
Nella giornata di ieri si sono registrati alcuni avvenimenti significativi in Niger, più precisamente nella capitale Niamey.
Nel pomeriggio, la Guardia Presidenziale, guidata dal Generale Omar Tchiani, avrebbe circondato il palazzo presidenziale e messo agli arresti il Presidente Bazoum, primo Presidente democraticamente eletto del Niger e esempio più unico che raro di una riuscita (almeno fino a ieri..) transizione democratica a seguito della fine del regime militare precedente, guidato dall’ex Presidente Mahamadou Issoufou. Notizie contrastanti sono circolate per tutto il pomeriggio; poi, in tarda serata, l’annuncio del golpe e della destituzione del Presidente Bazoum.
L’annuncio è stato fatto sulla televisione nazionale dal Colonnello dell’Esercito Amadou Abdramane; curiosamente non era presente il Generale Tchiani, Comandante della Guardia Presidenziale, che aveva iniziato il golpe, ma solo il suo vice, il Colonnello Ibroh Amadou Bacharou; erano presenti inoltre il Generale dell’Esercito Mohamed Toumba, il Comandante delle Forze Speciali, Generale Moussa Salaou Barmou, e il Vicecomandante della Guardia Nazionale, Ahmed Sidian (tutte formazioni che hanno beneficiato del training e del supporto occidentale), riuniti in quello che è stato definito “Consiglio Nazionale per la salvaguardia della patria”. La situazione è in continua evoluzione ed è ancora presto per trarre conclusioni, ma pare che l’insieme delle Forze Armate si sia schierato in maniera compatta a favore del golpe e contro Bazoum, e non esisterebbero quindi 2 fazioni contrapposte in lotta per il potere, come avvenuto in altri Paesi africani (ultimo il Sudan) e come si poteva inizialmente pensare.
Si tratta di avvenimenti molto importanti e con una chiara rilevanza per l’Unione Europea e per l’Italia, ma anche per Francia e Stati Uniti. Ricordiamo infatti che il Niger è il perno delle politiche di sicurezza e sviluppo dell’Occidente nella regione africana del Sahel, soprattutto dopo i colpi di Stato militari negli altri Paesi dell’area: Mali e Burkina Faso.
I Francesi, a seguito del ritiro delle proprie truppe dal Mali, hannopotenziato il proprio contingentein Niger, da dove dirigono le operazioni di contrasto al terrorismo jihadista in Africa occidentale e Sahel. In più, il Niger e la Francia hanno ottime relazioni economiche e commerciali, e l'approvvigionamento francese di uranio per le proprie centrali nucleari dipende per circa 1/3 (34%, dati 2020) proprio dalle miniere situate nel nord del Niger. Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti, in Niger è presente una delle più grosse basi americane in Africa (dovrebbe essere la seconda dopo Camp Lemonnier a Gibuti), la Niger Air Base 201 (nei pressi di Agadez) dalla quale operano UAV MQ-9 REAPER e altri assetti manned e unmanned per attività ISR, anch’essa utilizzata principalmente per il contrasto al terrorismo jihadista; vi è anche una seconda base, l’Air Base 101, nei pressi di Niamey.
Infine, per l’Italia il Niger ha un’importanza strategica fondamentale per il controllo dei flussi migratori e per la stabilizzazione della regione del Shael. Il nostro Paese ha investito molto in Niger, in particolare con la missione bilaterale MISIN, che prevede attività di addestramento, formazione, consulenza, assistenza, supporto e mentoring in favore delle Forze di Sicurezza nigerine (Forze Armate, Gendarmeria nazionale, Guardia Nazionale, e Forze Speciali, le stesse che hanno rovesciato Bazoum), recentemente potenziata passando da 350 a 500 effettivi (più 100 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei). Inoltre, l’Italia partecipa con 20 effettivi alla neonata missione dell’Unione Europea EUMPM Niger (EU Military Partnership Mission in Niger).
Non è chiaro al momento cosa abbia scatenato il golpe, forse Tchiani non voleva accettare di essere rimosso dalla sua posizione (cosa che sarebbe dovuta avvenire nei prossimi giorni), o forse le FA non erano contente di come il Presidente Bazoum stava gestendo i fondi erogati dall’Unione Europea e dai partner occidentali, o ancora è possibile ci fossero delle tensioni tra Presidenza e FA sulla gestione delle miniere nel nord del Paese o sulle operazioni anti-terrorismo; èancora presto per sapere. E sullo sfondo, ovviamente, l’incognita del ruolo della Russia, o meglio, della Wagner...
Si apre quindi un dilemma importante riguardo all'efficacia dell’impegno occidentale in Sahel, e più in generale dell’approccio basato sul Defence Capacity Building. Per quanto riguarda l’Italia, pertanto, è quanto mai necessario intraprendere un processo di valutazione dell’impegno militare italiano in Sahel, incentrato sull’analisi delle lezioni apprese nel corso delle missioni militari nella regione e in altri teatri.
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