RIVISTA ITALIANA DIFESA
Come cambia l’impiego dei carri nei moderni conflitti 31/05/2023 | Pietro Batacchi

Una delle lezioni che giungono dal teatro di guerra ucraino riguarda l’impiego del carro armato. In molti si sono affrettati a dire che l’Ucraina avrebbe mostrato il “ritorno” dell’importanza dell’MBT sui campi di battaglia, dopo oltre 20 anni “da comparsa” per via dei conflitti asimmetrici. Da qui una nuova stagione di investimenti per potenziare le componenti pesanti degli eserciti euro-occidentali bistrattate durante la lunga stagione della GWOT (Global War On Terrorism). In realtà, la questione è molto più complessa e se non analizzata in profondità potrebbe portare a delle scelte delle quali, da qui a 5-10 anni, potremmo anche pentirci. Il sottoscritto l’ha detto e scritto più volte – attirandosi anche dure critiche (a volte sostanziate, a volte dettate semplicemente dalla disponibilità di una tastiera…) - che la Guerra in Ucraina ha mostrato e sta mostrando soprattutto 3 cose: l’importanza di un C2 e di una kill chain dinamica e adattiva, l’importanza dell’ISR – vedere prima e colpire prima, per essere sempre un passo avanti all’avversario – e l’importanza come effettori di artiglieria di precisione a lungo raggio e di droni/loitering munitions. I carri - dopo la falcidia ai danni delle colonne meccanizzate russe dei primi 2 mesi di guerra, costrette su poche strade obbligate, ad opera di artiglieria e team anticarro appiedati ucraini – vengono impiegati soprattutto in supporto alla fanteria, come “fortini mobili di tiro” o come pillar box in postazioni difensive. Nessuna, o pochissime, grandi azioni corazzate-meccanizzate sul terreno: senza una vera integrazione con la componente aerea, fondamentale per garantire la copertura dell’elemento corazzato avanzante, un robusto ombrello difensivo al seguito e senza una perfetta situational awareness, si rischia troppo a fronte dei micidiali tiri dell’artiglieria e dell’onnipresente minaccia dei droni. Ecco, dunque, che il concetto d’impiego dei carri, così come delle piattaforme cingolate in generale, cambia notevolmente, ed a premiare è il sistema dei sistemi, più che la piattaforma in sé, con una robusta integrazione in rete tra C2, ISR ed effettori, mentre assumono maggiore rilevanza quegli elementi che possiamo considerare come dei veri e propri add-on rispetto ad una piattaforma cingolata: droni e loitering munitions, certamente, ma pure missili anticarro a lungo raggio (nell’ordine dei 25 km), contraerea, guerra elettronica, “sensing”, ecc. E poi bisogna iniziare anche a porci il problema della bocca da fuoco da 120/130 mm che, in uno scenario sempre più improntato alla deep battle, diventa un’arma se vogliamo secondaria, di estrema ratio, poiché il grande cozzo tra carri con tiri diretti è meno probabile. E’ ragionevole dunque aspettarsi che il cannone del carro potrà essere utilizzato in futuro con maggiore frequenza sopratutto per colpire postazioni interrate, per abbattere muri e ostacoli, per dare supporto ad azioni di fanteria, ecc. Più che parlare di MBT si dovrebbe oggi, dunque, iniziare a parlare di Piattaforma Universale Polivalente da Combattimento Cingolata (PUPCC), e noi lo faremo più in dettaglio su uno dei prossimi numeri di RID…

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