
Lo scorso 25 luglio, la Marina iraniana e le Forze Navali dei Pasdaran hanno comunicato l’avvenuta consegna di un primo lotto di missili da crociera ABU MAHDI. Per quanto sia stato definito come “nuovo”, l’arma rappresenta fondamentalmente un’ulteriore variante del missile sovietico Kh-55, un lotto dei quali venne acquistato dall’Ucraina nel 2002 e negli anni modificato in diverse configurazioni tramite quel reverse engineering in cui gli iraniani sono divenuti maestri nel corso degli ultimi 30 anni. In particolare, lo sviluppo del ABU MAHDI partì nel 2020, in seguito al raid USA che portò all’eliminazione del Comandante dei Pasdaran Qasem Soleimani e del suo stretto amico e alleato Abu Mahdi al-Muhandis (da cui il nome del missile). Secondo le comunicazioni ufficiali, il missile è in grado di colpire bersagli navali e terrestri fino a 1.000 km di distanza – più del doppio rispetto ai missili antinave QADIR e RAAD attualmente disponibili per l’Iran - ed è equipaggiato con contromisure che lo rendono immune dalla EW e con dispositivi parzialmente basati su intelligenza artificiale per l’esecuzione di manovre evasive ed il calcolo del percorso e della traiettoria ottimale per penetrare le difese nemiche. Il missile è alimentato da un motore turbogetto TRI-60-2 modificato (probabilmente un TOLOUE-4, stessa soluzione utilizzata sui SOUMAR e parzialmente sugli HOVEYZEH) e può essere impiegato da piattaforme aeree, navali e terrestri. A differenza dei citati missili, rispetto ai quali l’ABU MAHDI rappresenterebbe una variante ottimizzata per l’eliminazione di bersagli navali, il suo sistema di guida dovrebbe essere di tipo radar attiva e/o passiva, e non di tipo INS/GPS integrato da dispositivi per la profilazione del terreno, o per la guida terminale con confronto delle immagini provenienti dai sensori EO del missile con immagini precaricate del bersaglio. La scelta di tale sistema di guida andrebbe ricercata nella volontà iraniana di dotare il missile della capacità di essere impiegato contro bersagli in movimento, sia terrestri che navali. Dal punto di vista strutturale l’ABU MAHDI appare estremamente simile ai citati SOUMAR ed HOVEYZEH sebbene, rispetto a quest’ultimo, il posizionamento del mini turbogetto appaia leggermente avanzato e il compartimento che alloggia l’array di antenne radar sia decisamente più grosso.