Summit NATO fondamentale quello che si tiene oggi e che si concluderà domani a Vilnius, Lituania. Al centro dei colloqui tra i leader dei Paesi che compongono l’Alleanza, l’ingresso della Svezia, con il via libera di Erdogan di cui vi abbiamo già dato conto, ma, soprattutto, l’Ucraina.
In particolare, dagli Alleati è arrivato un nuovo forte messaggio di supporto politico a Kiev con la costituzione del Consiglio NATO-Ucraina (che terrà la riunione inaugurale alla presenza del Presidente Zelensky domani), la rimozione del requisito per il Membership Action Plan (MAP), che porterebbe il percorso per l’eventuale adesione dell’Ucraina da un processo a 2 fasi a un processo a una fase, nei fatti rendendolo molto più rapido, e programma pluriennale per assicurare la piena interoperabilità tra le forze ucraine e quelle Nato.
Tuttavia, nel comunicato finale del Summit non è stato fatto nessun accenno alle tempistiche di un’eventuale adesione, mentre l’invito all’Ucraina per un ingresso nell'Alleanza è condizionato all’accordo tra gli alleati e al soddisfacimento di determinate condizioni. Tra queste condizioni, evidentemente, la vittoria della guerra da parte di Kiev e il recupero di tutti i territori perduti, Crimea compresa. Altrimenti ragionare di tempistiche di ingresso di Kiev della NATO, e di ingresso nella NATO in sé, è un esercizio privo di senso, visto che non potrebbe entrare un Paese con dei pezzi di territorio occupati da un altro Paese, a meno di non accettare, d’accordo con la Russia, una partizione della stessa Ucraina (esattamente come si fece con la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale, ai danni però della potenza nazista sconfitta..). Il che sarebbe devastante per il diritto internazionale.
Dunque, la membership resta una questione aperta, e lo sarà forse ancora a lungo, mentre non c’è dubbio alcuno che la NATO continuerà a supportare politicamente e militarmente l’Ucraina, e che alcuni Paesi occidentali, magari come si vocifera in sede G7, assicureranno una serie di garanzie politico-militari a Kiev: un compromesso improntato alla realpolitik, ma quali erano le alternative? Del resto il campo di battaglia è sempre il giudice supremo, e i costrutti istituzionali vengono sempre dopo.
Il Presidente Zelensky, però, non l’ha presa bene eha affidato ad un tweet la sua delusione per l’andamento del Summit NATO dicendo: “È assurdo che non vengano fissati tempi né per l'invito né per l'adesione dell'Ucraina. Allo stesso tempo si aggiungono parole vaghe sulle "condizioni" per invitare l'Ucraina. Sembra che non ci sia alcuna disponibilità né a invitare l'Ucraina alla NATO né a farne un membro dell'Alleanza. Ciò significa che viene lasciata una finestra di opportunità per contrattare l'adesione dell'Ucraina alla NATO nei negoziati con la Russia. E per la Russia questo significa una motivazione per continuare il suo terrore. L'incertezza è debolezza. E di questo discuterò apertamente al vertice”. Insomma, il Summit è complicato, le parole vanno soppesate con il bilancino del “diplomatichese”, ma la sostanza della questione non cambia: parlare di Ucraina nella NATO con una guerra del genere in corso, dagli esiti ancora molto incerti, e con le possibilità che questa possa concludersi con un qualcosa di simile a un “pareggio”, è un esercizio da veri equilibristi.
Molto più interessanti e concrete, invece, potrebbero essere le garanzie di cui sopra e il nuovo impegno per aumentare gli investimenti nella Difesa: adesso il 2% sul PIL è un requisito minimo (obbligatorio).