RIVISTA ITALIANA DIFESA
Yemen: lo scenario navale 10/04/2015 | Giuliano Da Frè

L’intervento della coalizione sunnita contro le milizie sciite Houthi nello Yemen è stato, almeno sinora, a carattere prevalentemente aereo. Ma mentre reparti terrestri sauditi si ammassano alle frontiere (in attesa, prima di entrare nel paese confinante, che giungano i promessi contingenti egiziano e pakistano), le forze navali alleate sono già entrate in azione. Riyad in effetti dispone di una consistente componente navale, al pari di quella degli Emirati Arabi, mentre gli altri paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo schierano ancora delle piccole “brown navy”. Nel porto di Jeddah, sul Mar Rosso, si trova la King Faisal Naval Base, che ospita la Flotta Occidentale saudita (quella Orientale copre il Golfo Persico), comprendente le 3 fregate della classe AL-RIYADH (LA FAYETTE allargate equipaggiate con lanciatori SYLVER e missili ASTER 15) e le 4 fregate leggere AL-MADINA (sempre di produzione francese), più 2 pattugliatori lanciamissili, un cacciamine e il naviglio logistico. Da sottolineare che proprio il 25 marzo, giorno dell’intervento saudita nello Yemen, il Ministero della Difesa di Riyad ha annunciato la creazione di una base avanzata interforze, con il potenziamento anche delle infrastrutture logistiche navali, a Jizan, località a ridosso del confine yemenita dotata di un ottimo porto naturale. Contemporaneamente, la fregata DAMMAN (la più recente delle AL-RIYADH, in servizio dal 2004) e il rifornitore YUNBOU hanno partecipato all’operazione TORNADO, per evacuare da Aden il personale diplomatico e i leader yemeniti alleati, mentre anche navi indiane e cinesi stanno evacuando i connazionali presenti nel Paese. L’Arabia Saudita deve però tenere d’occhio anche le mosse iraniane: ecco perché è così importante l’intervento di una task force navale egiziana, concretizzatasi sin dal 26, quando 4 unità del Cairo hanno attraversato il Canale di Suez, per andare a rafforzare i reparti presenti nelle basi del Mar Rosso, dove stazionano per lo più cacciamine e pattugliatori. La task force egiziana comprende infatti 2 delle 4 fregate tipo PERRY cedute dalla US Navy a fine anni ’90, ossia ALEXANDRIA e TABA - le uniche con una discreta capacità di difesa aerea, anche se il sistema SM-1 TARTAR non è più da qualche anno supportato logisticamente - e può vantareuna buona esperienza di guerra navale accumulata dagli egiziani in Mar Rosso durante i conflitti combattuti contro Israele tra 1967 e 1973. Le unità del Presidente-generale Al-Sissi sono già entrate in azione: e se il 30 marzo l’ALEXANDRIA ha bombardato col cannone OTO-Melara da 76/62 mm di bordo colonne di Houthi che avanzavano verso Aden seguendo la strada costiera, già il 27 un’unità del Cairo aveva, sparando il classico “colpo a prua”, intimato a una nave iraniana che pencolava al largo di Aden, di togliersi di torno. In effetti, sono 2 le missioni che le forze navali saudite ed egiziane (ma presto potrebbero aggiungersi 2 delle fregate ZULFIQUAR inviate dal Pakistan) si propongono: 1) supportare le operazioni contro gli Houthi, anche eliminando gli eventuali assetti navali caduti in loro mano; 2) attuare un blocco navale per impedire l’arrivo di aiuti soprattutto dall’Iran. Proprio quest’ultima missione rischia però di porre in rotta di collisione la coalizione e la flotta iraniana, che sin dagli anni ’90 (all’epoca grazie ad un accordo col Sudan) mantiene una propria presenza navale in Mar Rosso. Al momento, la task force di Teheran impegnata in azioni anti-pirateria comprende la vecchia fregata leggera SABALAN, una delle 3 unità