RIVISTA ITALIANA DIFESA
Droni armati e loitering munition: un’alternativa ad artiglieria e missili? 26/09/2023 | Massimo Annati

Una delle novità che sta cambiando più rapidamente e profondamente le operazioni militari riguarda l’apparizione dei droni d’attacco.

Il termine drone è in realtà estremamente generico, visto che riguarda tanto mezzi estremamente piccoli ed economici, come i quadricotteri equipaggiati con bombe artigianali, quanto droni kamikaze con un raggio d’azione di oltre 2.000 km, fino ad arrivare a veri e propri UAV armati armati con bombe e missili. Tenendo conto che alla “famiglia” dei droni d’attacco appartengono anche e soprattutto le munizioni circuitanti (Loitering Munition), si possono tentare analisi che riguardano in primo luogo il metodo di guida e il metodo di attacco, e in secondo luogo raggio d’azione, peso, complessità. Queste considerazioni, infatti, sono fondamentali per poter esaminare le possibili modalità di contrasto, che differiscono sensibilmente in funzione della tipologia della minaccia.

Le munizioni circuitanti, ovvero i droni kamikaze, possono operare sia sotto controllo diretto di un operatore umano (man-in-the-loop), sia sotto supervisione di un operatore (man-on-the-loop), e in tal caso è necessario che sia presente un sistema di telecamere (visibile, IR) e soprattutto un sistema di telecomunicazioni che consenta all’operatore di autorizzare l’attacco o di assumere il controllo per guidare la munizione sull’obiettivo, in funzione del livello di autonomia di cui dispone il mezzo stesso. In altri casi le munizioni circuitanti dispongono di capacità di ingaggio autonome, tali da poter attaccare il bersaglio una volta arrivate nella “killing zone” predefinita. Alcuni droni dispongono della doppia capacità (attacco autonomo, o attacco sotto controllo dell’operatore).

L'articolo completo è pubblicato su RID 10/23, disponibile online e in edicola.

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