RIVISTA ITALIANA DIFESA
Il tentato golpe di Prigozhin 24/06/2023 | Andrea Mottola

Nelle ultime ore della serata di ieri è partito quello che, nel corso della notte e della mattinata, si è dimostrato essere un reale tentativo di colpo di stato in Russia. Le milizie appartenenti al gruppo Wagner sono state mobilitate dal loro capo Yevgheny Prigozhin che ha apertamente accusato Mosca di aver bombardato un campo sede di diverse unità della compagnia militare privata, creando decine di vittime. In poche ore dalla mobilitazione, i wagneriti – circa 25.000 unità – hanno preso il controllo delle città di Voronezh e di Rostov. Dal canto suo, Mosca ha negato ogni accusa, scaricando le responsabilità su Ucraina ed alleati, con Putin cha ha autorizzato la neutralizzazione della ribellione con ogni mezzo dopo i primi avanzamenti dei wagneriti su Voronezh e Rostov ottenendo, nel corso del pomeriggio, il pieno supporto di Kadyrov e delle sue milizie.

Secondo le fonti di RID la situazione attuale sul campo vede le città di Voronezh e Rostov per grossa parte in controllo dei wagneriti, incluse le principali arterie stradali ed autostradali e la sede del Comando del Distretto Militare Meridionale, dopo alcuni scontri - non particolarmente cruenti - con i regolari nel corso della mattinata. Tra i mezzi utilizzati per l’avanzata anche alcuni sistemi antiaerei PANTSIR-S1 un paio dei quali sarebbero stati impiegati con successo, unitamente a lanciatori missilistici spalleggiabili STRELA-10, nell’abbattimento di 2 elicotteri d’attacco Ka-52 e Mi-35P, di un paio di Mi-8MTPR-1 da guerra elettronica e di un velviolo IL-22M (centro di comando avioportato) inizialmente scambiato per un An-26, tutti nell’area di Voronezh. Successivamente alla messa in sicurezza delle 2 città - avvenuto con relativa facilità, anche tenendo conto della finora scarsa resistenza popolare – con relativo minamento delle strade principali con mine anticarro TM-62 per ostacolare l’eventuale offensiva dei corazzati e blindati russi, i wagneriti sono avanzati verso la capitale e attualmente si trovano nella periferia regione di Mosca.

I russi, oltre ad aver eliminato alcuni mezzi di una colonna in movimento sull’autostrada M4 verso Voronezh e una struttura di raccolta di wagneriti situata nei pressi di un deposito di carburante - anch’esso colpito, per evitare che finisse nelle mani della Wagner - non hanno finora raggiunto grossi risultati nell’arrestare l’avanzata e nell’evitare la conquista delle citate città da parte della Wagner. Attualmente i principali movimenti sono segnalati a Mosca, dove l’Esercito e la Rosgvardia stanno schierando mezzi corazzati nella periferia e sulle principali arterie stradali ed autostradali per contrastare le colonne wagnerite in arrivo. Nelle ultime ore, tuttavia, sembra che qualcosa si inizi a muovere. Sul fronte Rostov si segnalano Forze Speciali russe e controparti cecene (le cosiddette milizie Akhmet) inviate per riprendere il controllo della città e del Comando del DMM. Sul fronte Voronezh, invece, risulta impegnata l’Aeronautica con diversi attacchi effettuati da caccia Su-30SM/Su-35S e bombardieri tattici Su-34 appartenenti al 47° Reggimento composito di stanza presso una base situata a sud della città. Attualmente l’unità dovrebbe disporre di una ventina di aerei (14/16 Su-34, 4/6 Su-30/35 e un paio di ricognitori Su-24MR). Tatticamente risulterà fondamentale il ruolo dell’Aeronautica, considerando che il grosso delle forze terrestri è impegnato in Ucraina. In Russia restano soprattutto Forze Speciali e unità appartenenti alla Rosgvardia - schierate per lo più per mettere in sicurezza Mosca, San Pietroburgo e le basi militari, soprattutto quelle che ospitano testate nucleari - sebbene nelle ultime ore siano state rafforzate dall’arrivo delle milizie cecene di Kadyrov.

Attualmente non è chiaro dove si trovi Putin, sebbene nel pomeriggio sia decollato uno dei 2 Il-96-300PU della flotta presidenziale con rotta verso San Pietroburgo.

Dal canto suo l’Ucraina, comprensibilmente, sta approfittando della situazione con i primi veri avanzamenti verso Rabotyne, prima vera linea di difesa russa nel settore di Zaporizhzhya, e sul fronte Bakhmut.

La situazione è chiaramente in rapida evoluzione e bisognerà aspettare le prossime 24/36 ore per aver un quadro più completo. Quel che è abbastanza certo è che, per la prima volta dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ci si trova di fronte ad un rischio reale di implosione dello stato russo, con tutto ciò che ne consegue in termini di “scatenamento” dei vari radicalismi/separatismi insiti nella società russa e pronti a manifestarsi anche repentinamente. Peraltro, un vuoto di potere a Mosca – paese che dispone di oltre 6.000 testate nucleari…- con una guerra in pieno svolgimento non è una situazione esattamente auspicabile, soprattutto tenendo conto dell’impossibilità di avere la certezza sull’affidabilità di un eventuale successore di Putin che, ad oggi, si chiamerebbe Prigozhin.

Vedremo se nelle prossime ore quello che appare uno scenario tutt’altro che roseo possa trovare parziale risoluzione grazie alla mediazione in corso tra i 2 contendenti e il Presidente bielorusso Lukashenko.


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