RIVISTA ITALIANA DIFESA
Primo punto sulle operazionei aeree israeliane dopo l'attacco di Hamas 11/10/2023 | Andrea Mottola

Meno di 2 ore dopo l’attacco di Hamas contro Israele, l’Aeronautica di Tel Aviv è stata chiamata ad intervenire con una serie di operazioni di bombardamento e di messa in sicurezza delle zone di confine con la striscia di Gaza e con il Libano, progressivamente incrementate nei 4 giorni successivi. Le sortite aeree rappresentano la prima fase dell’operazione SWORDS OF IRON, fase propedeutica all’avvio dell’offensiva delle forze terrestri su Gaza prevista per le prossime ore, seppur non prima di aver eliminato ciò che resta dei miliziani ancora presenti sul territorio israeliano. Alle operazioni ha certamente preso parte l’intera linea caccia della IAF – composta da cacciabombardieri F-15 EAGLE e RA'AM del 69°, 106° e del 133° Squadrone, F-16C/D/I del 101°, 107° e del 109° Squadrone e, probabilmente, F-35I – nonché decine di elicotteri d’attacco AH-64A/D del 190° Squadrone. In loro supporto sono stati impiegati UAV di diversa tipologia, tra cui gli HERMES 450 del 161° Squadrone, almeno 5 aerocisterne B707 e 3 velivoli G550 (2 CAEW EITAM per il coordinamento delle operazioni aeree e uno SHAVIT per la raccolta SIGINT, quest’ultimo impiegato principalmente nelle aree di confine con il Libano e al largo della costa sirio-libanese). I caccia sono stati impegnati in un vero e proprio bombardamento a tappeto su Gaza City (quartieri di Shujaiya, Beit Hanun, Rimal e Darje Tofah), Al Furkan e Khan Yunis contro compound militari, edifici civili, moschee e tunnel sottostanti, all’interno dei quali sarebbero ospitati locali di stoccaggio e produzione di armamenti (UAV, missili anticarro e razzi di diversa gittata), centri di comando e controllo, siti di lancio di razzi e UAV, depositi di munizioni, nonché istituti bancari e residenze di ufficiali di alto livello di Hamas e della PIJ. Gli attacchi aerei finora sono avvenuti ad ondate effettuate ogni 4/5 ore. Le stime ufficiali israeliane aggiornate al 12/10 parlano di 2.687 obiettivi eliminati e oltre 6.000 ordigni sganciati. La configurazione d’armamento dei caccia prevede un carico di una o 2 coppie di bombe GBU-31/GBU-31V1/B JDAM – in pratica, Mk.84 USA o MPR-2000 israeliane da 907 kg equipaggiate con kit di guida GPS – con ogiva indurita MXU-735A/B per consentire una maggior penetrazione degli obiettivi “induriti” e, occasionalmente, SPICE-2000 e bombe a caduta libera M117 da 340 kg risalenti agli anni 60/70. Riguardo a queste ultime, si  tratta di ordigni decisamente meno precisi ma anche meno costosi, il cui impiego permette di conservare le più preziose JDAM e le SDB GBU-39B (1.000 di queste ultime, ordinate nel 2021, dovrebbero giungere via C-17 e 747 civili dagli USA nelle prossime ore, assieme ad ulteriori scorte di missili intercettori TAMIR nella variante americana per i sistemi antiaerei ed antimissile IRON DOME) per l’eliminazione di obiettivi situati in aree densamente popolate, laddove le M117 dovrebbero essere utilizzate in aree più isolate.

Il resto dell'articolo sarà disponibile sul numero 11/23 di RID all'interno di uno speciale sulla guerra tra Israele ed Hamas

Foto: F-15 EAGLE del 133° Squadrone armato con GBU-31 JDAM con ogiva rinforzata (IAF)


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