classe ALVAND che dal 2009 si danno il cambio nelle missioni anti-pirateria, e il rifornitore KHARG. Il 9 aprile, infine, ha salpato le ancore la 34ª Flottiglia della Marina Iraniana (fregata ALBORZ e rifornitore BUSHEHR) per dare il cambio alla 33ª (SABALAN e KHARG), ufficialmente nell'impegno anti-pirateria. L'ALBORZ, classificato dagli iraniani come destroyer, è gemello del SABALAN. Non si tratta certo di quanto di meglio vi sia nell’inventario navale iraniano (nonostante i tanti ammodernamenti cui la SABALAN, già messa fuori combattimento dalla US Navy nel 1988 durante l’Operazione PRAYING MANTIS, è stata sottoposta, comprendenti l’imbarco di moderni missili antinave cinesi C-802); ma non è certo al largo di Aden che la Marina Iraniana tenterà di fronteggiare forze navali decisamente superiori, e che possono contare anche su un buon appoggio aereo e logistico. I rischi di un confronto navale tra la coalizione e Teheran riguardano infatti il Golfo Persico, dove da decenni l’Iran si addestra a una guerra navale asimmetrica (poche settimane fa, durante un’esercitazione è stato distrutto con attacchi a saturazione il gigantesco simulacro di una portaerei americana), o il possibile impiego dei maggiori sommergibili in carico alla flotta degli Ayatollah: i 3 KILO acquistati dalla Russia negli anni ’90 proprio per operare contro le linee commerciali tra Oceano Indiano e Mar Rosso, cui nel 2013 si è aggiunto il BESAT, sottomarino costiero di concezione locale. Di base a Bandar Abbas, i 3 TAREQ sono stati di recente ammodernati, e potrebbero infliggere gravi danni a forze navali di una coalizione con poca esperienza di guerra antisom, se si fa eccezione per le unità egiziane e pakistane. Nel frattempo, il 2 aprile, mentre una colonna di mezzi corazzati ribelli sfondava le difese di Aden assaltando il Palazzo presidenziale, fonti locali parlavano dello sbarco di decine di uomini armati di nazionalità imprecisata, da una nave attraccata al porto yemenita. Per ore l’azione è rimasta un mistero, con la paternità rimpallata tra egiziani e sauditi; un cui portavoce anzi, dopo aver smentito lo sbarco delle forze speciali di Riyadh nel porto di Aden, affermava trattarsi di un “numero ridotto” di militari yemeniti dell’ex Presidente Saleh, alleato degli Houthi, sbarcati da una piccola nave (forse una delle LCT ancora operative nella marina dello Yemen) per prendere il controllo del distretto di Crater, ad Aden. In serata inoltre la Cina (che al largo di Aden mantiene 2 fregate Type 054A per operazioni anti-pirateria) ha informato di aver inviato le sue navi a proteggere l’evacuazione di centinaia di cittadini stranieri, soprattutto pakistani, dalla zona dei combattimenti; 48 ore prima l’OPV indiano SUMITRA (classe SARYU), coperto dal caccia MUMBAI e dalla fregata TARKASH, aveva imbarcato tra “un diluvio di granate” 349 connazionali, mentre 2 traghetti civili si avvicinano da Aden per completare l’evacuazione, denominata Operazione RAAHAT. Nel corso della successiva battaglia scatenatasi per il controllo dei quartieri centrali di Aden, secondo alcune testimonianze gli Houthi, poi respinti verso la periferia, sarebbero stati cannoneggiati anche dalle navi da guerra egiziane e saudite; va però detto che Riyadh sta inviando armi e rifornimenti ai lealisti per via aerea, paracadutando il materiale, senza impiegare gli assetti navali. Ad ogni modo l’intervento aereo e navale sta ottenendo qualche risultato, visto che emissari ribelli si sono detti disponibili ad aprire trattative, a patto che cessino i bombardamenti della coalizione.


Condividi su:  
    
News Forze Armate
COMUNICATI STAMPA AZIENDE