANA DIFESA
Le portaerei dell’US Navy nel Mediterraneo Orientale 17/10/2023 | Michele Cosentino

L’escalation militare seguita all’attacco di Hamas contro Israele comprende anche una dimensione geopolitica marittima il cui punto di forza più significativo è certamente il dispiegamento dei gruppi portaerei dell’US Navy nel Mediterraneo Orientale.

Poco dopo l’attacco sferrato da Hamas, una delle domande probabilmente formulate dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ai suoi collaboratori nella Situation Room della Casa Bianca è stata “Dove sono le portaerei ?”, un interrogativo che si sono posti i suoi predecessori in occasione delle crisi periodiche emerse in Medio Oriente e in altre regioni del globo. E questa volta la risposta a Joe Biden è stata semplice perché la portaerei GERALD FORD, l’ultima entrata in servizio nell’US Navy e la più moderna della sua categoria, si trovava nel Mediterraneo centrale e ha fatto immediatamente rotta a est sotto il controllo operativo del Comandante della Sixth Fleet, assieme alle unità di scorta che ne compongono il Carrier Strike Group: si tratta dell’incrociatore lanciamissili NORMANDY (CG-60, classe TICONDEROGA) e dei cacciatorpediniere lanciamissili ROOSEVELT (DDG-80), THOMAS HUDNER (DDG-116), RAMAGE (DDG-61) e CARNEY (DDG-64), tutti appartenenti alla classe BURKE. Inoltre, è ampiamente probabile che nelle profondità subacquee dell’area operi anche un sottomarino d’attacco a propulsione nucleare, una presenza scontata nei CSG statunitensi che, per le sue intrinseche caratteristiche di furtività e mobilità, sfugge al clamore generale e all’opinione pubblica.

Sin da subito, la Casa Bianca ha manifestato pubblicamente il proprio supporto politico-militare a Israele nella sua lotta contro Hamas, accompagnato da tutte le possibili azioni per prevenire che il conflitto localizzato nella zona della Striscia di Gaza possa innescare una conflagrazione regionale che coinvolga altri soggetti statuali e non. Mentre l’assistenza di Washington a Tel Aviv implica al momento soltanto il rifornimento di munizionamento e materiale bellico in genere, è impossibile prevedere se essa possa più o meno rapidamente evolvere in forme di supporto militare diretto, a sua volta collegato ad azioni deterrenti nei confronti della Siria, dell’Iran e delle milizie di Hezbollah in azione nel Libano meridionale, facendo leva sulle preoccupazioni di Israele per l’apertura di un secondo fronte a nord.

Alle capacità belliche esprimibili dal CSG FORD si aggiungeranno nel giro di una decina di giorni quelle del CSG incentrato sulla portaerei DWIGHT EISENHOWER, salpato da Norfolk e da Mayport (in Florida), sabato 14 ottobre e comprendente l’incrociatore lanciamissili PHILIPPINE SEA (CG-58) e i cacciatorpediniere lanciamissili GRAVELY (DDG-107) e MASON (DDG-87), oltre a un probabile ulteriore sottomarino d’attacco. Inoltre, al CSG EISENHOWER si aggiungerà nel Mediterraneo anche la fregata italiana tipo FREMM VIRGINIO FASAN (F 591). Nei comunicati ufficiali del Pentagono, l’EISENHOWER dovrebbe sostituire la FORD, in attività lontano dagli Stati Uniti da circa 6 mesi, ma è ampiamente verosimile che il suo dispiegamento venga prolungato in funzione dell’evoluzione della crisi, come già successo in altre circostanze in Medio Oriente e nel teatro Indo-Pacifico

