RIVISTA ITALIANA DIFESA
Opportunità di cooperazione in Colombia 09/04/2015 | Michele Taufer

 A fine ottobre 2014 una delegazione ufficiale dell’Aeronautica Militare Italiana guidata dal Capo di Stato Maggiore della Forza Armata, Generale di Squadra Aerea Pasquale Preziosa, aveva partecipato ad una missione diplomatica in Colombia, a Bogotá, proprio in concomitanza con il locale salone espositivo per la difesa: Expodefensa 2014. Lo scopo era quello di rafforzare la cooperazione in tema di condivisione delle competenze, dei progetti e dei progressi tecnologici tra l’Aeronautica Militare Italiana e la Forza Aerea colombiana: i frutti di questa “missione” potrebbero però ora portare ad interessanti opportunità per la nostra industria della Difesa. In tempi recenti, infatti, il Paese sudamericano ha iniziato a contribuire fianco a fianco con la NATO nel contrasto alle minacce che affliggono la sicurezza globale: e, a partire da giugno 2013 grazie ad un accordo internazionale, Colombia ed Alleanza Atlantica hanno suggellato questa nuova stagione, intraprendendo un percorso comune verso una sempre maggiore cooperazione in quest’ambito. Negli ultimi anni, grazie alla strategia di successo contenuta nella fase di consolidamento del Plan de Colombia, dal 2007 al 2013 il livello di sicurezza nel Paese ha subito un costante miglioramento raggiungendo gli attuali livelli sotto la presidenza Santos. La Colombia è quindi passata gradualmente da “ricettore” di aiuti ad “esportatore” di know-how in tema di sicurezza: soprattutto addestrando unità sudamericane, Caraibiche e dell’Africa Occidentale adibite al contrasto del narcotraffico. Una capacità questa che Bogotá aveva già messo a disposizione della comunità internazionale nello scorso decennio, operando ad esempio in favore delle Forze di Sicurezza afghane, e che ora le permette di svolgere la sua parte in qualità di “nodo” di primaria importanza all’interno del Global SOF Network americano. Non solo, anche ragioni di tipo organizzativo dell’apparato statale potrebbero aver spinto verso un ruolo sempre più attivo in ambito di sicurezza internazionale: l’affievolirsi del conflitto interno avrebbe portato al problema di un surplus in termini numerici del rilevante apparato militare/paramilitare colombiano, il quale dovrebbe contare su circa 450.000 unità e che potrebbe almeno in un piccola parte venire reimpiegato in questo “nuovo” ruolo, preservandone così il know-how e gli organici. Ecco quindi che nel febbraio 2012 Bogotá, nella sua nuova veste di esportatore di sicurezza, ha siglato con gli Stati Uniti uno Strategic High Level Security Dialogue (HLSSD) ed ecco ora anche più comprensibile l’avvicinamento con la NATO da parte della Colombia. Con l’accordo del 2013, il primo di questo tipo in Sud America, il Paese si è anche impegnato in una progressiva attività di semplificazione normativa con l’Alleanza volta ad ottenere comuni standard logistici, promuovere una cooperazione in campo addestrativo e nello scambio di informazioni d'intelligence.

Un passo necessario se si vuole ottenere una maggiore efficacia in materia di contrasto alle sfide transnazionali che caratterizzano l’attuale scenario geopolitico: una fra tutte quella della criminalità organizzata. Ecco quindi che un ruolo di prim’ordine in tale contesto viene svolto da tutte quelle piattaforme in grado di fornire un output in termini di ISR (Intelligence Surveillance e Reconnaissance). Condivisione, raccolta ed analisi, sovente in tempo reale, delle informazioni in un mondo globalizzato: tematiche che in ambito militare hanno spinto a quell’evoluzione tecnologica che ha permesso la nascita dei droni. Un’importanza ribadita anche nella prima decade di dicembre 2014 in Brasile, a Salvador de Bahia, dove i Paesi membri dell’UNASUR (Unione delle Nazioni Sud Americane) hanno raggiunto un accordo mirante alla realizzazione di un documento contenente le specifiche tecniche per la realizzazione di un futuro UAV (Unmanned Aerial Vehicle) “regionale”. Se nel breve periodo l’acquisto di questi sistemi sarà possibile solo mediante l’importazione, è obiettivo del Consiglio di Sicurezza dell’UNASUR rafforzare la cooperazioni industriale dei Paesi membri portando alla costruzione di un drone “indigeno”. Una piattaforma che possa affrontare le sfide alla sicurezza comuni agli Stati membri: dalla criminalità organizzata fino alle vere e proprie insorgenze. La domanda in questo settore sarà infatti destinata a crescere nei prossimi mesi sia in ambito militare che civile. Progetto UNASUR a parte, i primi tangibili risultati in quest’ambito sono stati proprio ottenuti dalla Colombia con l’UAV IRIS: una macchina costruita dalla CIAC (Corporacion de la Industria Aerea Colombiana) capace di raggiungere circa i 3.000 metri di tangenza operativa, di operare fino a 100 km di distanza dalla propria base e di compiere la propria missione grazie alla dotazione di un apparato FLIR. Visti questi recenti sviluppi, i principali produttori mondiali di UAV, Stati Uniti e Israele in testa, hanno manifestato l’intenzione di ritagliarsi spazi di vendita in questo “nuovo” mercato ed anche il nostro Paese potrebbe recitare la sua parte. Durante la già ricordata visita ufficiale del Generale Preziosa, i 2 vertici delle Forze Aeree hanno discusso in materia di cooperazione e l’avvicinamento alla NATO di Bogotá porterà ad uno scambio di esperienze in 2 settori importantissimi: quello dell’addestramento e delle gestione delle operazioni aeree. L’Italia ha maturato una rilevante esperienza operativa nell’impiego del potere aereo durante le missioni nelle quali le nostre Forze Armate sono state chiamate ad operare: non fa chiaramente eccezione il campo degli UAV. Un’esperienza che ha permesso di riversare le competenze anche in ambito tecnico-industriale con prodotti quali il Piaggio Aerospace P.1HH HAMMERHEAD. Il velivolo si candida perfettamente per sorvegliare sia la ZEE (Zona Economica Esclusiva) colombiana così come la vastità del territorio continentale del Paese Sud Americano. Capacità queste che potrebbero destare interesse anche da parte di altri Paesi dell’area, tutti alle prese con problemi di controllo del territorio: sia marino che degli “oceani” verdi delle proprie Nazioni. Le opportunità italiane non si fermano però solo ai droni: la Colombia ha intenzione di rinnovare la sua linea di volo caccia costituita da circa 20 IAI KFIR sostituendola probabilmente con F-16 acquistati di seconda mano ma da aggiornare con l’introduzione di radar AESA. L’introduzione di velivoli più complessi porterebbe alla necessità di dotarsi di macchine adeguate per l’addestramento dei propri piloti: un settore nel quale l’Italia è leader sia in termini di piattaforme che di procedure nel rispetto degli standard NATO. La combinazione Alenia Aermacchi M-345 HET e M-346 si presenterebbe quindi come ideale per le nuove esigenze della Colombia. Per di più il mercato degli addestratori avanzati è ormai in fermento in tutto il Sud America: infatti oltre che Colombia anche Brasile, Equador e Cile avranno necessità di dotarsi di questi velivoli nei prossimi anni. Lo stesso Cile ha manifestato interesse per l’addestratore italiano anche se ha deciso di attendere prima i risultati della gara americana per il nuovo addestratore avanzato dell'USAF dove l’M-346 è altresì concorrente.

 

 


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