RIVISTA ITALIANA DIFESA
Israele Hamas, pronta l'offensiva di terra 13/10/2023 | Pietro Batacchi

L’Esercito Israeliano ha intimato ad 1,1 milioni di Palestinesi residenti nel nord i Gaza di trasferirsi a sud della Striscia - in particolare a sud della Wadi Gaza Nature Reserve – e di lasciare le aree di Beit Hanoun, Beit Lahia, Jabalia e di Gaza City, ovvero le zone più densamente popolate della Striscia di Gaza. 

È il segnale che Israele ha ripreso il controllo delle aree di confine ed arginato i tentativi di infiltrazione che sono andati avanti per diversi giorni dopo la “sorpresa” di Hamas di sabato 7 ottobre. L’azione di terra, dunque, si avvicina e si concentrerà sopratutto nelle zone summenzionate, dove la maggior parte dell'infrastruttura organizzativa e militare di Hamas è concentrata, sfruttando il lavoro compiuto in questi giorni dall’Aeronautica che ha riversato su Gaza 6.000 bombe colpendo oltre 3.800 obbiettivi con decine di sortite di attacco il giorno. Una campagna molto intensa, alimentata dalle forniture americane che stanno trasferendo in queste ore 1.000 Small Diamter Bomb, più adatte delle JDAM da 2.000 libbre per colpire aree densamente urbanizzate/popolate come Gaza.

Tuttavia, gli attacchi aerei non sono sufficienti a sradicare la minaccia di Hamas: occorre un’azione di terra, profonda e duratura, per evitare che la minaccia si ri/materializzi tra 2-3 anni come accaduto sempre finora. Nel 2008/2009 gli Israeliani entrarono a Gaza con l’Operazione PIOMBO FUSO, ma si trattò di un ingresso molto limitato, basato su impiego di forze speciali, droni, artiglieria e l’immancabile supporto aereo. Questa volta, sarà necessaria un'operazione su vasta scala ed un’azione volta a colpire pure quelle parti vitali dell'infrastruttura militare del movimento custodite sottoterra, nelle viscere di Gaza. Un'operazione che sulla carta presenta costi e rischi elevati: ogni cunicolo, ogni sotterraneo, ogni cumulo di macerie può essere una trappola per i soldati israeliani, senza dimenticare gli ostaggi nelle mani di Hamas e l’ipotesi di apertura di un secondo fronte, dal Libano al Golan.

In realtà, il secondo fronte è aperto da anni - lo abbiamo visto anche ieri con gli attacchi aerei d’Israele agli aeroporti di Aleppo e Damasco - con la strategia di attrito perseguita da Israele ai danni di obbiettivi riconducibili ad Hezbollah e ai Pasdaran in Siria piuttosto che nelle aree al confine tra la stessa Siria e l’Iraq.

Dettagli e approfondimentu su RID 11/23.

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