Non è un mistero che i 2 CSG dell’US Navy possano sviluppare capacità belliche di un certo rilievo, soprattutto se si considera che le loro operazioni non sono soggette ai medesimi vincoli diplomatici o d’altro tipo a cui dovrebbero sottostare le altre tipologie di forze militari statunitensi dispiegate nella regione. In termini di supporto militare diretto a Israele, il contributo dei 2 CSG comprende diverse tipologie di missioni. I velivoli imbarcati sulle 2 portaerei potrebbero condurre strike di precisione contro le 2 formazioni. Missioni di questo tipo richiederebbero la rapida creazione di un meccanismo di comando e controllo per deconflittualizzare gli attacchi statunitensi da quelli condotti dai velivoli con la Stella di David, tutti basati a terra: è tuttavia difficile ipotizzare che velivoli statunitensi possano attaccare le posizioni di Hamas a Gaza o di Hezbollah in Libano, soprattutto a causa delle preoccupazioni legate ai danni collaterali. La Striscia di Gaza è una delle aree del mondo con un’elevatissima densità di popolazione - 2,3 milioni di persone, che vivono in circa 365 km2 - e ciò ne fa uno dei più difficili scenari per il combattimento urbano; ma ciò non esclude che reparti di forze speciali dispiegabili dalle 2 portaerei e/o dalle unità di scorta possano essere coinvolte nelle operazioni lanciate da Israele per il recupero degli ostaggi tuttora in mano ai terroristi. Qualora l’Iran manifestasse la propria intenzione di attaccare Israele, una delle più importanti funzioni deterrenti a cura dei 2 CSG riguarda certamente l’incremento delle capacità difensive antimissili già in possesso dello Stato ebraico, ossia i sistemi DAVIS SLING e ARROW; infatti, è già successo che unità missilistiche di superficie della Sixth Fleet fossero approntate per potenziare le difese antimissili balistici di Israele, con regole d’ingaggio e procedure operative esistenti e collaudate.

I reparti aerei imbarcati su FORD e EISENHOWER hanno altre capacità da mettere sul piatto della bilancia a favore di Israele, fra cui l’attacco elettronico (a cura degli EA-18G GROWLERS), il comando e controllo avanzato aeroportato, l’early warning e la sorveglianza di superficie (a cura degli E-2D HAWKEYE), mentre gli elicotteri presenti su tutte le unità statunitensi sono in grado di svolgere un’ampia gamma di missioni d’altro tipo quali la ricerca e soccorso, la sorveglianza di superficie e l’interdizione di eventuali carichi d’armi destinati ad Hamas e provenienti dal mare.

La FORD imbarca il Carrier Air Wing 8 (CVW-8), composto da: 4 Squadron su F/A-18F SUPER HORNET (VFA-31, VFA-37, VFA-87, VFA-213), 1 Squadron su E-2C HAWKEYE (VAW-124), uno Squadron su EA-18G GROWLER (VAQ-142), uno Squadron su C-2A GREYHOUND (VRC-40 Det. 2), e 2 Squadron su elicotteri MH-60 SEAHAWK (HSC-9 su MH-60S e HSM-70 su MH-60R).

L’EISENHOWER imbarca il Carrier Air Wing 3 (CVW-3), composto da: 4 Squadron su F/A-18F SUPER HORNET (VFA-32, VFA-83, VFA-105, VFA-131), 1 Squadron su E-2C HAWKEYE (VAW-123), uno Squadron su EA-18G GROWLER (VAQ-130), uno Squadron su C-2A GREYHOUND (VRC-40 Det.4), e 2 Squadron su elicotteri MH-60 SEAHAWK (HSC-7 su MH-60S e HSM-74 su MH-60R).

È chiaro che diversi sono i problemi da risolvere in relazione alla vulnerabilità di un gruppo portaerei in azione all’interno di WEZ (Weapons Engagement Zones) nemiche, ma questa crisi in corso nel Mediterraneo sottolinea comunque la duratura utilità delle portaerei e delle loro unità di scorta quali strumenti militari assai capaci, altamente mobili, operativamente flessibili, logisticamente sostenibili e scevri da restrizioni diplomatiche fra le risorse disponibili agli Stati Uniti nei moderni scenari geostrategici.

Il dispiegamento di 2 CSG nel Levante richiama alla mente lo scenario occorso 50 anni fa, nelle settimane successive alle operazioni militari condotte sul campo da Israele e le Nazioni arabe impegnate nella Guerra dello Yom Kippur. All’epoca, l’US Navy dispiegò nell’area le portaerei INDEPENDENCE e FRANKLIN D. ROOSEVELT per contrastare l’eventuale intervento di reparti sovietici nell’area a supporto delle Nazioni arabe. In quell’occasione, la minaccia era rappresentata dalle unità lanciamissili di superficie e subacquee della V Eskadra della Marina Sovietica, tant’è che altre portaerei statunitensi furono approntate per un possibile intervento. E a tal proposito, va ricordato che il CSG della RONALD REAGAN sta operando al largo della penisola coreana e che quello della CARL VINSON ha lasciato la base di San Diego per prepararsi al dispiegamento nell’Indo-Pacifico.

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(Foto US Navy: La USS GERALD R. FORD (CVN-78) e la USNS LARAMIE (T-AO-203) durante un’operazione di rifornimento in mare nel Mediterraneo Orientale l’11 ottobre 2023.)

 


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